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di Francesco Gabrieli - Enciclopedia Italiana (1929)
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Francesco Gabrieli

. Vocabolo arabo (plur. umarā') significante "capo, principe, comandante", in persiano talora abbreviato in mīr. Esso entra in molti titoli proprî della civiltà musulmana, di cui il più noto è quello di Amīr al-mu'minīn (principe dei credenti), portato dal Califfo quale capo supremo dello stato musulmano. Il primo a usarlo fu il califfo ‛Omar (13-23 èg. = 634-644 d. C.) e dopo di lui tutti i califfi Omayyadi ed Abbāsidi; molti fra i pretendenti che insorsero contro di loro e riuscirono a fondare dinastie di nome e di fatto indipendenti assunsero a loro volta il titolo di Amīr al-mu' minīn (così gli Omayyadi stessi di Spagna a cominciare dal 316 èg. [928 d. C.], i Fātimidi di Egitto, gli Almohadi e altre dinastie minori del Nord Africa e di Spagna), mentre la dinastia nordafricana degli Almoravidi, in formale riconoscimento del califfato ‛abbāside di Baghdād, assunse il modificato titolo di Amīr al-muslimīn (principe dei musulmani). Un altro titolo in cui entra in composizione la parola amīr fu quello di amīr al-umarā' (comandante in capo), che fu portato dai capi militari della guardia turca alla corte di Baghdād, nel periodo di decadenza del califfato ‛abbāside, con un potere effettivo che è stato paragonato a quello dei maires du palais sotto i re Merovingi.

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  • AMĪR AL-MU' MINĪN
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