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amnesia

Dizionario di Medicina (2010)
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amnesia


Disturbo della componente a lungo termine della memoria, caratterizzato dall’incapacità di acquisire nuove informazioni (a. anterograda) e di ricordare eventi avvenuti prima del suo esordio (a. retrograda). L’a. era stata descritta nella seconda metà del 19° sec. da Sergei Korsakoff, come componente di una sindrome causata da abuso di alcol. Negli anni Cinquanta del 20° secolo Brenda Milner e William Scoville osservarono una grave a. nel poi famoso paziente HM, sottoposto a un intervento di resezione bilaterale delle porzioni mediali dei lobi temporali per trattare una grave forma di epilessia.

Amnesia anterograda

Il deficit di apprendimento e di ritenzione riguarda ogni genere di evento e di materiale (verbale, visuospaziale, acustico) ed è molto invalidante. I pazienti non sono in grado di condurre vita autonoma: per es., non imparano a riconoscere persone non familiari (il medico), ma riconoscono persone molto familiari (i genitori), non riescono a imparare il percorso per andare in una nuova casa, non ricordano quello che hanno fatto il giorno prima, non apprendono parole e concetti nuovi, non riuscendo così ad aggiornare le proprie conoscenze semantico-lessicali. L’a. anterograda viene esaminata con test di apprendimento, in cui il ricordo viene verificato con prove di rievocazione e di riconoscimento.

Amnesia retrograda

Il deficit riguarda il ricordo di eventi che hanno avuto luogo prima dell’esordio dell’amnesia. La sua estensione è variabile, da alcuni anni a decenni. Può essere presente un gradiente temporale, per cui gli eventi remoti sono ricordati meglio di quelli recenti. L’esame viene svolto mediante test riguardanti eventi autobiografici e fatti famosi.

Abilità risparmiate

I pazienti con a. non presentano deficit della percezione, del movimento e del linguaggio. Le capacità di ricordare per qualche decina di secondi piccole quantità di informazione (per es., una serie di cifre o di posizioni spaziali: memoria a breve termine verbale e spaziale) e di ragionamento sono indenni. I pazienti apprendono abilità motorie, risposte condizionate e vari stimoli verbali e non, purché non venga loro richiesto di ricordare in modo esplicito l’informazione presentata. Il deficit che caratterizza l’a. riguarda il ricordo consapevole di eventi autobiografici (componente episodica della memoria esplicita o dichiarativa), mentre la componente semantica della memoria esplicita è indenne, ma il suo aggiornamento con nuova informazione (per es., nuove parole, come Internet) ha luogo molto lentamente e con grande difficoltà. L’apprendimento preservato (percettivo, motorio e cognitivo: memoria implicita) può essere dimostrato con metodi che non richiedono la rievocazione consapevole. Così, un paziente con a. può rispondere più velocemente a uno stimolo presentato più volte, senza però ricordare di averlo visto, né quando né dove. Una paziente fu punta alla mano con uno spillo dallo psicologo Edouard Claparede, che poco dopo le toccò di nuovo la mano. La paziente ritrasse la propria, senza sapere il perché. Interrogata, asserì che nelle mani ci possono essere degli spilli, senza però ricordare quanto era appena accaduto.

Basi neurali e cause dell’amnesia

L’a. è causata da lesioni, di diversa eziologia (tra cui intossicazione alcolica, traumi, malattie cerebrovascolari, ipossia, tumori), che danneggiano diverse regioni del cervello: la parte mediale del lobo temporale (complesso ippocampale), il diencefalo (nuclei talamici dorsomediali e anteriori), l’ipotalamo (corpi mammillari e tratti mammillotalamici) e la regione frontobasale.

