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CANCELLIERI, Dego

di Giancarlo Savino - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CANCELLIERI, Dego

Giancarlo Savino

Nacque a Pistoia verso la metà del sec. XIII, uno dei nove figli di Ranieri, dei Cancellieri di parte bianca. Nessun ragguaglio possediamo della sua vita familiare, ma numerose testimonianze della sua intensa attività pubblica. Il primo ricordo di lui risale al 1272 quando, ottenuto già il cingolo cavalleresco, esercitò l'ufficio di capitano del Popolo in Cremona. Per ordine di re Carlo d'Angiò, con lettera data in Siena, il 1º sett. 1273 assunse, per la durata di un anno, la carica di podestà di San Miniato. Fu certo merito suo l'affidamento a Giraldo da Como delle sculture ornamentali del pulpito del duomo, cominciate appunto nel 1274; un'iscrizione nel pulpito stesso reca memoria della sua podesteria. Dopo una breve sosta alla corte di Carlo d'Angiò, re di Sicilia, ottenne, verso la fine del 1274, la podesteria di Parma. Nel 1278 fu capitano del Popolo a Siena.

Di grande rilievo è la presenza del C. a Reggio Emilia, dove ancora esercitò la carica di capitano del Popolo dal 1º ag. 1280 al 1º febbr. 1281, un periodo di grave pubblico malcontento per l'esosità delle decime sacramentali imposte da parte del clero retto dal vescovo Guglielmo da Fogliano, nipote del papa Innocenzo IV. La controversia sorta tra Comune e vescovado prometteva di degenerare in una rivolta popolare quando, minacciando il vescovo gravi sanzioni ecclesiastiche, il C. e i ventiquattro Difensori del Popolo proposero al Consiglio generale, che li approvò, severi statuti contro la colletta di decime da parte di laici. Il provvedimento, rivolto contro i laici e non contro i chierici, per il duplice proposito di rispettare la libertà ecclesiastica e di indurre il vescovo ad una transazione (cioè ad una riduzione delle sue pretese di troppo gravi balzelli), provocò invece la scomunica del C., dei Ventiquattro e del Consiglio generale, e l'interdetto della città e del contado. Ma il Consiglio reagì alla scomunica mettendo a sua volta il clero reggiano al bando della vita civile, col divieto ai cittadini di pagare decime ad ecclesiastici e di avere con loro qualsiasi rapporto di convivenza o d'affari. Passarono così due mesi di grande tensione ed occorse l'arbitrato di una speciale commissione di cinquanta "sapientes", grazie al quale la controversia fu composta, ed il popolo ottenne il riconoscimento del proprio diritto di non sottostare all'imposizione delle pesanti decime vescovili.

Una simile contesa, in materia di decime, trovò il C. al suo ritorno a Pistoia nel 1281, ma non si ha notizia dell'esito che essa ebbe, né del ruolo che il C. vi svolse. Sempre a Pistoia, il C. fece parte nel 1285 del Consiglio comunale, entrando, nel marzo dello stesso anno, nella commissione dei trentasei "sapientes" incaricata di risolvere la controversia tra il Comune di Pistoia e quello di Lucca per il confine tra Serravalle e Montevettolini. Nel 1284 fu podestà di Piacenza, nel 1287 di San Gimignano, nel 1291 di Cesena, nominato a questo ufficio da Ildebrandino vescovo di Arezzo, legato della Romagna.

Morì nel 1293 per mano di un Vergiolesi. Essendo i Vergiolesi di parte bianca come il C., si poté ritenere che questa morte violenta fosse dipesa da ragioni non politiche ma personali.

Fonti e Bibl.: Pistoia, Arch. capitolare: C. 49: P. Arferuoli, Historie delle cose più notabili seguite in Toscana et altri luoghi et in particolare in Pistoia (ms. sec. XVII), I, p. 245; Arch. di Stato di Pistoia, P. L. Franchi, Familiario, ms., VI, c. 56; Liber censuum Comunis Pistorii, a cura di Q. Santoli, Pistoia 1915, docc. 475, 478, 542; S. Ammirato, Historia della famiglia Cancelliera di Pistoia, Firenze 1622, p. 9; S. Chiaramonti, Caesenae historia, Cesena 1641, p. 372; V. Capponi, Biografia pistoiese, Pistoia 1878, p. 85; Q. Santoli, D. dei C. di Pistoia e una questione di decime a Reggio Emilia nell'anno1280, in Bull.stor. pist., XVI (1914), pp. 113-183; L. Chiappelli, Studi stor. pistoiesi, I, Pistoia 1919, pp. 44, 126; R. Davidsohn, Storia di Firenze, II, 1, Firenze 1956, pp. 698 s.; VI, ibid. 1965, p. 57.

Vedi anche
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