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BURCI, Enrico

di Mario Crespi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)
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BURCI, Enrico

Mario Crespi

Nacque a Firenze il 26 maggio 1862 da Gaetano e da Laura Zagri-Chelli. Si laureò in medicina e chirurgia nell'università di Pisa nel 1885. Uno zio paterno, Carlo Burci, fu un celebre chirurgo; i suoi primi maestri in chirurgia furono G. Corradi e P. Landi. Divenuto subito dopo la laurea, nel 1886, assistente effettivo presso la clinica chirurgica di Pisa, per circa tre anni il B. concentrò il suo interesse su argomenti di fisiopatologia sperimentale, di patologia generale, di igiene; in seguito si dedicò esclusivamente alla pratica chirurgica e allo studio di argomenti di patologia di interesse chirurgico. Dopo aver prestato servizio nei R.R. Ospedali di Pisa in qualità di chirurgo primario, nel 1892 conseguì la libera docenza in patologia chirurgica e nel 1898 quella in clinica chirurgica e medicina operatoria. Professore straordinario di patologia chirurgica a Padova nel 1899-900, e nel 1902 a Firenze professore di patologia chirurgica nell'Istituto di studi superiori e direttore della clinica chirurgica pediatrica dell'ospedale Mayer, nel 1903 divenne titolare della cattedra di clinica chirurgica dell'università di Firenze. Durante la guerra balcanica nel 1912 diresse una importante unità sanitaria militare in Serbia; durante quella del 1915-18 fu consulente chirurgo negli ospedali militari del corpo d'armata di Firenze e presidente del comitato sanitario regionale del dipartimento di Firenze e La Spezia. Fu inoltre ispettore straordinario nazionale per l'assistenza ai mutilati e agli invalidi di guerra nel 1916 e presidente della delegazione italiana nel Comitato interalleato per l'assistenza degli invalidi di guerra nel 1917. Dal 1926 al 1930 fu rettore dell'università di Firenze.

