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FERRETTI, Giovanni

di Paola Rosa - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)
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FERRETTI, Giovanni

Paola Rosa

Non conosciamo né la data di nascita, collocabile probabilmente intorno al 1540, né il luogo d'origine di questo compositore, attivo nella seconda metà del XVI secolo ad Ancona e a Loreto. Non sono nemmeno pervenute notizie sulla sua famiglia, la sua educazione musicale e la sua carriera. Il nome del F. appare per la prima volta nel 1567, anno in cui fece stampare dall'editore G. Scotto di Venezia le sue prime composizioni: Canzone alla napolitana a cinque voci, a cura di G. Bonagiunta di San Genesi, musicista in S. Marco, che dedicò al nobile padovano Benedetto De Lazzarini. Le Canzone furono nuovamente stampate, sempre a Venezia da Scotto nel 1568 (poi 1569, 1571, 1574, 1579 e 1582).

Nello stesso anno il F. viveva e lavorava ad Ancona, da quanto risulta nelle indicazioni dell'intestazione al Secondo libro delle canzoni alla napolitana a cinque voci, ancora pubblicato da Scotto e dedicato a G. Ferro di Ancona (riedito nel 1571, 1574, 1578 C 1581). Ad Ancona, ove assunse l'incarico di maestro di cappella del duomo, continuò a dedicarsi alla composizione e sempre presso l'editore Scotto nel 1570 apparve il Terzo libro delle napolitane a cinque voci, dedicate a M. Melchiorri di Venezia (riedito nel 11575 e 1583). Nel 1571 seguì la stampa del Quarto libro delle napolitane a cinque voci, dedicato a C. Poggi di Venezia. Nel 1573 vide la luce anche la prima edizione del Primo libro delle canzoni alla napolitana a sei voci, dedicato a Giovanni da Panzano di Ancona (riedito nel 1576).

Il F. compose col titolo di maestro di cappella del duomo di Ancona nella intestazione della prima (1575) e seconda (1579) edizione del Secondo Libro delle canzoni a sei voci sempre presso lo Scotto (altre edizioni: 1581 e 1586). La fortuna delle sue composizioni è dimostrata dalle numerose ristampe susseguitesi con ritmo pressoché costante.

Il 26 luglio 1580 cambiò sede e venne assunto, sempre in qualità di maestro di cappella, presso la S. Casa di Loreto, incarico che manterrà fino al 17 giugno 1582, quando fu costretto, per ragioni ignote, ad abbandonarlo. Il F. probabilmente riprese la sua attività presso il duomo di Ancona, dove lo troviamo con certezza nel 1586, come attestato dalla edizione di quell'anno del Secondo libro delle canzoni a sei voci. Nel 1585 pubblicò, sempre presso lo Scotto, la nuova raccolta Quinto libro delle canzoni alla napolitana a cinque voci, dedicata a F. Rovelascali (nuova edizione nel 1591). Nel 1586 appare anche menzionato fra i musicisti che dettero un contributo musicale in onore della sposa di G. M. Bardi.

Nell'ottobre dello stesso anno venne chiamato a prestare la sua opera presso la cappella di Gemona, dove rimase fino al dicembre del 1588. Nel 1589 è poi indicato da alcuni documenti, come attivo presso la cappella di Cividale. Negli stessi anni la sua fama cominciò a diffondersi in Europa, come attesta l'inserimento di sue canzoni in raccolte stampate ad Anversa (1583), Londra (1588) e Norimberga (1589). Non si hanno ulteriori notizie del F. fino al 14 ott. 1596, quando lo troviamo reintegrato nell'incarico presso la cappella lauretana, incarico che manterrà fino al 24 ott. 1603.

Durante questo e il precedente periodo di lavoro a Loreto il F. fu impegnato nella composizione di opere di genere sacro, come risulta dall'archivio della cappella; si tratta comunque di opere occasionali il cui valore risulta inferiore a quello dei lavori profani.

