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chinare

di Riccardo Ambrosini - Enciclopedia Dantesca (1970)
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chinare

Riccardo Ambrosini

Come verbo transitivo è attestato tredici volte nella Commedia, una nelle Rime e una nel Fiore; come riflessivo è attestato tre volte nella Commedia; il participio ‛ chinato ' è quattro volte nella Commedia. Nel Fiore (CXXXVII 14) è attestato anche una volta ‛ inchinare ' e nel Convivio ‛ dichinarsi ' (III Amor che ne la mente 41).

In dieci attestazioni ha come complemento ‛ lo sguardo ',‛ la testa ',‛ la fronte ': al valore fisicospaziale si unisce in questi casi l'implicazione affettiva di reverenza, modestia, riflessione, turbamento. Il traslato è manifesto in Pg XII 71 Or superbite, e via col viso altero, / figliuoli d'Eva, e non chinate il volto / sì che veggiate il vostro mal sentero!, e Pd XXXII 138 Lucia... mosse la tua donna, / quando chinavi, a rovinar, le ciglia, nonostante i ben diversi significati di " riflettere umilmente sui propri errori " e " non aspirare ad azioni morali "; nel secondo passo " l'urgenza del pericolo ", implicito nel peccato, " è espressa in un atteggiamento visivo " (Pagliaro, Ulisse 94), certamente caro a Dante. Cfr., oltre a Fiore XXIV 1 Vergogna contra terra il capo china, e Rime LXXX 6 Tanto disdegna qualunque la mira, / che fa chinare gli occhi di paura, i passi di If V 110 Quand'io intesi quell'anime o f f enne, / china' il viso, e ... il tenni basso (cfr. XVIII 47 bassando 'l viso); Pg III 44 e qui chinò la fronte, / e più non disse, e rimase turbato; VII 13 e poi chinò le ciglia, / e umilmente ritornò ver' lui. Anche in If XV 29 chinando la mano a la sua faccia, alla descrizione del gesto si accompagna quella di un indubbio impulso affettivo.

Non è altrettanto avvertibile tale ridondanza in If VI 92 [Ciacco] poi chinò la testa: / cadde con essa a par de li altri ciechi, per la cui struttura cfr. Pg VII 13; Pg II 40 l'occhio da presso nol sostenne [l'angelo], / ma chinail giuso (la ridondanza si avverte a livello allegorico); XI 73 Ascoltando chinai in giù la faccia (il rispetto per l'anima che parla è elemento non di primaria importanza nell'immagine). È assente in If XXI 100 (Ei chinavan li raffi), XXXI 140 (a me che stava a bada / di vederlo chinare [Anteo]), e in Pg IX 9 (chinava in giuso l'ale il terzo passo della notte), Pd XXX 3 (questo mondo / china già l'ombra quasi al letto piano, l'orizzonte), ove il verbo indica un'ora del giorno, in un'accezione quasi tecnica.

Il riflessivo ‛ chinarsi ' ha valore fisico-descrittivo in Pg XV 109 (E lui vedea chinarsi, per la morte /... inver' la terra) e If XXXI 126 (questi [Dante] può dar di quel che qui si brama; / però ti china e non torcer lo grifo); fisico-traslato in Pd XXX 86 (chinandomi a l'onda / che si deriva perché vi s'immegli).

Il participio ‛ chinato ' ha valore concreto in If II 128 (fioretti dal notturno gelo / chinati e chiusi), XXXI 144 (né, sì chinato, [Anteo] lì fece dimora, / e come albero in nave si levò) e Pg XII 69 ( fin che chinato givi [" finché andai sotto il masso, con il quale io, superbo, ero punito "]); ha valore traslato in XII 9 (avvegna che i pensieri / mi rimanessero e chinati [" umilmente prostrati "] e scemi).

Vocabolario
chinare
chinare v. tr. [lat. clīnare, dal gr. κλίνω]. – 1. Volgere o piegare in basso: ch. gli occhi, lo sguardo, le ciglia, abbassarli, guardare verso terra, anche in segno di pentimento, di umiliazione, di vergogna, o per ostinatezza; ch. il...
chino¹
chino1 chino1 agg. [part. pass. di chinare, senza suffisso]. – Chinato, rivolto in giù: stare col capo ch.; con la persona curva: A me che tutto chin con loro andava (Dante).
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