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estetica trascendentale

Dizionario di filosofia (2009)
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estetica trascendentale


Prima parte della Dottrina trascendentale degli elementi, che insieme alla Dottrina trascendentale del metodo forma l’opera maggiore di Kant, la Critica della ragion pura (➔) (1781, 2a ed. 1787). Secondo Kant, le fonti della conoscenza umana sono due: la sensibilità e l’intelletto. Nell’estetica, Kant si propone di «isolare» la sensibilità, cioè di separare tutto ciò che l’intelletto pensa mediante i suoi concetti da ciò che è invece dato alla conoscenza umana tramite l’intuizione sensibile. L’estetica è dunque intesa anzitutto come una scienza della sensibilità: conformemente all’etimo della parola (αἴσϑησις «sensazione»), e diversamente dall’uso che del termine aveva fatto Baumgarten per delimitare l’ambito di una critica del gusto e di una dottrina del bello (Aesthetica, 1750); a questo uso, peraltro, si atterrà in seguito lo stesso Kant nella Critica del giudizio (➔) (1790). Tale indagine è detta poi «trascendentale» perché volta a isolare tutto ciò che la sensibilità contiene a priori: non dunque ciò che essa fornisce mediante la sensazione, che è sempre a posteriori e suppone che sia dato l’oggetto cui la sensazione si riferisce, bensì la forma in cui le sensazioni sono «ordinate», la quale forma «si ritroverà a priori nell’animo». La tesi principale dell’e. t. è infatti che spazio e tempo sono forme della sensibilità: non concetti ma intuizioni; non intuizioni empiriche, ma pure. La loro costituzione non dipende perciò dall’oggetto reale dei sensi o della sensazione ma è data a priori. Lo spazio risulta così essere la forma di tutti i fenomeni esterni, il tempo la forma del senso interno, ma mediatamente anche la forma del senso esterno, poiché tutto ciò che è percepito nello spazio è anche percepito nel tempo (mentre non vale il contrario). È peraltro caratteristico della Critica che i concetti siano in essa costantemente ridefiniti, a seconda della sede in cui occorrono. La dottrina kantiana dello spazio e del tempo esorbita, in effetti, dai confini dell’e. t. e, di fatto, le riprese posteriori della problematica kantiana della sensibilità si riferiscono più volentieri al problema dello schematismo, cioè della sensibilizzazione dei concetti e della fondazione del loro uso nell’esperienza, in cui di nuovo intervengono le forme della sensibilità, che non alle tesi che Kant dà per dimostrate già nell’ambito dell’e. t.; tali tesi sono: sul piano epistemologico, che la possibilità della matematica come conoscenza sintetica a priori può essere spiegata unicamente in base alla natura di intuizione pura dello spazio e del tempo; sul piano ontologico, che tutto ciò che viene rappresentato nello spazio e nel tempo è fenomeno e non cosa in sé. Kant ritiene con ciò di avere dimostrato la «realtà empirica» e «l’idealità trascendentale» delle forme dell’intuizione, e, in questo modo, che rimane del tutto problematico il significato di ciò che è rea- le indipendentemente dalle condizioni (formali, ideali o trascendentali) in cui esso è dato. Il progetto di un’e. t. è stato rilanciato, nel corso del Novecento, da Husserl, nell’ambito di una chiarificazione fenomenologica «dell’essenza delle datità dell’esperienza che parte dagli elementi più ovvi ed elementari» (Ding und Raum), cioè dallo strato dell’esperienza che precede le formazioni concettuali e giudicative. In realtà, le questioni di «costituzione» che Husserl affronta non concernono solo la struttura del mondo sensibile, ma anche il modo in cui sul terreno della sensibilità trovano la loro fondazione le formazioni superiori di senso. Nell’ambito dell’e. t. fenomenologica rientra così una serie di problemi (la costituzione della cosalità fisica e del corpo proprio, la natura di sensazione, affezione, percezione; il sistema delle cinestesie, l’analisi delle associazioni originarie, la costituzione dello spazio e del tempo, la struttura dei campi sensibili, l’origine dell’intenzionalità, la genesi trascendentale, ecc.) di grande fecondità teorica, che hanno dato nuova linfa alla riproposizione dell’estetica nel suo significato generale di scienza della sensibilità.

Vedi anche
Immanuel Kant Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, Kant, Immanuel ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, dove compì gli studî medî, e s'iscrisse quindi all'università. Seguace dapprima del ... trascendentale Nel linguaggio della filosofia scolastica, attributo di proprietà o attributi, che sono al di sopra di tutte le categorie, sorpassando in estensione tutti quanti i generi. In I. Kant il termine designa l’‘a priori’, come ciò che non deriva dall’esperienza, ma è condizione del costituirsi di essa. Si ... forma botanica forma biologica Insieme di piante che, anche se sistematicamente lontane, hanno in comune caratteri ecologici e di adattamento. Tra i vari sistemi di classificazione delle forma biologiche, il più noto è quello di C. Raunkiaer, basato sull’adattamento delle piante alle condizioni ambientali ... sapére sapére L'insieme delle conoscenze che si sono acquisite con lo studio o attraverso l'esperienza, o che comunque si possiedono.
Tag
  • CRITICA DELLA RAGION PURA
  • CRITICA DEL GIUDIZIO
  • EPISTEMOLOGICO
  • ONTOLOGICO
  • INTELLETTO
Vocabolario
estètica
estetica estètica s. f. [dal lat. mod. aesthetica (coniato da A. G. Baumgarten, 1735), femm. sostantivato del gr. αἰσϑητικός: v. estetico]. – 1. Letteralmente, dottrina della conoscenza sensibile (sign. che il termine ha ancora in E. Kant:...
trascendentale
trascendentale agg. [dal lat. mediev. transcendentalis, der. del lat. class. transcendĕre: v. trascendere]. – In senso generico, che trascende, cioè va oltre, supera certi limiti, un certo grado, un certo ordine. In partic.: 1. In filosofia,...
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