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amanza

Enciclopedia Dantesca (1970)
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amanza


Parola di mediazione provenzale (amansa, dal latino amantia, documentato solo come nome proprio femminile), confusasi con altre nella serie da -antia latino, ricorre una sola volta nella Commedia (Pd IV 118) con accezione appunto di sostantivo (" amata ", " prediletta " ovvero " oggetto dell'amore "): O amanza del primo amante, o diva, nel contesto solenne - per linguaggio e tono aulico - di una delle prime invocazioni di D. a Beatrice.

Con lo stesso valore, ma trasferito su piano terreno e sensuale per " donna desiderata ", Si trova anche nelle Rime dubbie XX 11 ched io d'amor richieda la mi' amanza. Così nel Fiore XLI 2 e CLXXXI 12, con esplicite allusioni al rapporto carnale (Del dilettar non vo' chili tua parte /...né che sie sanz'amanza, e voi avete un' altr' amanza, / la qual tenete in camera o 'n prigione); ma anche (XLIV 13) per significare un accordo ideale di affinità elettiva: e prendim'ad amanza!, esorta la Ragione personificata in una damigella (XLIII 2).

Da notare infine la prevalente collocazione di a. in sede di clausola: essa è infatti una delle tipiche parole-rima della poesia d'amore d'estrazione provenzale (dal Notaro a Guittone a Chiaro Davanzati).

Vocabolario
amanza
amanza s. f. [dal provenz. amansa], ant. – Donna amata: O amanza del primo amante (Dante, rivolto a Beatrice, amata da Dio). Meno com., amore: Non me fu fallo, s’in lei posi amanza (Guinizzelli). Fu anche in uso la variante aferetica manza....
smanzière
smanziere smanzière s. m. [der. di amanza «amore, persona amata»], ant. – Innamorato, spasimante, corteggiatore: Fuggi tutti questi pazzi, Fuggi fuggi gli smanzieri (Poliziano).
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