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FATTORI, Domenico

di Maria Barbara Guerrieri Borsoi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)
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FATTORI, Domenico (detto il Corazza)

Maria Barbara Guerrieri Borsoi

Non se ne conosce il luogo di nascita; figlio di Antonio da Fermo e di Angela Ortelli, nacque verosimilmente tra il 1705 e il 1710, come attestano due documenti. Nel primo del 1717, i genitori sono registrati per la prima volta nella parrocchia romana di S. Susanna e l'età del F. indicata nello Stato delle anime è di dodici anni (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Susanna, Stato delle anime 1717, casa 681: Famiglie venute dopo Pasqua); il secondo è l'atto di morte del F., avvenuta il 27 dic. 1780, nel quale egli risulta con i nomi di Domenico, Tommaso, Nicola ed è detto figlio di Antonio o "d'Allori", della diocesi di Fermo, di circa settant'anni (ibid., Libro dei morti 1756-1787, c. 153v). Antonio è frequentemente chiamato Corazza, come molti altri residenti nella zona, ed è probabile che facesse parte della guardia pontificia a cavallo, detta delle corazze, stanziata in quest'area. Non sorprende pertanto che anche il F. sia indicato in un testo settecentesco con il soprannome di Corazza (cfr. Indicazione antiquaria..., 1785, pp. 46, 48). Nel 1748 il F. sposò Rosa Poggi di Benedetto, vedova di Giovanni Sala, e si stabili prima in casa del padre Antonio, quindi in via Felice (Arch.... Vicariato, S. Susanna, Libro dei matrimoni 1716-1773, c. 122; Licenze matrimoniali 1725-1760, in data 11 giugno 1748; entrambi gli atti sono intestati a Tommaso Nicola; Stati delle anime 1749, c. 49). Da questa unione nacquero vari figli: si ha notizia di Giovanna, Serafino, che fu suo collaboratore, Ignazio, Teresa e Anna.

Il primo maschio, sempre sulla base dell'età indicata in alcuni Stati delle anime, sembra essere nato nel 1753-1754, ma nella registrazione del 1753 non compare e la famiglia non si rintraccia negli anni immediatamente successivi (l'età di Serafino indicata nel 1771 è di 17 anni, nel 1775 di 22: Stati delle anime, anni indicati, cc. 16, 46; indicazione della parrocchia di residenza del pittore: segnalazione di O. Michel).

Nulla sappiamo della sua formazione, che comunque dovette avvenire a Roma, visti i dati biografici indicati. Gli unici lavori menzionati dalla bibliografia antica sono quelli all'interno di villa Albani: qui "Fattori detto il Corazza" dipinse due volte del portico semicircolare antistante il caffeaus, oggi non più visibili (Indicazione antiquaria..., 1785, pp. 46, 48), e soprattutto operò nell'edificio detto "Bigliardo", insieme con Serafino (ibid., p. 30). La menzione specifica del figlio induce a collocare la datazione delle decorazioni del "Bigliardo" almeno negli anni Settanta, poiché Serafino non poteva avere sufficiente maturità prima di quel periodo.

Röttgen (1982) afferma che il F. e suo figlio Serafino non possono essere stati i soli autori della decorazione e, a parere di chi scrive, il loro intervento si può riconoscere nei paesaggi dei tre vani comunicanti con il locale maggiore di questo edificio. Un esame più approfondito si potrà compiere solo quando verrà studiata nel suo complesso tutta questa decorazione, ove era comunque sicuramente presente anche N. La Piccola. La menzione delle opere dei Fattori contenuta nella guida citata della villa del 1785 scompare nei testi successivi e viene ripresa solo negli ultimi anni (Belli Barsali, 1970, p. 316, cita solo Serafino).

Risultano assegnabili al F. altre opere sulla base di riscontri documentari ancora inediti.

Nel 1761-1762 lavorò nella villa Belpoggio di Frascati, ove esegui un complesso cospicuo di pitture, visto l'elevato compenso percepito di 523 scudi (Roma, Archivio Pallavicini, A 7/53, carte non num.). Si tratta delle prime opere documentate in ordine cronologico che i pagamenti dicono eseguite a guazzo, nel 1761 "nella sala e volta" e genericamente al pianterreno l'anno successivo. Questi lavori si collocano nel quadro di una campagna decorativa nella villa di proprietà di Giovan Battista Rospigliosi, al quale erano da poco pervenuti i beni di Nicolò Maria Pallavicini, privo di discendenti diretti. La villa è stata distrutta e niente sussiste della decorazione.

