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GENOVESI, Antonio

di Alfonso Potolicchio - Enciclopedia Italiana (1932)
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GENOVESI (o Genovese), Antonio

Alfonso Potolicchio

Nacque a Castiglione, presso Salerno, il i° novembre 1713. Presi gli; ordini sacri, studiò e insegnò eloquenza nel seminario di Salerno per circa due anni, fino al sacerdozio (1737). Andato a Napoli nel 1738, il G. per circa tre anni attese a rifare la sua cultura filosofica. Ascoltò le ultime lezioni del Vico, ma non lo seguì. Insegnò privatamente un corso di filosofia da lui abbozzato; cosicché, conosciuto da Celestino Galiani, prefetto degli studî, ebbe l'incarico d'insegnare, nell'università, metafisica (1741) ed etica (1745); il quale ultimo insegnamento tenne fino al 1753. Ma l'invidia, la mentalità retriva degli emuli, del cardinale Spinelli e dello stesso re, scandalizzati per la nuova libertà di filosofare da lui inaugurata, amareggiarono la vita al giovane filosofo; il quale sarebbe stato arrestato come eretico, se l'amicizia del Galiani non l'avesse difeso quando pubblicò la Metafisica (1743-47) e quando invano concorse alla cattedra di teologia (1748). Appunto in questo periodo della sua vita il G. compose, in latino, la maggior parte delle sue opere filosofiche (cfr.: Disciplinarum metaphysicarum elementa, Napoli 1743, 2a ed. ital., 1766; Elementa artis logico-criticae, Napoli 1745, 2ª ed. ital., 1766). Alle quali bisogna aggiungerne altre che compose via via più tardi anche in latino e, più, in italiano, come la Logica per li giovanetti (Napoli 1766), la Metafisica per li giovanetti (Napoli 1766), la Diceosina (Napoli 1766; ma il 2° libro pubblicato postumo nel 1777), le Meditazioni filosofiche (Napoli 1758), le Lettere filosofiche (Napoli 1759) e le Lettere accademiche (Napoli 1764). Nonostante questa copiosa produzione, il G. non lascia legato il suo nome a un sistema di filosofia originale. Egli rimane in sostanza attaccato alla tradizione della Chiesa; ma, d'altra parte, non sa rinunziare al metodo cartesiano nell'indagine, e, movendo dal Locke, dal quale pur si discosta di frequente, si dimostra in effetto un lockiano, seguace dell'empirismo critico. È appunto questa spiccata tendenza critica, ciò che distingue l'attività filosofica del G., e che può permettere di mostrarlo come indagatore spesso sagace e pensatore acuto. Nell'ultimo periodo della sua vita (1754-6g) il suo pensiero è principalmente rivolto all'economia. L'attività del G., in questi tre lustri, s'inserisce decisamente nella storia del rinnovamento politico, economico, sociale e morale del regno di Napoli e, per certi rispetti, anche di quello d'Italia.

Negli ultimi cinque anni che precedettero la partenza di Carlo III da Napoli (1789) e in quelli che seguirono del periodo tanucciano e dei primi anni di regno del giovane Ferdinando IV, il G. poté esercitare in modo più largo e pieno la sua azione rinnovatrice. Designato dall'Intieri a professore di "commercio e di meccanica" iniziò, in lingua italiana, il suo insegnamento nell'università (5 novembre 1754). Dopo il Discorso sul vero fine delle lettere e delle scienze (Napoli 1753), che è un vero e proprio programma, altri scritti compose d'indole divulgativa o polemica, e poi traduzioni di opere inglesi e francesi. Ma una compiuta trattazione di scienze economiche ci è data dalle sue Lezioni di commercio (Napoli 1766-67).

Nello stato napoletano, governato a regime monarchico ma "illuminato ', egli propugnava la necessità di una popolazione numerosa e attiva, la limitazione della proprietà in mano agli ecclesiastici con la riduzione dei benefici e dei monasteri, l'abolizione dei privilegi e delle immunità, un nuovo impulso all'agricoltura, alle industrie e ai commerci. Voleva un protezionismo moderato, consigliando la massima libertà possibile del commercio interno e libertà limitata dell'esterno. Gli stava a cuore l'elevazione delle classi popolari, mediante una più giusta ripartizione della proprietà fondiaria e mediante l'istruzione e l'educazione. Voleva riformato ogni ordine di scuole e migliorato ed accresciuto l'insegnamento superiore. Quantunque detestasse le guerre di conquista, voleva lo stato bene armato, che si facesse temere.

Né l'azione sua si svolgeva solo dalla cattedra. Nel 1764 contro la carestia propugnava la necessità della libera circolazione dei grani. Consultato dal Tanucci su questioni di politica interna ed esterna, e invitato a formare un piano di riforme delle scuole, dopo la cacciata dei gesuiti (1767), egli si pose al servizio dello stato. Pur negli ultimi mesi della sua vita, levò la voce contro il ripristino della cattedra delle decretali. Riviveva così in lui lo spirito anticurialista giannoniano, di cui si era dimostrato sempre fervido assertore. Del vasto disegno di riforme proposto dal G. nei varî ordini ben piccola parte fu attuata, lui vivo. Ma egli moriva (23 settembre 1769) con la coscienza di lasciare molti e valorosi discepoli che ne avrebbero continuata e sviluppata l'opera: il Galanti, il Palmieri, il Delfico, il Filangieri, il Pagano, il Forges-Davanzati, il Napoli-Signorelli, l'Odazî, il Cagnazzi, Pasquale Paoli, ecc.

Bibl.: Sui tempi e sulla vita del G., v. M. Schipa, Il regno di Napoli sotto i Borboni, Napoli 1900; B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari 1925; G. M. Galanti, Elogio del sig. ab. A. G., Napoli 1772; G. Racioppi, A. G., Napoli 1871; A. Potolicchio, Intorno all'ab. A.G., spigolature biograf. da documenti inediti, in Arch. stor. salernitano, II (1922); Quattro lettere inedite di A.G., in Giorn. crit. della filosof. ital., 1926-27; A. Cutolo, Le Memorie autobiograf. di A. G. edite ed illustrate, in Arch. stor. napoletano, XLIX (1926). Sulla filosofia del G., v. G. Gentile, Storia della filosofia ital. dal G. al Galluppi, 2ª ed., Milano 1930; E. Martorelli, Di alcuni accenni pragmatisti nella filosofia di A. G., in Riv. internaz. di filosof., VI (1923); F. Guastella, Le idee morali di A. G., ibid., XI (1928). Sul G. economista, v. T. Fornari, Delle teorie economiche nell'Italia meridionale, Milano 1889; G. De Ruggiero, Il pensiero politico meridionale nei secoli XVIII e XIX, Bari 1922; T. Persico, L'insegnamento di A. G. ecc., in Atti dell'Accad. Pontaniana di Napoli, LIV (1924). Sulla scuola del G., v. G. Gentile, Problemi della scolastica, Bari 1922; A. Sirmioni, Le origini del Risorgimento polit. dell'Italia meridionale, Messina 1922. Sull'anticurialismo del G., v. G. M. Monti, Due riformatori napoletani del 1870: A. G. e G. M. Galanti, Firenze 1926. Sul G. scrittore, oltre il Racioppi, v. A. Potolicchio, A. G. scrittore, in Annuario del R. Liceo "G. B. Vico" di Napoli, 1929.

Vedi anche
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