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BARBIERI, Giuseppe

di Giovanni Gambarin - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARBIERI, Giuseppe

Giovanni Gambarin

Nato a Bassano il 26 dic. 1774 da Antonio e Anna Lantana, dopo aver iniziato gli studi nel collegio dei nobili annesso al seminario di Treviso e averli completati nella città natale, si iscrisse alla facoltà di teologia e giurisprudenza dell'università di Padova, dove però fu attratto dagli studi letterari, illuminati allora dall'ingegno e dalla fama del Cesarotti. Compiuto il corso giuridico, il B. vestì l'abito benedettino e ricevette gli ordini sacri nell'abbazia di Praglia, sui colli Euganei, nel cui collegio venne incaricato d'insegnare retorica. I frequenti incontri col Cesarotti, solito soggiornare in quei luoghi, suscitarono nel vecchio poeta vivo affetto ed ammirazione per le prime promettenti prove poetiche del B., che frattanto, non confacendo alla sua salute la vita claustrale, ottenne di uscire dall'ordine. A Padova il Cesarotti, all'inizio del 1808, pochi mesi prima di morire, rinunziato all'insegnamento di lingua e letteratura greca, ottenne dal viceré Eugenio che il B. gli succedesse; ma, con la riduzione delle cattedre universitarie seguita alla creazione dei licei, anche quella del B. fu soppressa. Frattanto, istituito in Padova dal sacerdote Ermanno Barbara un collegio convitto, il B. assunse l'incarico di prefetto degli studi e docente di retorica, finché nel 1813 riebbe l'insegnamento nell'ateneo patavino, passando successivamente dal diritto naturale e sociale al diritto pubblico, al criminale, e da questo, nel 1819, alla cattedra di filologia greca e latina, la quale però nello stesso anno venne di nuovo soppressa: si disse non vi fosse estraneo un suo aspro attacco ai filologi tedeschi, non perdonatogli dal governo austriaco. Aveva il B. qualche anno prima acquistato un piccolo podere a Torreglia sugli Euganei; ivi si ritrasse, e fu un ritorno alla poesia, ma soprattutto, nello studio degli scrittori sacri, preparazione alla nuova attività, la predicazione, che, sebbene intrapresa dopo varcati i cinquant'anni, doveva creargli tanta rinomanza. Nell'aprile del 1848 il governo provvisorio di Venezia libera, su proposta del ministro Tommaseo, il quale forse intese così di fare ammenda di averlo da giovane ingiustamente insolentito, lo richiamò alla cattedra padovana di belle lettere. Ma fu un ritorno quasi formale, stanco ormai come il B. era e malandato in salute; e fu forse questo il motivo per cui gli Austriaci, che l'avevano sempre sospettato per le sue tendenze liberali, ritornati nel Veneto, lo lasciarono indisturbato.

Il B. si spense in Padova, nella notte dal 9 al 10 nov. 1852.

L'attività poetica del B. si svolse nella scia della tradizione classicheggiante, cosi viva nel Veneto, ma da lui temperata indulgendo al gusto ossianico-cesarottiano. Già i primi poemetti di argomento descrittivo o didascalico (Bassano; I Colli Euganei; Gli amori delle piante; La sala di fisica sperimentale, quest'ultimo sull'esempio del Mascheroni) mostrano l'intendimento di interpretare in forme ossianiche la tradizione. Questo più ancora nel poema a cui credette affidata particolarmente la sua fama, Le Stagioni, in quattro canti (Vicenza 1805; 3 ediz., Firenze 1828): l'influsso ossianico si nota anche nell'intercalare, alla narrazione georgica in sciolti, squarci lirici in vario metro: un ammodernamento inadatto, a cui il B. stesso più tardi rinunciò "rimpastando" il poema e togliendone quelle parti. Ispirate alla vita agreste sono pure le Veglie tauriliane, in prosa, mentre in ottave sono Le Stagioni piscatorie, che hanno per soggetto i costumi chioggiotti. Non si discostano dalla tradizione e dalla mediocrità i suoi Sermoni "alla gozzesca" e le Epistole.

Ma il B. va soprattutto ricordato per la notorietà e l'influsso delle sue orazioni sacre, che egli venne stendendo e pubblicando ("stampate cascheranno" aveva predetto il Tommaseo). Dal 1828, per quasi un ventennio, la sua predicazione, ricercata e contesa da città a città, nel Veneto, nella Lombardia, nell'Emilia, in Toscana, suscitò applausi entusiastici - come anche critiche severe - in quanti, fedeli o no, accorrevano ad ascoltarlo. Il B. volle allontanarsi dalla tradizionale oratoria sacra, sviluppando nei temi religiosi piuttosto l'aspetto umano, di amore, di carità, di conforto, che quello aridamente teologico, tenendosi lontano dai motivi di fanatismo e superstizione, e parlando più al cuore che all'intelletto. Introdusse una nota profana nelle descrizioni pittorico-naturalistiche attingendo specialmente alla Histoire naturelle del Buffon, e nel calore del tono si avvertono le influenze degli scrittori e predicatori francesi, Pascal e Bossuet, Fénelon e Massillon; le sue Oraziont quaresimali (Milano 1836) sono ricche degli echi dei suoi componimenti poetici, soprattutto delle Stagioni. Il sacerdote non soffocava nel B. l'uomo aperto al nuovo, alle tendenze spirituali e al gusto dell'epoca; la simpatia, inoltre, suscitata dal saperlo inviso all'elemento reazionario gli ottenne il plauso e l'amicizia di uomini come il Manzoni (che lo lodava per aver bandito dal pulpito la declamazione enfatica, pur facendo riserve sull'intrinseco valore delle prediche), il Lambruschini, il Capponi, il Sismondi, mentre invece il B. si attirava aspre critiche ed ostacoli negli ambienti ecclesiastici, che gli rimproveravano d'allontanarsi dalla tradizionale oratoria sacra, d'indulgere ai tempi nuovi, fino ad accusarlo di simpatie protestanti. Né meno gravi gli inciampi creatigli dai governi reazionari, a cui poco poteva garbare che quel prete "liberale" suscitasse nelle folle entusiasmi ed eccitazioni, facile prodromo a ben altre temute manifestazioni. Perciò la sua predicazione, mentre rappresenta una tendenza nuova nella nostra eloquenza sacra, va inquadrata, per comprenderne i consensi e dissensi a cui diede luogo, nel clima spirituale e politico degli anni in cui si svolse.

