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CURELLI, Eusebio

di Giuseppe Radole - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)
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CURELLI (Curellich), Eusebio

Giuseppe Radole

Nacque a Trieste il 14 ag. 1876 da Giuseppe e Lucia Jeusek. Iniziò gli studi musicali con F. Terzon, modestissimo organista della chiesa di S. Giacomo. Dotato però di qualità musicali innate, a soli quindici anni poteva sostituire all'organo il suo maestro e superarlo. Continuò con il celebre maestro di cappella di S. Giusto G. Rota, dal quale apprese anche elementi di composizione. Poco più che ventenne diede inizio a Venezia a una promettente carriera teatrale di maestro sostituto, che abbandonò per rientrare a Trieste, preferendo il posto di organista e direttore di cappella della chiesa di S. Antonio Nuovo che tenne dal 1904 al 1930. Già anziano fu nominato organista della cattedrale di S. Giusto, dove rimase dall'aprile del 1938 sino alle dimissioni, presentate il 1° marzo 1944, quando si accorse che le mani, prima avvisaglia della fine, non intervenivano più a tempo.

Pianista accompagnatore dei più apprezzati che Trieste abbia mai conosciuto, egli si trovò ad operare in un momento in cui per la scomparsa del violinista G. Heller (avvenuta nel 1901), direttore musicale del Casino Schiller, la vita musicale cittadina stava illanguidendo. Quel momento fu superato dall'apparizione del C. e di A. Jancovich, che si trovarono uniti nelle stesse aspirazioni, binomio incancellabile nelle più svariate combinazioni di musica da camera, cui si aggregarono altri artisti nelle esecuzioni di trii, quartetti, quintetti e altre formazioni cameristiche. Per più di trent'anni essi dominarono nel campo musicale cittadino, rendendo familiare al pubblico tutto il repertorio cameristico dal periodo preclassico al postromantico, e portando il nome di Trieste nei maggiori centri europei e d'America.

In questi complessi cameristici il C. era il vero dominatore e trascinatore, sempre però equilibrato sia nell'accompagnamento, sia nelle alternanze delle sonorità e dei ritmi. Alla tastiera egli sedeva immobile, movendo soltanto i polsi e le dita, di una agilità e forza incredibili, secondo un metodo giudicato antiquato, quando fu instaurata la rotazione del braccio e la sua libera caduta.

A causa della sua estrema timidezza, non suonò mai da solo in pubblico né mai volle emigrare da Trieste, cui era morbosamente attaccato, pur avendo ricevuto moltissime e ripetute sollecitazioni da parte di celebri artisti (P. Casals, E. Caruso, R. Stracciari, B. Hubermann, ecc.), i quali, esperimentatolo nei loro concerti triestini come impareggiabile accompagnatore, avrebbero voluto averlo con sé nelle loro tournées. La timidezza però spariva quando faceva musica e quando dava lezione al conservatorio G. Verdi, della cui fondazione nel 1904 fu ardente promotore. Era ritenuto il migliore insegnante della regione e coltivò centinaia di allievi, di cui il più illustre il pianista Dario De Rosa del Trio di Trieste. Favorevolmente conosciuto in tutti i centri musicali italiani, ebbe incarichi d'esaminatore in diversi conservatori.

Ardente patriota ed irredentista, collaborò, sotto il dominio austriaco, a moltissimi concerti in favore della Associazione italiana di beneficenza.

Fu più volte utilizzato dal teatro comunale G. Verdi come maestro sostituto, guadagnandosi la stima di illustri direttori.

L'ultimo periodo della vita lo trascorse in una casa di cura di Gorizia, dove si spense il 30 genn. 1945.

Bibl.: G. Hermet, La vita musicale a Trieste 1801-1944con speciale riguardo della musica vocale, Trieste 1947, pp. 17-20; V. Levi, La vita musicale a Trieste..., Milano 1968, pp. 58 s.; G. Radole, La civica cappella di S. Giusto in Trieste, Trieste 1970, p. 76; C. Barison, Trieste città musicalissima, Trieste 1976, p. 20; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. d. musicisti, Roma 1922, pp. 160 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 395.

Vedi anche
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