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BIAMONTI, Giuseppe

di Giovanni Ponte - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BIAMONTI, Giuseppe

Giovanni Ponte

Nato a San Biagio della Cima presso Bordighera nel 1762, compì i primi studi a Ventimiglia; nel 1777 era a Roma, allievo del Collegio Romano, avviato alla carriera ecclesiastica; introdotto nella società colta della Roma di Pio VI, diventava precettore in casa Doria, amico e maestro di greco del Monti; nel 1785 scriveva la sua prima tragedia,Ifigenia in Tauri, pubblicata nel 1789 con prefazione dello stesso Monti. Fu per breve tempo a Firenze, nel marzo 1788, e nel ricordo di quella visita pubblicò l'anno successivo gli sciolti intitolati Addio al giardino di Boboli; a Firenze ritornò altre volte per motivi di studio; così vi fu per qualche anno, attorno al 1802, e vi conobbe l'Alfieri. Nel 1791 tuttavia si era già stabilito a Milano come precettore dei conti Della Somaglia; di li passò a Bologna nel 1805, nominato alla fine del 1804 professore di eloquenza italiana e latina in quell'università, dove succedeva al Giordani. A Bologna acquistò fama per la sua erudizione classica (nel frattempo aveva studiato anche l'ebraico e iniziato studi e versioni della Bibbia) e per le sue Orazioni; inoltre, fin dal 1803, aveva concluso la sua traduzione dell'Iliade, che pare fosse tenuta presente poi dal Monti, e nel 1804 pubblicava la tragedia Sofonisba. ABologna - dove si legò d'amicizia con Teresa Carniani Malvezzi - insegnò fino al 1809; soppresse le cattedre d'eloquenza nel Regno d'Italia, e ottenuta una pensione, tornò a Milano in casa Della Somaglia e fu vice bibliotecario a Brera. Nel 1810perse la pensione per i suoi atteggiamenti politici (aveva ripreso a comporre il poema Camillo - iniziatonel 1801, sospeso nel 1805-d'orientamento reazionario e filoaustriaco); con la Restaurazione, dal governo di Vittorio Emanuele I, alla fine del 1814, ebbe la cattedra d'eloquenza nell'università torinese; ivi pronunciò nuove celebrate orazioni che attestano come i suoi interessi culturali si fossero estesi dalla filologia classica e biblica alla filosofia e soprattutto all'estetica. Nei periodi di vacanza ritornava a Milano presso i conti Della Somaglia; e qui pubblicò incompleto, fra il '14e il '17, il Camillo. Nel 1815venne chiamato, con il Monti, il Paradisi ed altri studiosi, a far parte della commissione dell'Istituto italiano di scienze lettere e arti incaricata di perfezionare il Dizionario della lingua nazionale; nella successiva polemica con la Crusca intervenne tardivamente, schierandosi con i tradizionalisti toscaneggianti e pubblicando nel 1821le Lettere di Panfilo a Polifilo, dirette contro le tesi sostenute dal Perticari nell'Apologia del libro della volgare eloquenza di Dante; siguastarono quindi i suoi rapporti col Monti, che del resto ormai da un quindicennio si erano fatti meno cordiali per una disputa filologica sul catulliano "Arsinoes Locridos ales equos". Il B. si spense a Milano il 13 ott. 1824.

Portato soprattutto alla riflessione analitica, il B. fu uomo di grandissima erudizione, come attestano specialmente le sue postille filologiche (in genere inedite, e studiate dal Giambelli), ma anche le sue versioni, i suoi trattati, i suoi discorsi, i suoi stessi scritti polemici. Orientato alla chiarezza, alla precisione, al senso delle proporzioni, non poteva essere che classicista (si vedano in proposito i suoi trattati Della locuzione oratoria e Dell'arte poetica e la sua orazione Del Bello); ma, sia pure con scarsa profondità e originalità, volle accordare con i precetti dell'utile dulci, dell'arte come "imitazione della natura" (intesa come perfezione e bellezza aggraziata), dell'"armonia", l'attenzione per il "sublime", preromanticamente interpretato come richiamo al grandioso, al tragico, al senso d'infinito e di caducità umana che è suggerito soprattutto dalle rovine (cfr. le sue orazioni Dell'armonia e Del sublime).

Come scrittore di tragedie, di poemi, di liriche, il B. rimase ovviamente assai modesto, per difetto di sentimento (come rilevarono gli stessi contemporanei): solo in qualche momento di relativo abbandono riuscì ad esprimere- superficialmente - qualche vibrazione idillico-elegiaca (a tratti nell'Addio al giardino di Boboli e nell'Ifigenia).

