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BRIZIO, Francesco

di Anna Ottani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRIZIO (Briccio, Bricci, Brizzi), Francesco

Anna Ottani

Figlio di Giov. Ludovico e di Orsolina Pizziroldi, nacque a Bologna intorno al 1574; avviato a lavorare presso un calzolaio, fu in seguito secondato nella vocazione artistica dal patrigno Filippo Nobili. Il B. iniziò pertanto, all'età di vent'anni, il discepolato pittorico presso B. Passarotti e fu successivamente al fianco dei Carracci. Dopo aver insegnato nell'Accademia degli Indifferenti di B. Baldi (Malvasia, I, p. 385), aprì una scuola nella casa dei signori Sampieri, dove svolse attività didattica, rivolgendosi non solo ai pittori, ma anche alla migliore società bolognese (ibid., p. 379).

Secondo la cronologia esposta nella Felsina pittrice, ancora per tutto il tempo della collaborazione con Agostino Carracci, vale a dire fino alla morte di quest'ultimo (1602), il B. avrebbe svolto attività prevalentemente incisoria, come del resto attesta il Malvasia (I, pp. 76, 98), dicendo che il S.Girolamo lasciato incompiuto da Agostino fu terminato dal B., che la Samaritana (p. 85) fu intagliata dal B. e non dal Reni; per i solenni funerali di Agostino poi, l'artista collaborò alla fattura del catafalco e alle incisioni del volume (pp. 297 ss.). Assai più tarda è un'incisione eseguita per il card. Marcantonio Gozzadini (eletto cardinale nel 1621 e morto nel 1623): il soggetto è stato interpretato da P. Kristeller (in Thieme-Becker) come Saggiocon tre guerrieri intenti a studiare il mappamondo, mentre il Brauer vi ha riconosciuto invece una interessante e rara raffigurazione di Noè con i figli, ricca di significati allegorici. L'Arcangeli ha tentato di recuperare in pittura gli esordi del B. con l'attribuirgli il Martirio di sant'Andrea nella chiesa bolognese di S. Paolo e l'affresco con l'Andata al Calvario nell'oratorio di S. Colombano (1600-1601). A poca distanza di tempo seguirebbe la decorazione in S. Giacomo Maggiore (affreschi sopra il S. Rocco di Ludovico Carracci, in situ), e quella in pal. Bonfiglioli (fregi ed Episodi della Gerusalemme liberata, in collab. con L. Massari e L. Spada). Passato al fianco di Ludovico, questi "lo pose non solo a sbozzare ne' suoi quadri, a farvi lontananze, architettura, qualche panno, e cose simili, ma lavori interi..." (Malvasia, I, p. 380). A suggello di tale generosa protezione il B. entrò a far parte della équipe ludovichiana che, seguendo i dettami del maestro, si accingeva a decorare in quegli anni (1604-1605) il chiostro di S. Michele in Bosco a Bologna.

A fianco del Reni, di L. Massari. di T. Campana, di L. Garbieri, di L. Spada, di G. Cavedone, di B. Galanino, il B. ebbe l'incarico di dipingere due Storie di santa Cecilia e una di san Benedetto (San Benedetto neonato in grembo alla nutrice), la quale ultima soltanto risulta oggi in parte leggibile. Fra i pochi lavori datati si citano, in S. Petronio, l'Incoronazione della Madonna del Borgo (1613) e la Processione della Madonna del Borgo (1617).

Altre opere, tuttora esistenti in loco, vengono a integrare il catalogo del B., che lasciò testimonianza della sua operosità bolognese nelle chiese di S. Domenico (Santa Caterina da Siena comunicata dal Signore), di S. Salvatore (parziale decorazione dell'abside, insieme al Cavedone) e in palazzo Orlandini. Ancora a Bologna, nella pinacoteca, gli si riferisce un dipinto profano (Bacco e Arianna), mentre, essendo documentata la sua prese a Modena al servizio dei conti Boschetti, le fonti riconoscono la mano del B. nella locale chiesa di S. Vincenzo (Storie della Passione), come pure nel palazzo Boschetti a San Cesario, dove vediamo all'opera anche il giovane allievo Domenico Ambrogi (detto Menichino del Brizio). Dovette invece abbandonare il progetto di decorare un salone nel palazzo ducale di Mirandola, perché preferitogli P. F. Battistelli. Nel territorio bolognese è documentato nella villa Monsignori di San Giovanni in Calamosco (fregio nella controloggia, in situ; fregio nella sala da pranzo raffigurante Le Stagioni, distrutto; di quest'ultimo. restano però presso gli attuali proprietari della villa una serie di disegni anonimi eseguiti nel '700).A Edimburgo nella National Gallery of Scotland è conservato un disegno con S. Filippo che battezza l'eunuco, probabibnente uno dei due disegni con tale soggetto lodati dal Malvasia (I, p. 383; cfr., Master drawings, V [1967], p. 379).

