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BOCCACCIO, Giuseppe

di Amalia Barigozzi Brini-Paola Ceschi Lavagetto - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BOCCACCIO, Giuseppe

Amalia Barigozzi Brini-Paola Ceschi Lavagetto

Figlio di Girolamo e Caterina Sporta, nacque a Colorno nel 1790 o1791. Pare che fin da bambino si esercitasse nello studio del disegno, dimostrando tali qualità da interessare il duca Ferdinando di Parma. Ma alla morte di questo, nel 1802, il B. si trovò nell'impossibilità di frequentare le scuole; fu Salvatore Balzari che ne capì le doti e lo aiutò a proseguire lo studio della pittura.

Nel 1814, dopo tre anni di servizio sotto le armi, sposò Maddalena Guatteri, dalla quale ebbe poi due figli che si dedicarono alla musica (cfr. C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 200): Luigi, nato il 14 giugno 1820, e Giulio, nato il 28 nov. 1824.

Il B. divenne noto soprattutto come paesaggista, (nel 1817 l'Accademia di Belle Arti di Parma lo nominò accademico d'onore), ma per ragioni economiche eseguiva intanto scenografie per teatri di privati e di collegi. Nel 1819 la duchessa Maria Luisa lo sceglieva come suo maestro di pittura e contemporaneamente lo nominava scenografo del Teatro ducale.

Come maestro e consigliere artistico di Maria Luisa, seguì la sua protettrice nei suoi numerosi viaggi, in Austria (nel 1820 era a Vienna), in Italia (nel 1830 era a Roma), in Svizzera e in Germania, ed eseguì per la sua allieva numerosi dipinti, in particolare acquerelli (suoi volumetti di vedute e impressioni sono nella Biblioteca Palatina di Parma).

Nel 1821 il B. fu nominato dall'Accademia di Belle Arti professore consigliere con voto e destinato all'insegnamento di paesaggio. Nella sua attività pittorica, in genere, scelse come soggetti fiori e paesaggi, solo animati a volte da figurette romantiche del tutto subordinate all'ambiente naturale, secondo il gusto dell'epoca.

Anche come pittore di teatro si dedicò esclusivamente alla scenografia paesaggistica. In questo campo il suo nome compare per la prima volta, insieme con quello di G. Bruner, nella stagione del 1819-20 del vecchio Teatro ducale di Parma per i Pretendenti delusi di G. Mosca e la Gazza ladra di Rossini (oltre che per balletti e altre opere, in collaborazione anche con altri scenografi). Per lo stesso teatro dipinse il sipario nel 1821 e continuò a lavorare sino alla stagione 1826-27 (P. E. Ferrari). Per l'inaugurazione del Nuovo Teatro Regio (16 maggio 1829) diede le scene "per il paese" (con G. Giorgi e P. Piazza) per la Zaira e ancora per le altre opere e balletti della stagione. La sua opera continuò nelle stagioni seguenti del 1829-30, 1832-33, 1835-39, 1841-42 (Stocchi). Oltre che a Parma, lavorò come scenografo a Piacenza (1840, Teatro Comunale), a Reggio (1840-41), a Casalmaggiore (1841, Teatro Comunale), a Genova, a Brescia, e specialmente alla Scala di Milano (1843-46). Qui lo si trova per la prima volta come "pittore di paesaggio" nell'agosto del 1843 per l'opera Elena da Feltre, alla quale seguì, fra le altre, la Lucia di Lammermoor. Il suo nome è sempre associato alla Scala con quelli dei pittori di architetture A. Merlo e G. Fontana. Fra le opere per le quali curò le scene si ricordano: la Sonnambula (1843), la Norma,I Puritani,Nabucco (1844), Ernani,Guglielmo Tell,Il barbiere di Siviglia (1845).

Dopo di allora la sua fortuna incominciò a declinare, benché fino al 1851 lo si trovi ancora sporadicamente alla Scala e al Teatro della Cannobiana. Fu amico del Sanquirico, al quale doveva probabilmente in parte la preferenza datagli dalla Scala. Morì a Parma il 5 febbr. 1852.

L'Alizeri lodava una Marina e un Paesaggio del B. a palazzo Peloso a Genova. Nel 1844 mandò all'Eposizione di Belle Arti di Milano un Ritorno di Linda da Chamonix e un Episodio della guerra di Russia, e l'anno dopo una Veduta boschereccia negli Appennini, che potrebbe identificarsi con Attraverso l'Appennino parmense, firmato, esposto alla Mostra retrospettiva del paesaggio parmense dell'Ottocento (Parma 1936, p. 10 del catalogo).

