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CUCCUMOS, Filippo

di Lucia Arbace - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)
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CUCCUMOS (Cuccomos, Coccumos), Filippo

Lucia Arbace

Figlio di Giulio, fu il fondatore della prima manifattura di porcellane sorta a Roma nel sec. XVIII; ricordato con il titolo di capitano, è documentato come imprenditore tra il 1761 e il 1792. La ricostruzione delle vicendestoriche della fabbrica del C. è affidata agli atti di un processo (Archivio di Stato di Roma, Camerale 2, b. 10) riesaminati di recente dalla Mottola Molfino (1977). L'11 ag. 1761 il C. ed i suoi soci (conosciamo soltanto il nome di Samuel Hietz, un arcanista sassone inizialmente partecipe dell'impresa) con un chirografo del papa Clemente XIII ottennero la concessione di notevolissimi benefici fiscali e daziari ed un diritto di privativa della durata di quaranta anni per produrre porcellane in pasta dura. In cambio di tali privilegi il C. si impegnava a consegnare annualmente nel giorno della festa dei Ss. Pietro e Paolo (29 giugno) una statua di santo in porcellana. Dagli atti processuali si apprende che l'imprenditore fidava nell'aiuto di maestri stranieri ed era riuscito a rintracciare le terre adatte alla lavorazione. La manifattura non ebbe vita facile se già tre anni più tardi era costretta a chiedere un prestito alla stessa Camera apostolica. I documenti pontifici tacciono sugli avvenimenti compresi tra il 1764 ed il 1781; una testimonianza è fornita dall'abate Grisellini il quale scrive sulle pagine del Giornale d'Italia spettante alla scienza naturale ..., (Venezia 1766, tav. III, p. 218) che "... tutto andò in fumo, perché l'imprenditore allo spirito di somma loquacità ed impostura non aggiungeva delle cognizioni in tal materia".

Che la manifattura non abbia conseguito i risultati sperati lo si evince dalla rarità delle opere: attualmente il catalogo comprende soltanto tre lavori, cui si aggiunge una Deposizione segnalata da Fortnum-Drury (1873) come esistente a Roma nel 1870 presso l'antiquario Corvisieri. Il gruppo, definito "molto ben modellato con pasta bianca tendente al grigio e un po' somigliante a quella di Doccia", risultava marcato "Rom Mag 1769" e due C intrecciate e coronate. La stessa marca si ritrova sul S. Antonio con il Bambin Gesù, oggi a Milano nelle raccolte dei Musei civici del Castello Sforzesco, proveniente dalla collezione del barone Eisner Eisenhof, il quale l'aveva acquistato dai discendenti del cancelliere austriaco Metternich. La plastica, realizzata in porcellana bianca e dorature, è stata attribuita (de Eisner Eisenhof, Morazzoni, Lise) a Carlo Coccorese, un artefice napoletano che risulta abbia collaborato per qualche tempo con il Cuccumos. L'ipotesi, sostenuta dalla storiografia più antica, appare alquanto discutibile se si pensa che il Coccorese era specializzato piuttosto nella decorazione pittorica delle porcellane. Del resto una delle restanti due opere della fabbrica, entrambe raffiguranti S. Francesco in estasi e conservate nella villa Cagnola a Gazzada, reca la scritta "Petrus Morigi fecit Rome 1769" accanto alla marca con le C intrecciate e coronate. Di Pietro Morigi tuttavia non si hanno altre notizie. Come ha sottolineato la Mottola Molfino (1977), i lavori sono "tutti modellati con abilità nei minimi dettagli, tutti di soggetto sacro o con riferimenti stilistici alla tradizione della statuaria barocca anche se in moduli più semplici e anonimi, o alla iconografia carraccesca, tradizionale nelle rappresentazioni sacre dell'ambiente pittorico romano dei secoli XVII e XVIII". A Roma nel 1959 (Il Settecento a Roma) sono stati esposti due vasi in maiolica bianca a motivi floreali imitanti le tipologie proprie di Marsiglia (Roma, collezione Spalletti Trivelli) dubitativamente assegnati al C. per la presenza del monogramma FC seguito dalla scritta "Roma 1780" (cfr. anche Ferrari-Scavizzi, 1065). Non risulta però che presso la fabbrica siano state eseguite maioliche, almeno negli anni della gestione del Cuccumos. Forse potrebbe trattarsi di opere prodotte da Lanfranco Bosio e Filippo Bianchini, che nel 1781 avevano rilevato la fabbrica Cuccumos, situata presso la chiesa ed il monastero di S. Lorenzo in Panisperna.

Nel luglio del 1784 la manifattura chiuse definitivamente in seguito alla revoca dei privilegi e del diritto di privativa da parte di Pio VI. Tali vicende emergono dal processo, terminato solo nel 1792, intentato dal Bosio e dal Bianchini contro il Cuccumos. Dopo aver visto fallire i propri tentativi di produrre porcellana, i due soci accusarono il C. di aver ceduto loro attrezzature e materiali, inadatti. In realtà il sopralluogo dei periti del tribunale rese giustizia al C.: presso la fabbrica di via Panisperna furono trovate terre di Vicenza e di Montecarlo e l'arena d'Antibo, sei forni, tre macine ed una quantità di porcellane bianche.

Bibl.: E. Fortnum-C. Drury, A descriptive catalogue of the maiolica... in the South Kensington, Museum, London 1873, pp. 635 s.; F. Barnabei, Dell'arte ceramica in Roma. in Annali dell'industria e del commercio, Il (1881), 35, pp. 13 s.; G. Urbani de Gheltof, Note stor. ed artist. sulla ceramica ital., in Arte ceramica e vetraria, Roma 1889, estr.; R. Erculei, ibid., pp. 130 s.; A. de Eisner Eisenhof, Le porcellane di Capodimonte, Milano 1925, pp. 65, 84; G. Morazzoni, Le porcellane ital., Milano-Roma 1935, pp. 187-92; A. Lane, La porcellana italiana (1954), Firenze 1963, p. 103; Il Settecento a Roma (catal.), Roma 1959, pp. 425, 429; G. Morazzoni-S. Levy, Le porcellane italiane, Milano 1960, I. tav. 193; II, tav. 271; F. Sacchi, F. C.: capitano romano ceramista, in La Ceramica, 1964, n. 10, pp. 32 ss.; F. Stazzi, Porcellane italiane, Milano 1964, p. 126; O. Ferrari-G. Scavizzi, Maioliche ital. del Seicento e Settecento, Milano 1965, p. 68; O. Ferrari, Porcellane italiane del Settecento, Milano 1966, p. 49; G. Rosa, La porcellana in Europa, Milano 1966, p. 22; S. Colombo, Tesori d'arte nel territ. della provincia di Varese, Milano 1971, fig. 151; F. Stazzi, Capodimonte, Milano 1973, pp. 138, 140; G. Lise. Le porcellane ital. d. Castello Sforzesco, in Rassegna di studi e notizie, Milano 1973, pp. 75, 103; Id., Museo d'arti applicate, Le porcellane (catal.), Milano 1975, pp. 15, 36; A. Mottola Molfino, L'arte della porcellana in Italia, Milano 1977, pp. 51-54, tavv. 83-86, 88; V. Montefusco, in Maioliche e porcellane italiane, Milano 1981, pp. 72 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 186.

Vedi anche
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