Celebratissimo, fra i dipinti perduti, il Cebete di casa Angelelli, per il quale presentò pure la propria candidatura Alessandro Tiarini, e ancora vale la pena di ricordare le tre figure di Angeli, che il Malvasia indicava come sua prima opera pubblica, nella chiesa di S. Martino a Bologna.

Sfrondando gli elogi della critica partigiana del Malvasia, già il Lanzi riportava l'artista a più verosimili proporzioni, limitandosi ad affermare che "fu il suo principal talento l'imitazione" (p. 126). Su questa strada non si può oggi non rilevare il livello abbastanza modesto della feconda attività del Brizio.

Il B. morì a Bologna nel 1623, all'età di "49 anni" (Orlandi), lasciando un figlio, Filippo, anch'egli pittore.

Fonti e Bibl.: C. C. Malvasia, Felsina pittrice, [1678], Bologna 1841, I-II, ad Indicem;P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, pp. 159 s.; G. P. Zanotti, Storia dell'Accademia Clementina di Bologna, Bologna 1739, I, p. 25; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl'intagliatori [1731], I, Siena 1809, pp. 141-145 (v. anche le Aggiunte di L. de Angelis, VII, Siena 1510, pp. 186 s.); G. F. Pagani, Le pitture e sculture di Modena indicate e descritte, Modena 1770, p. 41; L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia [1789], Milano 1824, V, pp. 125 s.; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 58; [M. Gualandi], Mem. originali ital. risguardanti le Belle Arti, IV, Bologna 1843, p. 164; VI, ibid. 1845, pp. 14 s., 29; Id., Nuova racc. di lettere..., II, Bologna 1844, p. 29; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, pp. 523 s.; G. Campori, Gli art. ital. e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, pp. 97 s.; Id., Racc. di catal., Modena 1870, pp. 549, 580, 677; R. Pallucchini, Idipinti della Gall. Estense di Modena, Roma 1945, p. 129; L. Marcucci, L'incisione bologn. nel sec.XVII, Firenze 1953, p. 6; O. Kurz, Bolognese Drawings of the XVII and XVIII centuries at Windsor Castle, London 1955, p. 81, tav. 5, figg. 1, 2; A. Emiliani, in Mostra dei Carracci (catal.), Bologna 1956, pp. 93, 96; G. Ronci, Disegni italiani nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro, in Bollettino d'Arte, XLII (1957), pp. 135-149; H. Brauèr, Die Söhne des Noah bei B. und Giorgione, in Berliner Museum, VI (1957), pp. 31-33; F. Arcangeli, Una gloriosa gara, in Arte antica e moderna, 1958, pp. 239, 246 s., 354; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 33 s. (sub voce Brizzi, Francesco).

Vedi anche
affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). Bologna Comune dell’Emilia (140,7 km2 con 373.026 ab. nel 2007), capoluogo dell’omonima provincia e della regione Emilia-Romagna. È posta sulla Via Emilia, a 54 m s.l.m., allo sbocco della valle del Reno.  ● La pianta della città mostra l’originario nucleo romano a insulae rettangolari (6 cardini e 7 decumani, ... chiostro Cortile interno di un monastero, compreso tra la chiesa e i vari fabbricati monastici dei quali costituisce l’elemento di comunicazione e di disimpegno, cinto da porticati. Il chiostro appare nel 5° sec. d.C. Nei grandi conventi i chiostro, spesso a due piani, sono in genere due, uno maggiore connesso ... disegno arte Rappresentazione grafica di oggetti della realtà o dell’immaginazione, di persone, di luoghi, di figure geometriche. Momento ideativo o preparatorio di un’opera eseguita con altre tecniche (pittura, scultura) o espressione autonoma, ha come base la linea mediante la quale si fissa l’immagine. ● ...
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briza briża s. f. [lat. scient. Briza, dal gr. βρίζα]. – Genere di piante della famiglia graminacee, con una ventina di specie; comprende erbe annue o perenni, con tipiche pannocchie pendule e tremolanti, formate da graziose spighette appiattite...
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francesco francésco agg. e s. m. [dal lat. tardo Franciscus, der. di Francus «franco1»] (pl. m. -chi), ant. – Francese: La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi sanguinoso mucchio (Dante); i modi e le cadenze della prosa f. (D’Annunzio)....
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