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BARISONE di Torres

di Francesco Casula - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARISONE di Torres

Francesco Casula

Succeduto nel 1153 al padre Gonario I, che aveva rinunziato al giudicato per ritirarsi nel monastero di Clairvaux, governò nel Logudoro in un periodo particolarmente critico per la Sardegna. Nell'ottobre del 1163 dovette accogliere il fratello Pietro giudice di Cagliari, succeduto a Costantino II, del quale aveva sposato la figlia: Pietro, attaccato da Barisone I d'Arborea, si era rifugiato in Torres con la consorte. I due fratelli riuniti allestirono però un forte esercito, respinsero l'invasore nel marzo dell'anno successivo e nell'aprile invasero l'Arborea, distruggendovi case e raccolti e costringendo Barisone I a rifugiarsi nel castello di Cabras e quindi a salvarsi con la fuga. Aiutarono i due giudici nell'impresa molti cittadini pisani, giunti nel Logudoro al seguito della madre loro Maria, d'ignoto casato, anche essa pisana. Ma, sebbene legami di parentela unissero il giudicato di Torres al Comune dell'Arno, B. fu costretto, ben presto, a cambiare politica e ad abbracciare la causa genovese. Genova, che aveva tentato di fare incoronare, dall'imperatore Federico Barbarossa, l'indomato Barisone d','krborea come re di Sardegna, aveva visto sfumare il piano di impadronirsi dell'isola per mezzo di questo, a causa di Pisa, che era riuscita a ottenere la revoca imperiale e l'infeudazione della Sardegna in suo favore. Il giudice di Torres nel settembre dello stesso i 164 aveva riportato le armi nell'Arborea, priva del suo giudice, allora temporaneamente a Genova, e nella prima metà del - 1166 si era dovuto recare a Pisa, insieme col fratello Pietro, per giustificarsi di un sanguinoso incidente che aveva opposto la popolazione di Ottana ai Pisani. Ma subito dopo egli ritenne opportuno allearsi proprio con i Genovesi, forse per tema di una troppo decisa supremazia di Pisa (che il 12 apr. 1165 aveva ottenuto da Federico Barbarossa l'investitura del supremo dominio su tutta l'isola), o forse perché il suo nemico, sebbene prigioniero del Comune ligure, tentava accordi con i Toscani per una alleanza ai danni dei giudici. Il rischio era grosso, e B. preferì cautelarsi stipulando nello stesso 1166 un trattato di amicizia con i Genovesi e un conseguente accordo commerciale, per cui i mercanti liguri ottennero privilegi e libertà di commercio nei territori del giudice, dando inizio alla preminenza genovese nel Logudoro. Nel 1168 Genova, per rinsaldare ancora di più questa sua supremazia e per riottenere da Barisone d'Arborea il danaro prestatogli per l'investitura, lo costrinse a concludere un accordo con i giudici di Torres e di Cagliari; l'arborense si impegnava a rinunciare alle conquiste fatte ed a rifondere i giudici dei danni subiti a causa dei suoi attacchi; mallevadore dei trattati fu il console genovese Nuvolone Alberici. L'alleanza di B. con la Repubblica ligure fu rinsaldata ancora di più dopo il matrimonio della figlia Susanna. avuta dalla moglie Preziosa de Orrubu con Andrea Doria, la cui casata sarà destinata a ricoprire un ruolo di primo piano nella storia sarda fino al sec. XV. Ma, verso il 1186, il fallito tentativo di rimettere il fratello Pietro sul trono di Cagláari, occupato con la forza da Pisa nel 1183, e la morte di lui costrinsero B. a rivedere la sua politica e ad accordarsi di nuovo con i Pisani. I documenti che testimoniano fi suo governo nel Logudoro arrivano sino alla fine del i 186. Non si sa però quando esattamente collocare la morte del giudice: le cronache sarde riferiscono che B., mor tagli la moglie, abdicò in favore del primogenito Costantino, già associato al regno nel 1170, e che si ritirò a Messina nel monastero di S. Giovanni, fondato dalla sua ava Marcusa. Era sicuramente già morto il 10 giugno 1191 (Besta, p. 155).

Fonti e Bibl.: R. Roncioni, Istorie pisane,in Arch. stor. ital.,s. 1, IV, parte 1 (1844), pp. 328 SS.; P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, I, Augustae Taurinorum 1861, docc. 75, 76, 81, 82, 109, 120; G. Bonazzi, Il condaghe di S. Pietro di Silki,Sassari-Cagliari 1900, schede nn. 197, ?47, 391; Bernardo Marangone, Annales Pisani, in Rerum Italicarum Scriptores,2 ediz., VI, 2, a cura di M. Lupo Gentile, vv. 30, 31, 32, 33, 36; A. Boscolo-A. Sanna, Libellus iudicum Turritanorum, Cagliari 1957, p. 9; A. Boscolo-F. Artizzu, Documenti inediti relativi ai rapporti economici tra la Sardegna e Pisa nel medioevo, I, Padova 1961, pp. XVI s.; P. Tola, Diz. biografico degli uomini illustri di Sardegna, I, Torino 1837, p. 116; E. Besta, La Sardegna medioevale, I, Palermo 1908, pp. 123 ss.; D. Scanc>, Serie cronologica dei giudici sardi,in Arch. stor. sardo, XXI, 3-4 (1939), pp. 98 s.

Vedi anche
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