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discriminazione

di Angelo Castaldo - Dizionario di Economia e Finanza (2012)
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discriminazione

Angelo Castaldo

Nella micro e nella macroeconomia, la d. in generale si riferisce alle minori opportunità di occupazione, di servizi al consumo e di salario e carriera (➔ discriminazione salariale) offerti a componenti della popolazione o della forza lavoro ingiustamente considerate di minore rilevanza o qualità (a causa del colore della pelle, del genere, della religione, del Paese di provenienza). In microeconomia, la d. di prezzo fa riferimento alla condotta del monopolista di praticare prezzi differenziati. In finanza pubblica, il termine definisce i criteri di ripartizione dell’onere dell’imposta attraverso cui applicare il principio della capacità contributiva. Si utilizza nell’ambito delle teorie del sacrificio (➔ anche sacrificio, criteri del), volte a giustificare le ragioni della progressività delle imposte.

La discriminazione in finanza pubblica

Nell’ambito della costruzione di un sistema tributario, la scelta di come ripartire le imposte tra i cittadini, in funzione dei diversi obiettivi che si intendono perseguire con la fiscalità, può fondarsi sul criterio della capacità contributiva (capacità a pagare) o su quello del beneficio o controprestazione (➔ beneficio, principio del).

Nei casi in cui il criterio scelto sia quello della capacità contributiva, la tassazione deve essere strutturata in modo da infliggere un medesimo sacrificio ai contribuenti (J.S. Mill, Principles of political economy, 1848). Al fine di garantire un sacrificio uguale, un primo semplice criterio economico da seguire impone al contribuente di pagare un tributo commisurato al proprio livello di reddito. Considerato che alla base del diverso trattamento (d.) è posta una variabile quantitativa (reddito monetario), tale operazione di differenziazione nel trattamento operata dal sistema tributario viene definita d. quantitativa.

Tuttavia, oltre al livello del reddito, al fine di cogliere la vera capacità dei contribuenti  è possibile prendere in considerazione una ulteriore variabile, quella relativa alla natura del reddito monetario da quantificare. Un salario e un reddito da capitale possono produrre una medesima entrata monetaria: se si applicasse solo la d. quantitiva, non vi sarebbe alcuna ragione per utilizzare trattamenti fiscali differenziati. Tuttavia, il costo per produrli, in termini di sforzo, appare diverso. Infatti, mentre quello sopportato per avere un salario è rappresentato dal sacrificio associato alle ore lavorate, il costo sopportato per chi produce reddito di capitale è quello legato al costo opportunità del mancato consumo; quest’ultimo, inoltre, dovrebbe essere maggiorato del fattore rischio, notevolmente più elevato per il reddito da capitale. A parità di introito, infatti, laddove si voglia seguire il principio di infliggere un eguale sacrificio ai contribuenti, appare opportuno tenere in considerazione il diverso costo sopportato per produrre quel determinato livello reddituale. In altre parole, oltre al principio di d. quantitativa, al fine di preservare il principio della parità di sacrificio, si tende talvolta a introdurre una ulteriore e diversa ragione di trattamento differenziato tra i contribuenti. Pertanto, la ripartizione dell’onere impositivo dovrebbe fondarsi anche sulla differenziazione per tipologia di reddito. In questo caso, considerato che alla base del diverso trattamento è posta una variabile qualitativa (reddito da capitale, reddito da lavoro), tale operazione di differenziazione nel trattamento operata dal sistema tributario viene definita d. qualitativa.

La discriminazione di prezzo in microeconomia

Le tipologie di d. possibili vengono classificate come d. di primo, secondo e terzo grado. Nel caso della d. di primo grado, il monopolista pone in essere un tipo di d. completa e riesce ad appropriarsi dell’intero surplus (➔) del consumatore. In pratica, il monopolista applica un prezzo diverso per ogni unità del bene, discriminando sia per il tipo di consumatore sia per l’unità del bene venduto. Quella di secondo grado, invece, consiste nella d. di prezzo in base alle quantità vendute ed è molto ricorrente, soprattutto nei casi degli sconti applicati agli acquisti multipli. Infine, la d. di terzo grado si basa su una differenziazione dei prezzi in funzione della diversa tipologia di consumatore con cui l’impresa si trova a dover trattare. Si pensi alla scontistica applicata in funzione dell’età del consumatore (per es., ingresso a musei o teatri, trasporto ferroviario ecc.).

Vedi anche
razzismo Concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la 'purezza' e il predominio della 'razza superiore'. razzismo - approfondimento di Sergio Parmentola In ... monopolio È una forma di mercato caratterizzata dall’accentramento dell’offerta o della domanda nelle mani di un solo venditore o di un solo compratore (monopolio unilaterale) o di entrambi (monopolio bilaterale) e di conseguente chiusura del mercato stesso. Per questa sua caratteristica, le posizioni di monopolio ... razza Raggruppamento di individui che presentano un insieme di caratteri fisici ereditari comuni. Nel caso dell’uomo, tali caratteri si riferiscono a caratteristiche somatiche (colore della pelle, tipo di capelli, forma del viso, del naso, degli occhi ecc.), indipendentemente da nazionalità, lingua, costumi, ... omosessualità omosessualità Tendenza a rivolgere l’interesse libidico verso persone del proprio sesso, che può essere presente in forme e gradi diversi, ora latente e inconsapevole, ora manifesta e più o meno inibita o realizzata come pratica erotica. ● In passato venivano utilizzati come sinonimi di omosessualita ...
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  • discriminazione
    Enciclopedia on line
    Distinzione, diversificazione o differenziazione, operata fra persone, cose, casi o situazioni. Diritto Principio di non discriminazione Principio che vieta, in via generale, l’applicazione di un trattamento diverso in situazioni che si presentano sostanzialmente uguali. Nato in ambito internazionale, ...
Vocabolario
discriminazióne
discriminazione discriminazióne s. f. [dal lat. tardo discriminatio -onis]. – 1. Il fatto di discriminare o di essere discriminato; distinzione, diversificazione o differenziazione operata fra persone, cose, casi o situazioni: fare, non...
discriminazione positiva
discriminazione positiva loc. s.le f. Disparità di trattamento in favore di chi appartiene a una minoranza, a una categoria debole. ◆ Sempre nella tabella, sono elencati i settori di appartenenza delle Fie [Foreign Invested Enterprise]...
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