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FORTI, Angelo

di Silvana Galdabini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)
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FORTI, Angelo

Silvana Galdabini

Nacque a Pesaro nel 1818. Nella città natale studiò con passione discipline diverse, "approfittando anche della Biblioteca di casa Mamiani che il conte Giuseppe, viste le sue attitudini allo studio, cortesemente poneva a sua disposizione" (De Gubernatis, p. 456). L'impossibilità di essere ammesso, essendo israelita, alle università dello Stato pontificio e la predilezione per gli studi matematici lo spinsero nel 1840 a recarsi a Pisa per iscriversi alla facoltà di matematica dell'università, dove insegnavano fra gli altri O.F. Mossotti e C. Matteucci. Il F. conseguì le due lauree in scienze fisico-matematiche pure e applicate nel 1845 e nel 1851 ottenne l'abilitazione all'insegnamento presso la Scuola normale superiore.

Subito dopo la laurea cominciò a collaborare col Matteucci, impegnandosi soprattutto a dare forma matematica alle sue esperienze sull'elettromagnetismo e sulla forza elastica nei gas. Il Matteucci nel 1849 lo fece chiamare a far parte dell'amministrazione dei Telegrafi elettrici in Toscana, dove rimase per dodici anni. Questo impiego non lo soddisfaceva, ma la legge impediva agli ebrei di dedicarsi all'insegnamento, come egli avrebbe desiderato. Per il momento continuava l'attività scientifica, soprattutto nel campo dell'ottica geometrica, collaborando col Mossotti.

Il F. si distinse in particolare nel proporre applicazioni della teoria degli strumenti ottici e dell'aberrazione, riguardanti in particolare il calcolo di un obiettivo esente da errori di aberrazione e di un oculare acromatico. Le lezioni del Mossotti, in seguito pubblicate negli Annali delle università toscane, contengono i calcoli numerici del F. come parte integrante. L'ottico G.B. Amici si offrì di realizzare sia l'obiettivo sia l'oculare calcolati dal F. pervenendo a risultati soddisfacenti. Nello stesso periodo il F. pubblicò alcuni lavori di meccanica celeste.

Fra le sue pubblicazioni sono degne di ricordo: Calcolo di un obiettivo acromatico a tre lenti, in Annali di scienze matematiche e fisiche di Tortolini, III (1852), pp. 499-507; Di un oculare acromatico a due lenti, Firenze 1854; Riflessioni intorno l'articolo della densità delle comete di Babinet, in Il Nuovo Cimento, V (1857), pp. 461-464; Valori dell'indice di rifrazione di alcune sostanze trasparenti, in funzione della lunghezza delle ondulazioni nel vuoto di unraggio qualunque dello spettro solare, ibid., VI (1857), pp. 411-423; Applicazioni delle formole generali della nuova teoria degli stromenti ottici del prof. O.F. Mossotti al calcolonumerico di due lenti a contatto, ed al calcolo di un obiettivo aplanatico di tre lenti a contatto, in Annali delle università toscane, V (1958), 2, pp. 19-36, 43-70; Tavole per dedurre con semplice interpolazione i raggi di curvatura di un obiettivo aplanatico composto di tre lenti a contatto, la prima e la terza di esse essendo fatte di una medesima qualità di cristallo, dati che siano i poteri refrangenti e dispersivi delle sostanze impiegate, in Il Nuovo Cimento, X (1859), pp. 249-287.

Nel 1859 il governo provvisorio toscano chiamò il F. alla cattedra di algebra e meccanica presso il liceo di Pisa. Nel 1862 il Matteucci, divenuto ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia, nell'ambito del suo progetto di riordino delle università meridionali, offrì al F. una cattedra nelle università di Catania o di Palermo, a sua scelta. Il F., costretto a rifiutare per le condizioni di salute della madre, rimase a Pisa, dove continuò l'attività di insegnante, a lui molto congeniale e da lui svolta con rigore e con passione, sia presso il liceo sia presso le scuole tecniche comunali.

