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di Umberto Messina - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
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DIGA

Umberto Messina

(XII, p. 803; App. II, I, p. 780; App. III, I, p. 485; App. IV, I, p. 590)

La costruzione delle opere di sbarramento ha continuato ad avere, nello scorso decennio, notevole sviluppo, ma ben più differenziato che in passato fra i diversi paesi; sono state, infatti, relativamente limitate le realizzazioni nei paesi industrializzati, nei quali le utilizzazioni delle risorse avevano già raggiunto alti livelli, mentre numerose e ragguardevoli per le dimensioni sono state le opere avviate o compiute nei paesi in via di sviluppo.

In Italia è proseguita la realizzazione di opere di sbarramento, per invasi prevalentemente pluriuso, inseriti soprattutto nei programmi di sviluppo dei territori meridionali.

Si tratta spesso di opere impegnative per le difficili condizioni geologiche; fra le maggiori: in Calabria, la d. dell'Esaro, di calcestruzzo a gravità alta 118 m, e la d. del Metramo, di terra, alta 102 m; in Sardegna, la d. di Cantoniera Busachi sul Tirso (calcestruzzo a gravità) che, con l'altezza di 75 m, dovrà sommergere la d. ad archi multipli di Santa Chiara d'Ula realizzata nel 1923, e che costituì una significativa storica affermazione dell'ingegneria italiana.

Fra le opere costruite di recente o progettate all'estero, si possono segnalare la d. di El Cajon in Honduras, ad arco, terza nel mondo per altezza con 234 m (1985); la d. di materiali sciolti del Guavio in Colombia, alta 246 m, entrambe costruite da imprese italiane, mentre sta per iniziare in Cina, su un affluente dello Chang Jiang, la costruzione, anch'essa affidata a imprese italiane, della d. ad arco di Ertan, alta 245 m. In Nepal è previsto un progamma di costruzione di 12 d. di altezze fra i 150 e 260 m, da realizzare in materiali sciolti o calcestruzzo.

Per un quadro completo e aggiornato, la più recente statistica mondiale, alla quale ci si possa riferire, è quella fornita dal World Register of Dams (ultima edizione 1984), che dà informazioni, aggiornate al 1982, su 35.000 d. censite in tutto il mondo, aventi altezza eguale o superiore ai 15 m. Aspetto importante di questa documentazione è il fatto che, per la prima volta, si può tenere adeguato conto dello sviluppo della costruzione delle d. in Cina negli ultimi 30 anni, sviluppo del quale erano finora mancate attendibili informazioni; è infatti ora possibile valutare l'influenza dei relativi dati sulla consistenza mondiale delle opere di sbarramento e sulla loro ripartizione nei vari tipi strutturali.

Nel 1950 erano censite nel mondo 5196 d., fra le quali 8 in Cina (escludendo, s'intende, i grandi argini di terra presenti da tempi antichissimi in Oriente). Dal 1950 al 1982 in Cina sono state costruite 18.587 d., cioè 1,6 volte il numero di quelle realizzate nello stesso periodo nel resto del mondo; la Cina viene, così, ad avere attualmente un ruolo determinante possedendo il 53% delle d. esistenti. L'80% degli sbarramenti cinesi ha altezze fra 15 e 30 m; sono quasi tutti sbarramenti di materiali sciolti, cosicché la locale alta incidenza di tale tipo sposta nettamente a favore di quest'ultimo i rapporti con le altre soluzioni, rendendo ancora più evidenti gli effetti dell'evoluzione tecnica richiamati nella IV Appendice.

La tabella indica come attualmente si sia concretata l'evoluzione dell'impiego dei diversi tipi strutturali, che sono riportati secondo l'ordine decrescente delle attuali percentuali.

Inoltre, non soltanto si sono maggiormente diffuse le d. in materiali sciolti, ma nella loro categoria figurano ormai gli sbarramenti di massima altezza realizzati all'inizio degli anni Ottanta nel mondo (Rogun, 335 m, e Nurek, 317 m, entrambi in Russia).

Se la generale scarsità di risorse idriche, che si va manifestando in molte parti del mondo, rende la possibilità della loro razionale utilizzazione sempre più spesso dipendente dalla regolazione dei deflussi naturali con opere di invaso, d'altra parte, nel più recente periodo, i giudizi sulla fattibilità di tali opere sono stati condizionati, e in misura notevolmente crescente, dalle considerazioni sull'impatto ambientale dei serbatoi artificiali.