Non sappiamo né il luogo né la data di morte del F.; l'ultimo anno nel quale il suo nome è documentato è il 1609, quando mise in musica un Sonetto a cinque voci sul testo del poeta romano F. Petrozzi, ad elogio delle ville di Frascati. Tuttavia la sua fama rimase viva in Italia e all'estero con le ristampe dei suoi lavori che continuarono fino al 1634.

Compositore stimato dai contemporanei (che giudicavano le sue canzoni come le migliori del tempo), il F. utilizzò testi d'intonazione popolare, non discostandosi dallo schema strofico seguito dalla villanella popolaresca (AABCC). Accanto a questa forma, spesso prese a modello la chanson francese aneddotica. Si tratta insomma di una mescolanza di generi che porta sempre più la canzone a confondersi con il madrigale e le composizioni del F. appaiono ampiamente dimostrative del modo in cui gli artifici madrigaleschi entrarono ad arricchire canzoni di nuovo valore espressivo. La sovrapposizione dei due generi appare ancora più evidente quando il F. abbandona la struttura strofica in favore di un trattamento più libero e fantasioso. Va riconosciuto al F. il merito di aver contribuito a rendere la linea di demarcazione fra canzone e madrigale sempre più sottile; non è difficile infatti trovare madrigali inseriti nei suoi libri di canzoni.

Per quanto riguarda i testi, essi sono spesso giocosi, ma non mancano quelli a carattere politico o parodistico. Il trattamento del testo segue l'evoluzione dello stile musicale: le prime composizioni hanno un carattere più strettamente omofonico, mentre in seguito si nota una sempre più stretta corrispondenza fra parole e musica e il trattamento polifonico si fa sempre più vicino a quello madrigalesco. Al di là dell'indubbio valore delle opere, il F. ha il merito di avere largamente influenzato con i suoi lavori quelli di compositori quali O. Vecchi e G. Gastoldi, e forse, anche se in maniera meno diretta, i madrigali e le canzoni di L. Marenzio, R. Giovannelli e F. Anerio.

Fonti e Bibl.: T. Morley, A plaine and easie introduction to practicall musicke (1597), a cura di R. A. Harman, London 1952, pp. 294 s.; G. Vale, La schola cantorum del duomo di Gemona e i suoi maestri, Gemona 1908, pp. 47, 56, 104; G. Radiciotti, I musicisti marchigiani dal sec. XVI al XIX, Roma 1909, p. 126; G. Tebaldini, L'Archivio musicale della cappella lauretana, Loreto 1921, pp. 29, 32, 63, 78 s.; A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton 1949, pp. 538, 548, 593-598, 601 s., 604, 692, 717, 776, 779; Bibliografia della musica italiana vocale pubblicata dal 1500 al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 619-629; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 218; H. Riemann, Dictionnaire de musique, Paris 1899, p. 238; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, III, pp. 428 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 537; Die Musik in Gesch. und Gegenw., IV, col. 78; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 743; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 496 s.

Vedi anche
madrigale Componimento poetico di origine italiana, basato sul modello metrico della ballata e dello strambotto, connesso in origine al canto a più voci, d’argomento prevalentemente amoroso a sfondo idillico, soprattutto pastorale. ● Tra i più antichi madrigale sono da ricordare quelli petrarcheschi. In origine ... polifonia Tipo di scrittura musicale che prevede l’insieme simultaneo di più voci (umane e/o strumentali) su diverse altezze sonore, che procedono in direzioni parallele o opposte per intonare inni, preghiere, canzoni, ma anche per suonare concerti e sinfonie. In senso lato la polifonia può indicare qualsiasi ... parodia Travestimento burlesco di un’opera d’arte, a scopo satirico, umoristico o anche critico, consistente, nel caso di opere di poesia (meno spesso di prosa), nel contraffare i versi conservandone la cadenza, le rime, il tessuto sintattico e alcune parole e, nel caso di opere musicali, nel sostituire le parole ... musica Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la musica appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi ...
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ferrétto
ferretto ferrétto s. m. [dim. di ferro]. – 1. Nel linguaggio fam., qualunque arnese di ferro, di piccole dimensioni. In partic., filo di ferro molto sottile e pieghevole rivestito di speciali filati, che si adopera per sostenere la tesa...
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