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CLAUDIO Cieco, Appio

di Gaetano De Sanctis. - Enciclopedia Italiana (1931)
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CLAUDIO Cieco, Appio (Appius Claudius C. f. App. n. Caecus)

Gaetano De Sanctis.

Nato circa la metà del sec. IV a. C., rivesti intorno al 310 la censura ancora prima del consolato. Come censore è famoso per aver costruito il primo acquedotto romano, quello dell'acqua Appia, e la prima grande strada militare, quella da Roma a Capua che da lui prese il nome. Inoltre per primo distribui fra tutte le tribù quei cittadini che non avevano beni fondiarî, compresi i figli dei liberti, e permise loro d'iscriversi in tutte le classi dell'ordinamento centuriato in proporzione delle loro ricchezze: riforma audace e feconda di conseguenze in una società che fino allora aveva messo in condizione privilegiata i proprietarî, patrizî o plebei che fossero. Anche nella sua lectio senatus C., giusta lo spirito della sua riforma, introdusse uomini nuovi e figli di liberti. Ma se la sua riforma per ciò che riguarda i comizî rimase, nonostante le modificazioni apportatevi poi da Fabio Rulliano, la sua lectio senatus sollevò tale scandalo che i nuovi consoli non convocarono il senato secondo la sua lista ma secondo quella dei censori antecedenti. Fu poi Appio console due volte, nel 307 e nel 296, avendo sempre a collega Lucio Volumnio. Nel primo consolato non pare prendesse parte attiva alla guerra che allora si combatteva contro i Sanniti; nel secondo ci viene riferito di sue vittorie, ma la tradizione è molto incerta e ad ogni modo né egli né il collega trionfarono. L'ultimo atto della sua vita politica fu il discorso in senato per combattere la pace con Pirro nel 280. Aiutato dalle contingenze, cioè probabilmente dall'offerta di aiuto fatta allora da Cartagine, ottenne l'intento e la guerra continuò.

Ardito innovatore in politica, C. è il primo degli antichi personaggi romani la cui personalità si stacchi nettamente sullo sfondo della tradizione. Egli era considerato anche come il primo antico prosatore latino. Non c'è ragione infatti di mettere in dubbio l'autenticità di quella sua orazione contro Pirro che si leggeva anche al tempo di Cicerone. Si può invece dubitare se abbiano fondamento le notizie che ce ne dànno Plutarco ed Appiano. Forse più degna di fede era la parafrasi in versi che ne dava Ennio, della quale ci rimane un frammento. Appio scrisse anche una raccolta di sentenze desunte da fonti greche, tra le quali quella notissima fabrum esse suae quemque fortunae. Viene anche riguardato come il primo degli scrittori di diritto; ma si dubita sulla esattezza delle notizie di Pomponio circa il suo libro De usurpationibus. Ad ogni modo è certo che sotto i suoi auspici avvenne la pubblicazione fatta da Gneo Flavio dei fasti e delle formule delle actiones. Anche in religione fu novatore. Lasciando da parte gli aneddoti delle sue beghe con i tibicines, di cui avrebbe voluto invano frenare la licenza, certo è che avocò allo stato il culto di Ercole mll'ara massima, esercitato fino allora dalle genti dei Potizî e dei Pinarî, colpendo anche qui i privilegi aristocratici. Di che, secondo la leggenda (fondata soltanto sul suo cognome), sarebbe stato punito con la cecità. Lasciò, per quel che si dice, quattro figli e cinque figlie. Certo a lui, a torto o a ragione, riferivano la loro origine i Claudî Pulcri e i Neroni.

Fonti: Livio, IX, 29; 33-34; Diodoro, XX, 36. Inoltre il suo elogio in Corpus Inscr. Lat., I, 2ª ed., p. 292, n. 9-10; De Viris illustribus, XXXIV; Plutarco, Pirro, 19; Cicerone, Bruto, 16, 61, ecc.

Bibl.: Th. Mommsen, Römische Forschungen, I, p. 30 segg.; id., Römisches Staatsrecht, II, i, 3ª ed., Lipsia 1887, p. 402 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, pp. 226 segg., 506 segg.; A. G. Amautucci, in Riv. di filologia, XXII (1893), p. 227 segg.; A. Cima, L'eloquenza latina prima di Cicerone, p. 9; E. Pais, Storia critica di Roma, IV, Roma 1920, p. 177 segg.; Lejay, in Revue de philologie, XLIV (1920), p. 92 segg.; M. Schanz e C. Hosius, Geschichte der römischen Literatur, I, 4ª ed., § 20; F. Leo, Geschichte der römischen Literatur, Berlino 1913, p. 42 segg.; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 268 segg.; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, p. 481 segg.

Vedi anche
Quinto Fàbio Màssimo Rulliano Uomo politico e generale dell'età delle guerre sannitiche. Figlio di M. Fabio Ambusto, nel 325 magister equitum del dittatore Lucio Papirio Cursore, contro gli ordini di questo avrebbe attaccato battaglia e vinto i Sanniti, per cui sarebbe stato condannato a morte e poi perdonato. Nel 322 fu console ... Gneo Flàvio Figlio di un Annio, liberto o libertino, scriba di Appio Claudio Cieco, pubblicò nel Foro il calendario con l'indicazione dei giorni nei quali si poteva amministrare la giustizia (dies fasti), e divulgò il testo delle formule procedurali (legis actiones), il primo libro di diritto, dal suo nome chiamato ... Pirro re d'Epiro Figlio (n. 319 - m. 272 a. C.) di Eacida, re d'Epiro. Al potere dal 307 al 303, fu cacciato dal regno, rientrandovi nel 297. In lotta contro la Macedonia per l'indipendenza, fu attaccato da Lisimaco e perse (282) gran parte dei suoi possedimenti. Affascinato da una politica di potenza, intervenne in ... Tito Lìvio Storico latino (n. Padova 59 a. C. - m. 17 d. C.), autore di una storia di Roma dalla fondazione della città (ab Urbe condita libri) alla morte di Druso (9 a. C.). Di questa vasta trattazione in forma annalistica sono giunti a noi i libri I-X (dal 754-53 al 293 a. C.) e XXI-XLV (dal 218 al 167 a. C.) ...
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Altri risultati per CLAUDIO Cieco, Appio
  • Claudio Cieco, Appio
    Dizionario di Storia (2010)
    Politico romano (4°-3° sec. a.C.). Fu censore (312 a.C.) e due volte console (307 e 296 a.C.). Costruì il primo acquedotto romano e la strada (via Appia) che collegava Roma a Capua. In politica, le sue misure a favore dei cittadini meno privilegiati sollevarono viva reazione. Fu riformatore religioso, ...
  • Clàudio Cièco, Appio
    Enciclopedia on line
    Uomo politico romano (4º-3º sec. a. C.), il maggiore del suo tempo: censore (312 a. C.), due volte console (307 e 296 a. C.). Costruì il primo acquedotto romano e la strada (Via Appia) da Roma a Capua, che da lui prese il nome. Con ardita innovazione politica, distribuì fra tutte le tribù i cittadini ...
Vocabolario
Àppio
Appio Àppio agg. [dal lat. Appius]. – Di opera dell’Italia antica fatta costruire dal censore Appio Claudio Cieco (4°-3° sec. a. C.): via A., strada romana con percorso in origine da Roma a Capua, successivamente prolungata fino a Benevento...
àppio¹
appio1 àppio1 (o àpio) agg. [dal lat. melapium, gr. μηλάπιον]. – Denominazione di alcune varietà di mele, dette anche api: mele appie (e più comunem. mele appiole); melo appio (o appiolo), l’albero che le produce.
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