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CANOPEO, Angelo

di Maria Laura Iona - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)
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CANOPEO, Angelo

Maria Laura Iona

Nulla si sa di lui prima dell'assunzione al vescovato di Chioggia, se non che era di famiglia chioggiotta e canonico nella sua città. Essendo stato proposto dal capitolo della cattedrale per il seggio vescovile, il Senato deliberò di appoggiarne la candidatura presso la Curia romana con la parte del 26 sett. 1362. Confermato da Urbano V il 22 marzo 1363, e consacrato, resse la diocesi fino al suo trasferimento alla sede di Trieste, rimasta vacante nel 1368 per il passaggio del vescovo Antonio Negri alla cattedra di Candia. Al C. si attribuisce una saggia guida spirituale, grazie anche alla collaborazione di un clero reso esemplare dall'opera sua. L'esempio e l'ascendente del presule avrebbero influito anche sulle numerose donazioni fatte durante il suo episcopato in favore di monasteri e luoghi pii di Chioggia, quali quello degli eremiti di S. Giovanni Battista, i monasteri di S. Domenico e di S. Francesco, e l'altro delle monache di S. Caterina, oltre alle donazioni in favore della cattedrale, dei canonici e del vescovo stesso (ed in proposito si sogliono citare specialmente i lasciti di una certa Francesca Rossa da Chioggia). Secondo il Morari, il C. venne miracolosamente risanato da un male incurabile, nel 1367, grazie alle reliquie degli apostoli Filippo e Giacomo, appena ritrovate sul monte Grignano presso Verona (ma questo ritrovamento avvenne, invece, nel 1396 e cioè alcuni anni dopo la morte del presule). Il 15 genn. 1369 il C. venne trasferito alla sede di Trieste. In questa città ci è documentata, più che la sua attività pastorale, quella amministrativa. Sembra che non abbia potuto prendere possesso della nuova cattedra che nel 1370 (solo nel novembre del 1369 Trieste, che si trovava dal 1368 in conflitto con Venezia, si era arresa alla Serenissima). Giunto a destinazione trovò l'episcopio completamente derupatus et devastatus: i Veneziani, infatti, avevano demolito l'edificio per ragioni strategiche ed avevano utilizzato i materiali recuperati per costruire lì presso una fortezza, che aveva modificato radicalmente la fisionomia originale del luogo. Il C. si vide perciò costretto - come primo atto di governo - a provvedere d'urgenza al reperimento di nuovi locali per la Curia vescovile. Non dovette tuttavia riuscire a risolvere il problema in modo soddisfacente, dato che per gli anni successivi ci è testimoniata tutta una sua intensa attività amministrativa volta a fornire l'episcopio di un'adeguata sistemazione.

Ci rimane infatti la documentazione di una serie di permute e di acquisti di abitazioni cittadine compiute o da lui direttamente o per il tramite del capitolo della cattedrale. Per tre volte nel 1372 autorizzò il capitolo ad acquistare delle case nelle contrade di Mercato (18 gennaio), Riborgo (2 febbraio), e Castello (9 dicembre). Nel 1374 fece egli stesso due permute col capitolo: col primo contratto (14 febbraio) il vescovo, in cambio di una casa in contrada del Mercato, cedeva una casa in Riborgo con diritto di regresso se il Comune di Trieste o le autorità venete ne avessero deciso la demolizione (l'edificio in questione era infatti situato presso una delle porte cittadine); col secondo contratto (26 dicembre) egli cedeva una casa acquistata col proprio denaro in cambio di un'altra attigua all'episcopio in Castello. Da ultimo, costretto dalla necessità di ampliare l'edificio del vescovado, prese in locazione altre due case (19 marzo 1381).

