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ROSSETTI, Gabriele

di Maria Luisa Giartosio - Enciclopedia Italiana (1936)
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ROSSETTI, Gabriele

Maria Luisa Giartosio

Patriota, poeta e dantista, nato il 28 febbraio 1783 a Vasto, in Abruzzo, morto a Londra il 24 aprile 1854. Per le precoci doti di poeta e improvvisatore e l'attitudine alla musica e alla pittura fu inviato all'università di Napoli dal marchese di Vasto d'Avalos. Fuggito Ferdinando IV in Sicilia, R. cantò le lodi del nuovo re di Napoli Giuseppe Bonaparte e nel 1806 raccolse per la prima volta in un volumetto le sue Poesie. Improvvisatore rinomato, membro di moltissime accademie italiane e straniere, fu per breve tempo "poeta", ossia librettista del teatro S. Carlo, poi per 15 anni conservatore dei marmi e bronzi antichi al Museo di Napoli, e dal novembre 1813 al maggio 1814 segretario della sezione romana del governo provvisorio per l'Istruzione pubblica e le Belle arti. Ebbe rapporti di amicizia con Murat e i Bonaparte. Tornati i Borboni nel 1815, rimase indisturbato nel suo ufficio, pubblicando le sue poesie di carattere arcadico, col nome di Filidauro Labidiense. Ardente patriota, carbonaro sin dal 1812, prese parte attiva agli avvenimenti del 1820 a Napoli, incitò alla riscossa, cantò la costituzione concessa da Ferdinando I. Soppressa la costituzione nel 1821, pare che il R. abbia combattuto con G. Pepe ad Antrodoco (7 marzo 1821): certo fu proscritto il 9 aprile e fuggì a Malta, travestito da ufficiale inglese. Vi rimase dal 1821 al 1824: costretto a lasciarla, andò nell'aprile 1824 a Londra, dove dimorò fino alla morte. Nell'aprile 1826 sposò Francesca Polidori, figlia di Gaetano, già segretario dell'Alfieri, e ne ebbe 4 figli, tutti noti nella storia dell'arte e della letteratura inglese, soprattutto Dante Gabriele e Christina. Nel 1831 il R. divenne professore d'italiano al King's College di Londra, continuando le sue composizioni poetiche e compiendo l'opera di critica dantesca, iniziata a Malta. Nel 1842 la sua salute declinò e nel 1847 dovette rinunciare alla cattedra del King's College. Furono anni tristi, in cui però egli seguì sempre con fervido amor patrio le vicende politiche d'Italia, ispiratriti della sua lira; e nel 1848, esultando per le notizie che di là giungevano, sperò invano di tornarvi. Negli ultimi anni collaborò al mensile L'eco di Savonarola, diretto da C. Mapei, abruzzese esule a Londra, e parve accostarsi alla religione evangelica (L'Arpa evangelica, 1852).

Bella figura di patriota e tra le più nobili degli esuli londinesi, il R. deve essere ricordato per la copiosa produzione letteraria, che si divide in due gruppi. Come poeta, oltre ai volumi citati, scrisse il salterio Iddio e l'uomo (1833), il Veggente in solitudine (1846), poema polimetro contenente il racconto della fuga da Napoli, una raccolta di Versi (1847), la Vita mia - Il Testamento, autobiografia in versi pubblicata postuma da D. Ciampoli, Lanciano 1910. (Cfr. l'ediz. completa delle Rime curata dal Carducci, Firenze 1879). Presso la Biblioteca del Risorgimento di Roma si trovano numerosi manoscritti e l'epistolario completo, entrambi inediti.

Di gran lunga più importanti appaiono oggi le opere di argomento dantesco: le principali sono il Commento analitico alla Divina Commedia (voll. 6, di cui però solo due furono pubblicati nel 1826 e 1827, a Londra), il volume Sullo spirito antipapale che produsse la Riforma, ecc. (1832), in cui appare l'idea iniziale di un'interpretazione esoterica di Dante, poi ampliata nei 6 volumi del Mistero dell'amor platonico (1840, ediz. quasi interamente distrutta dalla moglie del R. per la sua eterodossia), e la prima parte della Beatrice di Dante (1842), poi rifatta e rimasta inedita sino al 1935 (Imola, a cura di M. L. Giartosio de Courten). La teoria dantesca del R., che precorre quelle del Pascoli e di L. Valli, sostiene l'esistenza di un linguaggio segreto convenzionale di una setta mistico-iniziatica dei Fedeli d'Amore, a cui avrebbe appartenuto anche Dante, ciò che darebbe alla poesia d'amore italiana del Duecento e del Trecento un significato completamente diverso da quello apparente. La setta, e quindi l'opera dantesca, avrebbero caratteri e intenti antipapali.

Bibl.: Z. Benelli, G. R., Firenze 1898; G. Luzzi, Le idee religiose di G. R., Firenze 1903; G. Perale, L'opera di G. R., Città di Castello 1906; L. Valli, Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore, voll. 2, Roma 1927; M. L. Giartosio de Courten, I R. Storia d'una famiglia, Milano 1928; id., La Beatrice di Dante, in Nuova Antologia, 16 ottobre 1930; R. D. Waller, The R. Family, 1824-54, Manchester 1932.

Vedi anche
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  • Rossétti, Gabriele
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    Letterato (Vasto 1783 - Londra 1854). Improvvisatore rinomato, conservatore al Museo di Napoli, carbonaro dal 1812, nel 1820 partecipò ai moti napoletani, che esaltò nella sua lirica; esule dal 1821 a Malta e dal 1824 in Inghilterra, dal 1831 al 1847 fu prof. d'italiano al King's College di Londra. ...
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Vocabolario
rossétta
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rossétto
rossetto rossétto s. m. [propriam., dim. di rosso]. – 1. Sostanza che colora di rosso. In partic.: a. Cosmetico rosso in pasta (r. in matita o bastoncino) o liquido (r. liquido), composto di materie coloranti e grasse, che si adopera per...
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