In effetti, la creazione di grandissimi invasi, dell'ordine delle decine di miliardi di metri cubi, soprattutto in Africa, Asia e Sud America − attualmente il serbatoio artificiale di massima capacità (204,8 miliardi di m3) è lo Owen Falls, realizzato in Uganda nel 1954 −, ha via via posto in evidenza gli effetti rilevanti, e non sempre favorevoli, di queste opere su molteplici fattori ambientali. Talvolta anche opere relativamente modeste possono avere innescato veri e propri disastri ecologici; inoltre incidenti, pur rarissimi, che hanno interessato o coinvolto opere di sbarramento, hanno provocato danni e perdite di vite umane.

Tutto ciò ha suscitato in vastissimi strati dell'opinione pubblica mondiale, fortemente sensibilizzata verso la salvaguardia dell'ambiente in generale, preoccupazioni che hanno indotto spesso a considerare anche le d. fra le insidie potenziali. Pur se una tale sensibilità si traduce in manifestazioni non di rado esasperate, ingiustificate, o pretestuose, non la si può disconoscere, e i più qualificati organismi tecnici rivolgono sempre maggiore attenzione alle problematiche dell'impatto ambientale di queste opere.

In Italia molto impegno è rivolto, specialmente negli ultimi anni e sotto l'impulso delle iniziative per la protezione civile, ai problemi di sicurezza delle dighe. Monitoraggio del comportamento delle opere, verifiche del loro stato di conservazione, tempestivi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria vengono intensamente condotti e controllati. Nel 1982 sono state aggiornate, a cura del ministero dei Lavori pubblici, le Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento.

In misura sempre più accentuata gli studi di progetto e di verifica di tutti i tipi di d., e in modo particolare di quelle a volta, utilizzano strumenti informatici estremamente potenti e flessibili. In sede di progetto di massima, programmi adatti a impiego interattivo da parte del progettista consentono, con visualizzazione su video, analogamente a quanto si fa per altre strutture, di definire la forma della d. e il suo adattamento alla morfologia del terreno; successivamente programmi speditivi, ma affidabili, rendono possibile un gran numero di analisi statiche e pseudodinamiche, fornendo, in pari tempo, i primi elementi di valutazioni economiche per le soluzioni esaminate.

In sede, poi, di verifica delle progettazioni esecutive, specie per le strutture arcuate, modelli numerici a elementi finiti per geometria tridimensionale, nei quali è spesso riprodotta un'adeguata parte della roccia di fondazione, si avvalgono di potenti elaboratori con tendenza a sempre maggiori potenzialità per ridurre i tempi di calcolo e rendere automatiche molte operazioni.

La realizzazione di tutti i tipi di d. si appoggia alla generale evoluzione tecnologica dei metodi di costruzione, dei materiali e dei mezzi d'opera intesa soprattutto alla riduzione dei costi e tempi di costruzione. Da segnalare, anche per i suoi aspetti relativamente innovativi, l'introduzione del calcestruzzo rullato; alla messa a punto della tecnologia di costituzione e di posa di quest'ultimo si sono dedicati, per vie diverse, tecnici italiani, statunitensi, inglesi, giapponesi. Si tratta di un calcestruzzo di opportune caratteristiche da porre in opera in getti continui con mezzi di compattazione mutuati dalle tecniche di costruzione delle d. di materiali sciolti e adatto per opere in cui non sono richieste elevate caratteristiche di resistenza meccanica. Negli anni Ottanta, con questo procedimento, sono state realizzate in varie parti del mondo 28 d., mentre oltre 40 sono in costruzione. Vedi tav. f. t.

Bibl.: F. Arredi, Opere di regolazione. Cinquanta anni di ingegneria italiana dell'acqua, L'Aquila 1981; ICOLD, World Register of Dams, Parigi 1984; Id., Transactions of the XVI Congress of the International Commission on Large Dams, S. Francisco 1988; F. Arredi, Le opere di regolazione e di derivazione - Costruzioni idrauliche, vol. 3° e 4°, Torino 1988.

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