Nel 1371 investì Pietro, suddiacono di Aquileia e suo domestico, dell'altare di S. Venceslao nella chiesa di S. Michele, e rinnovò l'investitura del feudo di Sipar presso Umago ai Brati di Capodistria; il 29 genn. 1374 consacrò la chiesa di S. Martino. Pur essendosi trovato a reggere la diocesi di Trieste in momenti assai duri per quella città, coinvolta in due conflitti con Venezia, il C. riuscì ad essere puntuale nel pagamento delle decime, delle prestazioni e delle imposte biennali, corrispondendo anche degli arretrati, che lo vediamo consegnare al collettori nel 1374 (2 dic.) e nel 1376 (23 genn.), mentre nel 1377 si effettuava alla sua presenza una nuova ripartizione della quota fra i contribuenti della diocesi. Ancora nel 1377 era stato presente in Pedena alla consacrazione di un altare nella chiesa di S. Lorenzo e nel 1380 aveva dovuto assistere il patriarca d'Aquileia, Marquardo, nelle cerimonie per la sua entrata nella città, che, dopo un feroce saccheggio, episodio della guerra di Chioggia, gli era stata consegnata dall'ammiraglio genovese, Maruffo. Non si conosce la data della morte del C., che si suole porre nell'agosto del 1383: ma già dal 1382 nella diocesi si trovava un vicario vescovile.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Trieste, Intendenza commerciale, filza 667, n. 32; Trieste, Biblioteca comunale, Archivio diplomatico, ms. 1/1 B5: L. de Jenner, Vescovi di Trieste, c. 43; Codice diplomatico istriano, a cura di P. Kandler, Trieste 1853-64, ad annos 1370, 1381; A. Marsich, Regesto d. pergamene conservate nell'archivio d. R. capitolo d. cattedrale di Trieste, in Arch. triestino, n.s., VII (1881), pp. 378, 380-86, 391 s.; I. Della Croce, Historia... della città di Trieste, Venezia 1698, p. VIII; F. Corner, Ecclesiae Venetae…, Venetiis 1749, XIV, p. 483; G. Vianelli, Nuova serie dei vescovi di Malamocco e di Chioggia, Venezia 1790 I, pp. 222-25; G. Mainati, Croniche... sacro profane di Trieste, II, Venezia 1818, pp. 122 s., 125, 127, 155 s.; G. F. Tommasini, De' commentari... d. provincia dell'Istria, in Arch. triestino, IV (1832), p. 453; P. Kandler, Serie dei vescovi di Trieste, in Pel fausto ingresso..., Trieste 1847, p. 59; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, VIII, Venezia 1851, pp. 698 s.; X, ibid. 1854, pp. 368 s.; P. Morari, Storia di Chioggia, Chioggia 1870, pp. 160-65; I. von Valvasor, Die Ehre des Herzogthums Krain, Laibach-Nürnberg 1877, pp. 686 s.; S. Terpin, Episcopi ecclesiarum Tergestinae atque Iustinopolitanae, Tergesti 1883, pp. 54 s.; V. Scussa, Storia cronografica di Trieste, II, Trieste 1885, pp. 72-74; P. Tommasin, Biografia d. storiografo V. Scussa..., in Arch. triestino, n.s., XV (1889), pp. 520 s.; F. Babudri, Nuovo sillabo cronologico dei vescovi di Trieste,ibid., s. 3, IX (1921), pp. 212 s.; A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma 1924, I, pp. 256 s., 303; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 195, 477.

Vedi anche
Trieste Comune del Friuli-Venezia Giulia (84,5 km2 con 205.356 ab. nel 2008, detti Triestini), capoluogo di provincia e di regione. È uno dei principali porti italiani, posto nella parte interna del golfo che porta il suo nome e chiude a N il Mar Adriatico. Con il promontorio su cui sorge il suo nucleo più antico, ... genuflessione Atto reverenziale consistente nel piegare temporaneamente un ginocchio o nel tenere piegate tutte e due le ginocchia a terra. ● Fu gesto tipico per esprimere sottomissione totale e umiltà sia di fronte agli dei sia di fronte al re presso i Babilonesi e si diffuse poi in tutto il Vicino Oriente. Nel ... vescovo Nel cristianesimo primitivo e in molte Chiese cristiane non cattoliche, il capo di una comunità di fedeli, in posizione più elevata rispetto agli altri ordini del ministero ecclesiastico. Nella Chiesa cattolica, prelato che, sotto l’autorità del romano pontefice, ha il governo ordinario di una diocesi, ... Simone Episcòpio Episcòpio, Simone. - Nome italianizzato (lat. Episcopius) di Simon Bishop o Biscop (Amsterdam 1583 - ivi 1643). Figura dominante dell'arminianesimo. Magister artium a Leida (1606), vi studiò anche teologia con F. Gomar e J. Arminius, del quale ultimo divenne presto seguace. Dopo la morte del maestro ...
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angelo àngelo (o àngiolo; ant. àgnolo) s. m. [lat. tardo angĕlus, dal gr. ἄγγελος «messaggero, angelo», usato dai traduttori greci dell’Antico Testamento per rendere l’ebraico mal’āk «messaggero, ministro»]. – 1. Nelle credenze religiose...
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