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FALCONI, Giovanni

di Luba Eleen - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)
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FALCONI, Giovanni

Luba Eleen

Non si conoscono gli estremi biografici del F., originario di Firenze, attivo, come attestano i documenti, tra il 1434 e il 1437 in qualità di miniatore per Leonello d'Este ai tempi della signoria del padre, il marchese Niccolò III.

Sotto l'influenza del suo consigliere, l'umanista Guarino da Verona, Leonello iniziò la sua splendida collezione di libri miniati. Poiché non esisteva una scuola locale di miniatura, i miniatori incaricati da Leonello di produrre raffinati esemplari di testi profani furono scelti fra artisti provenienti da altre località. Tra questi i primi furono i toscani F. e Giacomo (Iacopino) Bussoli da Arezzo. L'influenza toscana, comunque, ebbe vita breve e nella seconda metà del Quattrocento artisti provenienti dalla Lombardia, da Padova e da Venezia crearono a Ferrara una scuola di miniatura che raggiunse la massima fioritura durante il regno di Borso d'Este.

Nel 1434 il F. illustrò un manoscritto della Naturalis historia di Plinio, copiato da Biagio Busoni di Cremona ed emendato dallo stesso Guarino con l'aiuto di Guglielmo Capello.

Questo manoscritto è stato identificato dal Bertoni (1903) con il cod. D 531 Inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Nello stesso anno il F. fu pagato per le miniature dei Commentarii de bello Gallico di Cesare, trascritto da Giacomo Cassoli di Parma "in domo domini Niccola Marchionis", e anche questo emendato da Guarino, con l'aiuto di Giovanni Lamola.

Questo volume appariva con il numero 5 nel primo inventario della Biblioteca Estense, compilato nel 1436 (Cappelli, 1889), ed è registrato nell'attuale Biblioteca Estense di Modena con la collocazione Alpha W 1 (già Est. lat. 421).

I documenti relativi a questi libri sono stati pubblicati dal Campori (1872) e da Hermann (1900). In aggiunta il Bertoni (1903) ha proposto una serie di altre attribuzioni. Nel 1435, secondo Bertoni (ibid.), infatti, il F. ricevette 20 fiorini per un mappamondo in una copia della Cosmografia di Tolomeo, e nel 1437 egli dipinse le miniature per l'opera di Sesto Pompeo Festo, volume dato a rilegare ad un certo "Andrea cartolare" (ibid., p. 103 n.). Nessuno di questi libri è stato identificato nelle attuali collezioni. Il primo potrebbe essere lo stesso codice per cui il F. ricevette pagamenti nel 1437 (Campori, 1872), sebbene il Bertoni (1921, pp. 61s.) identifichi questa attestazione con il pagamento per le miniature di una copia del commentario di Guglielmo Capello al Dittamondo di Fazio degli Uberti nella collezione della Biblioteca di Torino. Il Gruyer (1897) ha osservato inoltre che il F. e il Bussoli, oltre alla loro attività sui testi umanistici, miniarono codici per la chiesa di S. Maria degli Angeli (o di Belfiore), che furono poi trasportati a Ferrara da Firenze da Meliaduse, fratello di Leonello.

È indubbio se il F. sia rimasto a Firenze o sia andato a Ferrara per realizzare i suoi incarichi; il Gruyer (1897) e D'Ancona (1925), sulla scia di Venturi (1884), ritengono che tutta la sua attività di miniatore ebbe luogo a Firenze. Tuttavia non ci sono documenti che attestino che gli fosse stata assegnata una bottega nel palazzo della Signoria, come agli altri miniatori che collaborarono con lui, mentre si conserva una lettera scritta a Leonello dal F. insieme con Biagio Busoni, che allora (1434-35) risiedeva a Ferrara (Bertoni, 1921. pp. 100, 155), per cui lo stesso F. doveva trovarsi in quel periodo a Ferrara; in questa lettera il F. proclamava di essere ridotto a patire la fame. Numerosi altri documenti attestano che il F. fu spesso costretto dalle imposizioni degli Este ad anticipare il denaro per i suoi materiali e che veniva pagato poco e in ritardo. Nel 1437, per esempio, il F. fu pagato 24 lire e 11 soldi per un lavoro che egli stesso aveva valutato 30 lire (Hermann, 1900, p. 248).