Opere: Gli scritti principali del B. (alcuni versi, tra cui l'Addio a Boboli, le due tragedie edite, i trattati Della locuzione oratoria e Dell'arte poetica, le più importanti orazioni bolognesi e torinesi, le Lettere di Panfilo a Polifilo, alcune odi pindariche tradotte) si leggono nei tre voll. delle Opere precettive oratorie e poetiche, Parma 1841; a parte restano: Camillo, poema, Milano 1814-17, e qualche verso d'occasione. La sua versione dell'Edipo re sofocleo apparve nel periodico Antologia italiana, Torino 1847; varie lettere furono pubblicate da S. Grosso. Inedite si conservano nella Bibl. dell'Archiginnasio di Bologna (che possiede anche mss. di opere edite del B.) due lettere (11 luglio 1812e 19 apr. 1819; mss. Mezzofanti, XIX, 79-80); un'altra lettera (13 agosto 1808)è nel ms. 2086della Bibl. Univers. di Bologna; la Bibl. Nazionale di Torino possiede numerosi inediti del B., raccolti in cinque voll. (già segnati Bc. 79-82, e ora S I 2); questi contengono, fra l'altro, canti del Camillo, orazioni, le tragedie Atamante e Andromaca, traduz. da Giobbe ed Epitteto, la versione di tragedie di Sofocle.

Fonti e Bibl.: V. Monti,Epistolario, a c. di A. Bertoldi, Firenze 1928, I, pp. 251, 335, 336, 339, 341, 397; II, pp. 169, 293, 336, 341, 357, 359, 364, 378, 385, 421; IV, pp. 142, 179 s.; V, p. 385; P. Giordani,Epistolario, a c. di G. Ferretti, Bari 1937, I, p. 28; U. Foscolo, Epistolario, a c. di P. Carli, II, Firenze 1952, pp. 250 n. 2, 523 n. 3; IV, ibid. 1954, p. 17; Lettere ined. di G. Boucheron e di altri, a c. di S. Grosso, Novara 1897, pp. 2-6, 29 s. (con lettere ined.); Effemeridi letter. di Roma, XVIII(1789), n. 22 (sull'Ifigenia); V. Monti, prefaz. all'Ifigenia in Tauri, Roma 1789; B. Benincasa,Notizie storico-critiche, premesse all'ediz. della Sofonisba, Venezia 1804; necrologio in Antologia, XVI(1824), p. 165; V. Bigliani, prefaz. all'ediz. delle Orazioni, Torino 1831; C. Lucchesini,Opere edite e ined., Lucca 1832, VIII, pp. 168 s.; G. B. Spotorno, aggiunte alla prefaz. del Bigliani, in Opere, Parma 1841, I, pp. 18-20; T. Vallauri,Storia della poesia in Piemonte, Torino 1841, II, pp. 286-288, 326; V. Gioberti,Introduz. allo studio della filosofia, Capolago 1845, I, p. 65; Id.,Del primato morale e civile degli Italiani, Milano 1848, p. 517; Id.,Del rinnovamento civile d'Italia, a c. di F. Nicolini, Bari 1912, III, p. 122; Id.,Ricordi bibliogr. e carteggio, a c. di G. Massari, Torino 1861, II, pp. 32 s.; Id.,Del Bello, a c. di G. Castelli, Milano 1939, p. 49; G. Casalis,San Biagio, in Dizion. stor.-geograf.-statist. degli stati di S. M. il re di Sardegna, XVIII, Torino 1849, pp. 161 s.; M. Pieri,Vita scritta da lui medesimo, Firenze 1850, I, pp. 152-56, 293-95, 298, 306, 463; G. B. Spotorno,Storia letter. della Liguria, V, Genova 1858, pp. 64-66; S. Grosso,Sugli studi di F. Ambrosoli nelle lettere greche e latine, Milano 1871, cap. X; T. Vallauri,Vita scritta da esso, Torino 1878, pp. 45 s., 54, 58 s.; S. Grosso,G. B. Poeta,professore di eloquenza,prosatore, Bologna 1880 (fondamentale; pubblicaz. di lettere ined. a T. Carniani Malvezzi); G. Gandolfi,La contessa Teresa Malvezzi e il suo salotto, Bologna 1900, cap. IV; G. Giambelli, Di G. B. Cenni bibliografici e critici, in Atti dell'Accad. dei Lincei, classe di scienze morali, s. 5, X (1902), pp. 1-52 (fondamentale); G. Zaccagnini,Una polemica letter. del Monti.in Rass. crit. della letter. ital., VIII(1903), pp. 193-205; G. Mazzoni,L'Ottocento, Milano s.d., I, pp. 77, 122, 319 s., 400, 404, 475; G. B. Viale, G. B. poeta e letterato, Roma 1924; E. Bellorini, G. B., in Enciclop. Ital., VI, Roma 1930, p. 858; G. Bustico,Alcune lettere ined. a G. B., in Mélanges Hauvette, Paris 1934, pp. 535-42; L. Simeoni,Storia dell'univers. di Bologna, Bologna 1940, II, pp. 157, 170.

Vedi anche
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