Un elenco completo degli scritti del B. è in S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei sec. XIII-XIX, I, Venezia 1905, pp. 5966; III, ibid. 1908, p. 437; raccolte di essi sono in Opere, 3 voll., Padova 1811 (2 ediz., 4 voll., ibid. 1821; 3 ediz., 4 vol. 1; ibid. 1823); Opere scelte, 2 Vol. 1., Milano 1827; Orazioni quaresimali ed altre nuove opere..., 8 voll: 1, Milano 1836-1837; Nuove orazioni quaresimali, 2 voll., Milano 1841.

Alle opere ricordate nel testo si aggiungano Considerazioni sul poema di Pronea, Bassano 1808; Della vita e degli studi di M. Cesarotti, Padova 1810; Della sacra eloquenza in Italia, Milano 1830.

Bibl.: R. Lambruschini, Del sacro oratore G. B. e dell'eloquenza sacra italiana nel sec. XIX Milano 1833; 1. Cantù, G. B., in Rivista europea, 1 (1838), parte IV, pl). 1-23, 117-149; A. Peruzzi, Sulle orazioni quaresimali del Prof. abate G. B., Ferrara 1838; La vita, le opere e i critici dell'abate G. B., Bologna 1839; N. Tommaseo, Le memorie poetiche..., a cura di G. Salvatori, Firenze 1916, pp. 272-282; Id., Dizionario estetico, Milano 1860, pp. 28-38; G. Venanzio, Biografie di membri...G. B., in Atti d. Ist. veneto di Scienze, lettere ed arti, s. 3, X (1864-65), pp. 85-98; A. Cittadella Vigodarzere, Discorso... per la inaugurazione del monumento a G. B., Padova 1869; E. Del Corso, G. B. Biografia, Venezia 1871; C. Leoni, Bello nell'attualità, Padova 1873, pp. 163 ss.; G. Roberti, G. B. educatore Poeta ed oratore, Bassano 1876; C. Cantù, A. Manzoni, Reminiscenze, Milano 1882, 11, pp. 45-78; G. Zanella, Commemorazione di G. B., in Atti d. R. Accad. della Crusca, adunanza del 4 dic. 1887 (1888), pp. 99-130; A. Neri, G. B. e la polizia austriaca, in Il Fanfulla della domenica, X, 9 (1888); G. Vaccari, La scienza nella poesia di G. B., in Bollett. del Museo civico di Bassano, V (1908), pp. 40-42, 49-71, 103-113; A. Pilot, Un episodio inedito su don G. B., in Riv. d'Italia, XX,1 (1917), pp. 117-120; O. Ronchi, L'oratore sacro G.B. e due opere dello scultore P. Marchesi a Padova, in Atti e Mem. d. R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Padova, n. s., LV (1938-1939), pp. 165-178; A. Tursi, Il Sismondi, l'abate G. B. e il loro carteggio, in Studi in onore di G. Luzzatto, Milano 1950, III, pp. 42-56.

Vedi anche
Fóscolo, Ugo Poeta (Zante 1778 - Turnham Green, presso Londra, 1827). Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo, nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, ... filologia In ogni ricerca, l’interpretazione di fatti (o di personaggi ecc.) basata sull’esame di testi, documenti o su notizie storiche. Definizioni Il termine f., inteso nel mondo greco e latino come amore della dottrina, con particolare riguardo all’erudizione storica, si andò affermando in Europa dopo l’Umanesimo ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ... clero Complesso delle persone che appartengono all’ordine sacerdotale di una religione o di una Chiesa. In base all’ordinamento canonico (can. 232-239 e art. 4 del Nuovo concordato), fanno parte del c. cattolico diaconi, presbiteri e vescovi, ossia quei fedeli che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine sacro, ...
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    Nato a Bassano il 26 dicembre 1774, studiò prima nel seminario di Treviso, poi nell'università di Padova. Nel 1808 succedette al Cesarotti, da lui grandemente amato e ammirato, nella cattedra di filologia greca e latina dell'università di Padova, cattedra soppressa nello stesso anno. Più tardi, ossia ...
Vocabolario
barbierìa
barbieria barbierìa (ant. barberìa) s. f. [der. di barbiere], non com. – Bottega di barbiere.
barbièra
barbiera barbièra s. f. – Femm. di barbiere, usato talvolta nel linguaggio fam. e scherz. per indicare la moglie del barbiere o una donna che fa la barba. In senso fig., l’usa il Boccaccio con riferimento a donne «nimiche della onestà;...
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