Il B. fu autore di ben 124 pubblicazioni e vantò una casistica clinica di oltre 30.000 interventi. Nel primo periodo della sua attività condusse studi accurati soprattutto in campo batteriologico, alcuni dei quali particolarmente originali e interessanti, anche per i loro riflessi pratici (Contributo alla conoscenza del potere patogeno del Bacillus Pyogenus Foetidus. Nota clinica, Pisa 1892 [estr. della Riv. gener. ital. di clin. medica, IV, 1891]; Sulla mutabilità di alcuni caratteri biologici del Bac. Coli comune, Pisa 1892). Ma ben presto il B. cominciò ad affrontare quegli argomenti di patologia chirurgica e di medicina operatoria che dovevano rappresentare il settore di studi preferito. Fu autore di interessanti ricerche sulla patogenesi e sul processo di guarigione della peritonite tubercolare, sulle localizzazioni extragenitali del gonococco, sull'actinomicosi dell'uomo; escogitò nuovi processi operatori e introdusse tecniche chirurgiche personali, che furono più tardi largamente seguite dagli altri chirurghi, quali la nefropessia, la riduzione dell'ernia ombelicale e di quella epigastrica, la resezione epatica e degli organi parenchimatosi in genere mediante sutura incavigliata semplice o combinata con legatura elastica. I suoi lavori nel campo della chirurgia intestinale contribuirono validamente alla soluzione di delicati problemi tecnici, rappresentati principalmente dalla difficoltà di intervenire in condizioni di asepsi e di operare correttamente sull'intestino (Ricerche sperimentali sopra alcuni mezzi che possono servire a diminuire i pericoli delle sepsi nelle operazioni del tubo digerente, Firenze 1894 [estr. da Lo Sperimentale, XLVIII, sez. clinica]; Le enterostasi durante le operazioni sull'intestino. Proposta di un nuovo enterostato, Firenze 1896 [estr. da La settimana medica dello Sperimentale, L]; Ricerche sperimentali sulla enterostasi, Pisa 1897; Sul saldamento della mucosa intestinale ravvicinata mediante la sutura, Firenze 1897 [estr. da La settimana medica dello Sperimentale, LI]). Di particolare rilievo fu, soprattutto, l'opera del B. nel campo della chirurgia vascolare: i progressi che si erano registrati in questo settore, dovuti in larga misura ai problemi terapeutici imposti dalle lesioni traumatiche e dalle dilatazioni aneurismatiche, consistevano essenzialmente nelle perfezionate conoscenze anatomo-topografiche, e nella conseguente precisazione dei vari tratti arteriosi o venosi ove poter effettuare le legature rispettando i circoli collaterali, e nelle corrette tecniche di tali interventi. Fu opera del B. l'aver dimostrato la possibilità di suturare i vasi sanguigni ripristinandone la continuità e conservandone la pervietà del lume, e di aver descritto le metodiche idonee a tale processo operativo per le arterie e per le vene. Egli iniziò i suoi esperimenti con poveri mezzi, non più che due semplici pinze emostatiche con le branche rivestite da tubicini di gomma e un sottile ago da sutura; ma questo strumentario gli fu sufficiente a effettuare la riparazione di ferite longitudinali e trasverse dei vasi sanguigni e a praticare brillanti interventi di anastomosi termino-laterali e termino-terminali, i quali ultimi sono oggi di comune impiego nella moderna chirurgia cardiovascolare. Nel corso delle sue ricerche in questo settore, il B. dimostrò sperimentalmente la possibilità di decorticare le arterie mediante l'asportazione della tunica avventiziale, senza determinare lesioni anatomiche e funzionali del vaso: tale tecnica fu successivamente perfezionata e impiegata nella terapia delle arteriopatie obliteranti, grazie soprattutto alla genialità di R. Leriche che, riprendendo precedenti studi sull'argomento, introdusse il processo operatorio nella cura della causalgia (De la causalgie envisagée comme une névrite du sympathique et de son traitement par la dénudation et l'excision des plexus nerveux périartériels, in LaPresse méd., XXIV[1916], pp. 178-180). Al B. spetta dunque il merito di aver dato inizio agli studi clinici e sperimentali di chirurgia vascolare e di aver intrapreso la sistemazione nosografica delle vasculopatie di interesse chirurgico (Malattie chirurgiche delle arterie, in Trattato ital. di chirurgia..., Milano s.d., II, parte 2, pp. 75-172; Malattie delle vene [con Q. Vignolo], ibid., pp. 173-189).

Il B. morì a Firenze il 30 ott. 1933.

Bibl.: G. F., Prof. E. B., in Pensiero medico, XVIII (1929), pp. 748-49; D. Taddei, E. B., in Policlinico, sez. pratica, XL (1933), pp. 1835-36; C. Righetti, Comm. del prof. E. B., estratto da Boll. d. Acc. pugliese di scienze, IX (1933); E. B., in Riv. di ter. moderna e di med. pratica, XXVI (1933), p. 55; G. D'Agata, E. B., in Riv. san. sicil., XXI (1933), p. 1779; J. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragendenÄrzte..., I, pp. 201-02.

Vedi anche
arteria Vaso sanguifero che trasporta in senso centrifugo il sangue proveniente dai ventricoli cardiaci: dal ventricolo destro le arteria del piccolo circolo convogliano il sangue ai polmoni; dal ventricolo sinistro le arteria della grande circolazione distribuiscono il sangue all’intero organismo. Struttura Nella ... patologia Lo studio dei problemi relativi alle malattie dell’uomo (patologia umana) e degli animali (patologia veterinaria; ➔ veterinaria); comprende diverse specializzazioni, e denominazioni, con riferimento alla natura dei problemi, agli elementi anatomici che sono oggetto di studio, all’eziologia delle alterazioni, ... salute Stato di benessere fisico e psichico, espressione di normalità strutturale e funzionale dell’organismo considerato nel suo insieme; il concetto di salute non corrisponde pertanto alla semplice assenza di malattie o di lesioni evolutive in atto, di deficit funzionali, di gravi mutilazioni, di rilevanti ... terapia Studio e attuazione concreta dei mezzi e dei metodi per combattere le malattie. botanica La terapia vegetale (o fitoterapia) studia i rimedi, la loro somministrazione e la loro azione sulle piante e sugli eventuali loro parassiti. La terapia in senso stretto cura le malattie già in atto, e può essere ...
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