Nel 1773 risulta attivo a palazzo Borghese come pittore "paesista": "l'importo della pittura fatta nella galleria terrena ... di tutti li paesini nella loggia verso Ripetta, e risarciti e ritoccati molti altri paesi malandati nella stanza accanto" è di 40 scudi, saldato il 15 aprile. In questo contesto lavorò accanto a Francesco Penna, figurista, e Pietro Rotati, ornatista (Arch. segr. Vaticano, Fondo Borghese, b. 8253: Artisti del principe Borghese 1773-1777, c. 39; Ibid., b. 5839: Filza mandati S. Spirito, nn. 31, 51).

Nel 1779 il F. fu pagato 45 scudi per i due paesi dipinti nel salone della villa del barone Pietro Piccolomini a Frascati. Stranamente questo conto, firmato dall'artista, è stato rintracciato tra le carte spettanti all'eredità del cardinale Alessandro Albani (Röttgen, 1982, p. 107). In questa villa, oggi nota come Lancellotti, l'intervento del F. dovette essere più ampio, poiché gli sono assegnabili anche le pitture della volta del cosiddetto camerino settecentesco, che hanno una spiccata vicinanza stilistica con quelle del Bigliardo di villa Albani, come già notato dal Borghini (1981, p. 44).

Lo stesso studioso ha attribuito al F. i paesaggi del cosiddetto salone Albani nell'episcopio di Ostia Antica. Questo locale fu ottenuto nel 1776 c. tramezzando un grande salone che nella parte piccola, volta verso l'esterno dell'edificio, fu decorato con paesaggi e scene figurate (queste ultirne di N. La Piccola). Il lavoro fu eseguito per volontà del cardinale Giovan Francesco Albani, il che ha spinto il Borghini (1981) a cercare tra gli artisti attivi per questa famiglia gli autori delle decorazioni, oggi in gran parte rirnosse per il recupero dei sottostanti affreschi rinascimentali.

Le poche opere note del F. mostrano i modi correnti della pittura di paesaggio della seconda metà del Settecento con una predilezione per i colori chiari, i tagli prospettici ampi e dilatati, le inserzioni di figure umane viste con gusto aneddotico. Le citazioni ricordate testimoniano per ora un'esclusiva pratica della pittura murale ma è probabile che ulteriori indagini d'archivio consentano un ampliamento di questo limitato catalogo.

Fonti e Bibl.: [S. A. Morcelli], Indicazione antiquaria per la villa suburbana dell'eccellentissima casa Albani, Roma 1785, pp. 30, 46, 48; I. Belli Barsali, Ville di Roma, Roma 1970, p. 316; P. Petraroia, Villa Lancellotti, in Villa e paese. Dimore nobili del Tuscolo e di Marino, catal. a cura di A. M. Tantillo Mignosi, Roma 1980, pp. 198 ss.; G. Borghini, Peruzzi, Cesare da Sesto e altre presenze nell'episcopio di Raffaele Riario ad Ostia, in Quaderni di Palazzo Venezia, I (1981), pp. 42, 44; S. Röttgen, Die Villa Albani und ihre Bauten, in Forschungen zur Villa Albani, Berlin 1982, pp. 104, 107.

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). Marino Comune della prov. di Roma (26,1 km2 con 38.225 ab. nel 2008). Produzione di vino; industrie alimentari, meccaniche e grafico-editoriali. ● Nel centro, sorto presso il sito dell’antica Castrimoenium e già feudo e fortezza degli Orsini, poi dei Colonna, notevoli il Palazzo Colonna, ora municipio, la ... loggia architettura In senso generico, organismo architettonico aperto su uno o più lati, sorretto da pilastri o colonne. La loggia è nota e usata in tutti i tempi (loggetta delle Cariatidi nell’Eretteo sull’Acropoli di Atene; in edifici medievali, loggia del palazzo dei Papi a Viterbo o del Palazzo Ducale ... villa Nella terminologia edilizia moderna, tipo di abitazione unifamiliare, di un certo lusso, accompagnata da un giardino più o meno esteso. ● Nella corografia medievale, piccolo centro rurale comprendente svariate e distinte aziende agricole. Traccia di questo significato rimane ancor oggi in toponimi del ...
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