Il suo interesse per la didattica è testimoniato anche dalla pubblicazione delle sue lezioni di meccanica (Lezioni elementari di meccanica, Milano 1865), cui si aggiunse una Teoria dell'attrazione delle sfere (Pisa 1866), esposta coi metodi dell'analisi elementare, opera molto apprezzata anche in Germania.

In questo secondo periodo la sua attività scientifica si svolse ancora nel campo dell'ottica, ma rivelò anche altri interessi. Per quanto riguarda l'ottica vale la pena citare due memorie "relative al calcolo e costruzione di obiettivi fotografici, da impiegarsi in un apparecchio a corredo degli osservatori astronomici" (cfr. Aug. Forti, p. 8): Determinazione di un apparecchio fotografico acromatico a tutte le distanze dall'ogetto, formato con l'applicazione di due lenti composte ambedue di fuoco positivo, ovvero una di fuoco positivo, e l'altra di fuoco negativo o virtuale, in Il Nuovo Cimento, XIV (1861), pp. 377-404; Dimostrazione della similitudine dell'immagine con l'ogetto riprodotto, conservata anche per campi assai grandi, da unapparecchio fotografico stato determinato analiticamente acromatico a tutte le distanze dall'oggetto stesso, e preceduto da cenni storici della teoria dell'acromatismo degli stromenti ottici, ibid., XVI (1863), pp. 145-176. È probabile che solo l'inadeguatezza delle tecniche di fabbricazione abbia impedito la costruzione di tali strumenti.

Verso il 1858 il F. poneva mano alla costruzione di una serie completa di tavole logaritmiche delle funzioni circolari e iperboliche, prendendo per argomento, dietro parere del Mossotti, l'angolo comune (Tavole dei logaritmi delle funzioni circolari ed iperboliche, precedute dalla storia e teoria delle funzioni stesse e da applicazioni, in Annali delle università toscane, VI [1863], pp. 27-48). Queste tavole furono le prime in Italia e ottennero molto apprezzamento anche all'estero (Versuch neuer Tafeln der hyperbolischen Functionen, in Historischliterarische Abtheilung der Zeitschrift für Mathematik und Physik, XXVII [1882], pp. 1-11). Il F., che si proponeva "un'opera completa sulle funzioni iperboliche e sul loro uso" (Aug. Forti, p. 13), nel 1870 pubblicava una seconda edizione delle sue tavole, arricchita di una serie di applicazioni originali (Tavole di logaritmi dei numeri e delle funzioni circolari ed iperboliche, precedute dalla storia e teoria delle iperboliche, da applicazioni, e da altre tavole di uso frequente, I-II, Torino-Firenze-Milano 1870). Infine pensò di por mano ad altre applicazioni e di costruire nuove tavole iperboliche, prendendo questa volta per argomento il doppio settore iperbolico. Queste comparvero a Roma nella loro veste definitiva nel 1892 (Nuove tavole delle funzioni iperboliche, aventi per argomento il loro doppio settore, precedute da nozioni principali della teorica, da cenni monografici, da applicazioni, e dai pareri circa le tavole stesse espressi dalla Società reale di scienze lettere ed arti di Napoli, e dal Reale Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano). Della vastità e della ricchezza dei suoi interessi testimoniano altri lavori di storia della matematica: scrisse infatti biografie di noti matematici del XVIII-XIX secolo (Intorno alla vita e agli scritti di W. e G. Bolyai, in Boll. delle scienze matematiche e fisiche, I [1868], pp. 277-299; Intorno alla vita e alle opere di Luigi Lagrange, Pisa 1868).

Il F. passò gli ultimi anni della sua vita a Roma, dove morì il 23 dic. 1900.

Fonti e Bibl.: A. De Gubernatis, Diz. degli scrittori contemp., Firenze [1879], pp. 456 s.; Augusto Forti [figlio del F.], Intorno alla vita e alle opere di A. F., in Annali delle università toscane, XII (1928), 52, pp. 1-26; J.C. Poggendorff, Biograph.-liter. Handwörterbuch zur Gesch. der exacten Wissenschaften, III, ad vocem, pp. 462 s.

Vedi anche
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