Alla Galleria nazionale di Parma sono conservati due paesaggi del B.; due grandi tele con cavalli sono presso l'Istituto d'arte, una Caccia (attribuitagli) è all'Accademia di Belle Arti sempre di Parma. Nel Museo Glauco Lombardi è conservata una Veduta di Velleia (acquerello; catal., p. 27). Altre opere si conservano in collezioni private della stessa città: numerose tempere e oli sono nella collezione privata Corradi-Cervi; un Bosco, nella collezione Pizzarotti; un Duomo di Milano, firmato e datato 1845, nella coll. P. Pioli, un Paesaggio, nella coll. Magnani (Mostra dell'Accademia parmense... [catal.], Parma 1952, p. 46).

II B. fu considerato dai contemporanei uno dei migliori scenografi ed un importante maestro della nuova generazione, anche se, alieno dal neoclassicismo, non si allontanò mai dal gusto romantico, né aprì nuovi orizzonti alla scenografia del suo tempo: suoi allievi furono G. Magnani (che gli successe alla Scala) e A. Fontanesi.

Fonti e Bibl.: Parma, Galleria Nazionale: E. Scarbelli Zunti, Materiale per una guida artistica e storica di Parma, IX, p. 17; Ibid., ms. 108: Id., Memorie e documenti di Belle Arti parmigiane, ad vocem; A. Stocchi, Diario del teatro ducale di Parma dal 1829 a tutto il 1840, Parma 1841, pp. 3, 18, 70, 122, 158, 179; Id., Diario... del 1842, Parma 1843, p. 5; G. Alizeri, Guida artistica di Genova, Genova 1846, I, p. 129; G. C., Necrologio, in La Gazzetta di Parma, 14 febbr. 1852; F. Martini, La scuola parmense di belle arti, Parma 1862, p. 25; G. Campori, Lettere artistiche, Modena 1866, pp. 447, 466, 501; P. Martini, Guida di Parma, Parma 1871, pp. 84, 171; G. B. Jannelli, Diz. biogr. dei Parmigiani illustri, Genova 1876, pp. 60 s.; P. E. Ferrari, Spettacoli... in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1884, pp. 61, 63, 65, 131, 133, 135; G. Ferrari, La scenografia, Milano 1902, pp. 176, 195, 211 s., 241, 265; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), cronologia a cura di G. Tintori, Milano 1964, pp. 44 ss.; G. Copertini, I paesisti parmigiani dell'800, in Gazzetta di Parma, 26 dic. 1958; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 151; Encicl. dello Spettacolo, II, coll. 657 s.

Vedi anche
Boudard, Jean-Baptiste Boudard ‹budàar›, Jean-Baptiste. - Scultore francese (Parigi 1710 circa - Sala Baganza 1765). Eseguì numerose sculture per il duca di Parma (nel castello di Colorno; a Parma, la Madonna al disopra del balcone del pal. del governatore, un gruppo mitologico nel giardino pubblico, ecc.). Pubblicò una Iconologie ... Pasini, Alberto Pasini ‹-ʃ-›, Alberto. - Pittore e litografo (Busseto 1826 - Cavoretto 1899). Studiò all'accademia di Parma ed esordì come litografo; fu poi (1851) a Parigi. Viaggiò in Persia, Siria, Turchia, e si specializzò in quadri di tema orientale. Parma Comune dell’Emilia-Romagna (260,8 km2 con 178.718 ab. nel 2008, detti Parmigiani e meno comunemente Parmensi) capoluogo di provincia. La città, tagliata da E a O dalla Via Emilia e da S a N dal torrente Parma, sorge nella pianura uniforme. La parte della città posta alla destra del torrente è detta P. ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ...
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Vocabolario
boccàccio
boccaccio boccàccio s. m. [der. di bocca]. – 1. tosc. Sinon. di boccarola. 2. Altro nome dell’uccello succiacapre.
boccàccia
boccaccia boccàccia s. f. [pegg. di bocca] (pl. -ce). – 1. Bocca grande e sgraziata o sformata; si usa soprattutto come espressione di spregio o riferito a persona maldicente o sboccata: chiudi questa b.; non dar retta a quella boccaccia....
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