Lo stile del F. è piuttosto attardato anche se le sue miniature sono ricche e varie nella cromia. Il F. faceva molto uso di oro, con cui creava la ricca ornamentazione delle pagine iniziali di ogni sezione. In aggiunta ai bianchi girali popolati da putti, cervi e farfalle, presenti ad esempio nel manoscritto di Plinio, per il Cesare egli usò fregi di foglie di acanto con busti di guerrieri su sfondi dorati e iniziali ornate. Questo tipo di decorazioni e la loro resa rievocano la miniatura fiorentina della fine del Trecento e dell'inizio del Quattrocento, sebbene i busti di guerrieri nel manoscritto del De bello Gallico di Modena rivelino scarsa conoscenza dei più moderni interessi per lo studio dell'arte antica, soprattutto le monete, e delle crescenti tendenze naturalistiche.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Registro di lettere e mandati del marchese Niccolò III, 1434-1435, ff. 5v, 47; 1436-1438, f. 145v; Ibid., Registro di entrata e spesa, 1434, f. 149; G. Campori, I miniatori degli Estensi in Atti e mem. d. R. Deput. di st. patria per le provincie modenesi e parmensi, VI (1872), pp. 246 s., 267; A Venturi, I primordi del rinascimento artistico a Ferrara, in Riv. stor. ital., I (1884), pp. 591-629; A. Cappelli, La Biblioteca Estense nella prima metà del secolo XV, in Giorn. stor. della lett. ital., XIV (1889), pp. 6, 12; G. Gruyer, L'art ferrarais..., Paris 1897, I, p. 476; II, pp. 417, 420; A. Venturi, La miniatura ferrarese nel secolo XV e il Decretum Gratiani, in Le Gallerie naz. ital., IV (1898), p. 187; H. J. Hermann, Zur Geschichte der Miniaturmalerei am Hofe der Este in Ferrara, in Jahrb. der kunsthistor. Samml. des allerhöchstenKaiserhauses, XXI (1900), pp. 129, 248; G. Bertoni, La Biblioteca Estense e la coltura ferrarese ai tempi del duca Ercole I, 1471-1515, Torino 1903, pp. 103 n. 3, 104 n. 2; Id., Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460), Ginevra 1921, ad Indicem; D. Fava, La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico, Modena 1925, pp. 11 44, 244; P. D'Ancona, La miniature italienne du Xe au XVe siècle, Paris-Bruxelles 1925, pp. 64, 74, n. 1; E. Aeschlimann, Dictionnaire des miniaturistes du Moyen Âge et de la Renaissance dans les différentes contrées de l'Europe, Milano 1949, p. 70; R. Cipriani, Codici miniati dell'Ambrosiana, Milano 1968, p. 227; T. Lombardi, I corali del Museo del duomo, in La cattedrale di Ferrara, Atti d. Convegno naz. di studi storici... [1979], Ferrara 1982, p. 363; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 225.

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Plìnio il Vecchio Plìnio il Vecchio (lat. C. Plinius Secundus). - Scrittore latino (Como 23 d. C. - Stabia 79); venuto a Roma giovanissimo, ricoprì cariche civili e militari; ebbe sempre un'insaziabile curiosità di leggere e prendere appunti, come racconta con ammirazione il nipote Plinio il Vecchio il Giovane in una ... Umanesimo Periodo storico le cui origini sono rintracciate dopo la metà del 14° sec., e culminato nel 15°: tale periodo si caratterizza per un più ricco e più consapevole fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerate come strumento di elevazione spirituale per l’uomo, e perciò chiamati, ... artista Il termine, che definisce chiunque eserciti un’arte, ricorre nella letteratura artistica, dal 14° al 18° sec., parallelamente a quello di artefice (artifex). La definizione di artefice, di origine più antica, comprende il senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante dell’idea nella ...
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falconare
falconare v. intr. [der. di falcone] (io falcóno, ecc.; aus. avere), ant. o poet. – Andare a caccia col falcone: Sognava il re di falconar (Pascoli).
falconière
falconiere falconière s. m. [der. di falcone]. – 1. Chi esercita la falconeria, e in genere chi ammaestra, cura e fa volare gli uccelli da preda adoperati nella caccia. 2. Titolo di dignità nelle antiche corti principesche, attribuito all’ufficiale...
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