Interpretazioni

La teoria classica o standard dell’a. (Brenda Milner, Larry Squire) ipotizza che il deficit consista in un mancato consolidamento della traccia mnestica, normalmente innescato dal complesso ippocampale e dal diencefalo, con successivo deposito dei ricordi nella corteccia. Il continuo consolidamento spiega il gradiente temporale dell’a. retrograda (i ricordi remoti sono più consolidati e quindi relativamente preservati), senza differenze di rilievo tra ricordi episodici (autobiografici) e semantici. La principale teoria alternativa è la teoria della traccia multipla (Morris Moscovitch, Lynn Nadel), la quale ipotizza che ogni evento venga codificato obbligatoriamente dal complesso ippocampale, che poi agisce, per il richiamo del ricordo, come indicatore per i neuroni neocorticali che rappresentano l’informazione, con la funzione di legarli insieme a formare le tracce mnestiche, senza un consolidamento continuo. Questa teoria può spiegare l’assenza in alcuni pazienti del gradiente temporale nell’a. retrograda e la maggior compromissione della componente episodica, autobiografica, rispetto a quella semantica, sulla base del diverso contributo delle tracce multiple alla ritenzione e del ruolo minore del complesso ippocampale nella memoria semantica.

amnesia

Vedi anche
memoria Processo legato alla genesi di una modificazione (traccia mnestica) di un substrato, organico o non, attraverso il quale un determinato effetto persiste e diviene suscettibile di rimanifestarsi nel corso di ulteriori occasioni. In particolare, la funzione psichica, che nell’uomo raggiunge il completo ... demenza In psichiatria, grave processo di deterioramento delle facoltà intellettive; di solito coinvolge le capacità mnesiche, le facoltà propriamente creatrici dell’intelligenza e i processi di sintesi del pensiero. Per essere imperniata sui concetti di depauperamento e di deterioramento, la d. differisce sostanzialmente ... dissociazione Biologia Nella tecnica istologica, la separazione degli elementi (cellule, fibre ecc.) che costituiscono un tessuto. Si può fare meccanicamente o per mezzo di reagenti (prevalentemente enzimi) che digeriscano la matrice proteica intercellulare. Medicina D. albumino-citologica Particolare alterazione ... stato confusionale Forma di psicosi acuta caratterizzata da un grave offuscamento della coscienza, disorientamento spazio-temporale, disturbi della percezione, amnesia residua lacunare. Può intervenire nelle più diverse condizioni morbose: dopo un accesso epilettico, durante uno stato tossico, nell’arteriosclerosi cerebrale, ...
Indice
  • 1 Amnesia anterograda
  • 2 Amnesia retrograda
  • 3 Abilità risparmiate
  • 4 Basi neurali e cause dell’amnesia
  • 5 Interpretazioni
Tag
  • AMNESIA RETROGRADA
  • EDOUARD CLAPAREDE
  • LOBO TEMPORALE
  • DIENCEFALO
  • IPOTALAMO
Altri risultati per amnesia
  • amnesia
    Enciclopedia on line
    Perdita o diminuzione notevole della memoria. Si dice generale se il deficit ha un carattere più o meno globale, lacunare se colpisce isolatamente gruppi di ricordi, caratteristica della demenza arteriosclerotica. L’ a. retrograda inibisce la rievocazione di ricordi precedenti l’avvenimento morboso ...
  • Amnesia
    Universo del Corpo (1999)
    Alberto Oliverio Per amnesia si intende la mancanza o la perdita della memoria, soprattutto come incapacità a rievocare esperienze passate. Nel linguaggio della neuropsicologia si distinguono l'amnesia 'anterograda' e quella 'retrograda' o 'retroattiva'. Si parla di amnesia anterograda quando la perdita ...
  • AMNESIA
    Enciclopedia Italiana (1929)
    Fa parte, insieme con la ipermnesia (v.), dei disturbi quantitativi della memoria. Può essere generale e parziale; temporanea e permanente; periodica, sistematica, progressiva. Un insufficiente sviluppo globale della memoria (ipogenesia della memoria) si ha spesso nei frenastenici; una memoria lacunare ...
Vocabolario
amneṡìa
amnesia amneṡìa s. f. [dal gr. ἀμνησία, comp. di ἀ- priv. e -μνησις (dal tema di μιμνήσκω «ricordare»: cfr. ἀνάμνησις «anamnesi»), attrav. il fr. amnésie]. – Perdita o diminuzione notevole della memoria, sia generale, estesa cioè a tutti...
amnèṡico
amnesico amnèṡico agg. [der. di amnesia] (pl. m. -ci). – Nel linguaggio medico, colpito da amnesia, relativamente a determinati fatti: essere a. di un trauma, di un avvenimento, non averne memoria.
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