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BORGHI, Giuseppe

di Antonio Palermo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)
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BORGHI, Giuseppe

Antonio Palermo

Nacque a Bibbiena, nel Casentino, il 4 maggio 1790, da Carlo e da Caterina Borghini. Studiò nel collegio vescovile di Castiglion Fiorentino, avendo per maestro di lettere italiane e latine l'arcidiacono A. Dragoni. Appena compiuti gli studi, il B. vi fu nominato insegnante di retorica e, in seguito, di filosofia; nel frattempo divenne sacerdote. Per arricchire la sua cultura umanistica si diede allo studio del greco, raggiungendone una certa padronanza, tale da consentirgli una versione delle Istmiche di Pindaro (Pisa 1822). Trasferitosi intanto a Firenze, pubblicò la traduzione completa delle Odi (Firenze 1824), che, molto lodata, segnò l'inizio della sua carriera di letterato: il B. fu ammesso come socio all'Accademia della Crusca e ne vinse il quinquennale concorso.

Durante la sua residenza fiorentina, protrattasi fino al 1832, il B. frequentò il circolo del Vieusseux ed ebbe così modo di incontrarsi con le maggiori personalità della cultura italiana. Nel 1826 avrebbe voluto pubblicare sull'Antologia una polemica e roboante risposta in terzine alle accuse lanciate dal Lamartine alla "terra dei morti", ma per l'opposizione della censura essa vide la luce solo nel 1842.

Con una raccolta di dodici Inni (Firenze 1831) che riecheggiavano, esternamente, la lirica religiosa del Manzoni. il B. raggiunse una larga notorietà, attestata dalle numerose edizioni che se ne ebbero, nelle quali al gruppo iniziale (A Dio Padre, Il Verbo,Allo Spirito Santo, ecc.) egli aggiunse vari altri inni, sempre di argomento religioso.

Per quanto il B. si dichiarasse e fosse in genere considerato un manzoniano, in realtà l'influenza maggiore da lui subita fu quella del Monti, cui aveva dedicato la traduzione di Pindaro. Il riscontro di immagini e metri degli Inni sacri mostra infatti la vera natura, essenzialmente oratoria, dei versi del B., che fa di lui un facile quanto modesto poeta d'occasione. Ciò si rivela in maniera ancora più palese nei suoi numerosi componimenti degli anni successivi, viziati da uno scoperto impegno adulatorio: si vedano le Canzoni per le nozze di Leopoldo II (Roma 1833); la cantica In morte di V. Bellini (Palermo 1835); quella sul Museo di Versailles (Parigi 1838), piena di iperbolici elogi di Luigi Filippo, ecc. Una raccolta della sua produzione poetica, Liriche, apparve a Firenze nel 1845.

Agli inizi del 1833, avendo perduto per una poco limpida vicenda il posto di vicebibliotecario della Riccardiana, il B. si trasferì a Roma, dove rimase, tranne una breve parentesi napoletana, sino al 1835. Non avendo trovato in questa città, nonostate la protezione accordatagli da monsignor C. E. Muzzarelli, una soddisfacente sistemazione, accettò l'invito rivoltogli da T. Gargallo di recarsi a insegnare nell'università di Palermo. Dopo non poche difficoltà, il B. dall'ottobre del 1835 - era giunto in Sicilia nell'aprile di quell'anno - riuscì a tenervi un corso di eloquenza: furono dodici lezioni, raccolte poi in volume (Studi di letteratura italiana. De' primi scrittori e di Dante Alighieri, Palermo 1837 e poi Firenze 1845), che ebbero il merito di incrementare la ripresa degli studi danteschi in Sicilia.

In esse il B. si dimostra un cultore appassionato dell'opera di Dante, cui si avvicina non ignaro delle più recenti voci della critica, anche se con una sensibilità sostanzialmente montiana. Un altro contributo dantesco egli aveva dato prima di lasciare Firenze, collaborando con G. B. Niccolini, F. Becchi e G. Capponi all'ediz. della Divina Commedia detta "Dei quattro Accademici" (Firenze 1837).

Il B. rimase in Sicilia circa tre anni, durante i quali si inserì agevolmente nella vita culturale dell'isola. Sebbene fosse alieno da ogni impegno politico, la sua presenza tuttavia fu considerata nociva dalla polizia borbonica: nel giugno 1838 fu costretto a imbarcarsi per Marsiglia, da dove proseguì per Parigi, ove si trattenne sino al maggio 1841. Deluso nelle sue aspettative - si era offerto invano al Lamartine come traduttore della sua opera poetica - ritornò in Italia: fu ad Arezzo, dove divenne canonico della cattedrale, e quindi a Firenze. Si trasferì infine a Roma dove morì il 30 maggio 1847.

Se in Sicilia il B. aveva svolto una proficua azione culturale, in seguito la sua attività appare solo un susseguirsi di espedienti: si può considerare tale anche la massiccia opera Sulle storie italiane dall'anno primo dell'era cristiana al 1840, alla quale egli si accinse con una disinvoltura da abile letterato. Ne apparvero presso il Le Monnier, legato al B. da interessi editoriali, solo i primi cinque volumi (Firenze 1841-1845), che narrano gli avvenimenti fino alla metà del sec. IX. Giovandosi di una prosa oratoria, ricca di echi letterari, il B. si palesa un frettoloso e via via sempre più maldestro cultore del tipo di storiografia impersonificato da C. Botta, sebbene la sua preoccupazione saliente sia costituita da una pugnace quanto ingenua apologetica religiosa.

Bibl.: I. Bernardi, Illustri italiani. G. B., in Il Cimento (Torino), I (1852), 1, pp. 84-95; S. Diamilla Müller, Biografie autografe e inedite di illustri italiani di questo secolo, Torino 1853, p. 70; G. Biundi, intr. alle Poesie complete di G. B., Palermo 1860, pp. III-XIX; A. Vannucci, Ricordi di G. B. Niccolini, Firenze 1866, II, p. 394; G. Fraccaroli, Sulla traduz. di Pindaro di G. B., Palermo 1875; Epist. di A. Manzoni, a cura di G. Sforza, I, Milano 1882, pp. 358-361, 379-382, 387-402; G. Mestica, Manuale della letteratura ital., Firenze 1885, II, 2, pp. 553-556; C. Calderoni, Il B. in Sicilia, Palermo 1886; A. D'Ancona, Carteggio di Michele Amari, I, Torino 1896, pp. 9 s., 30-32, 60 s.; E. S. Martini, Le odi di Pindaro tradotte da G. B., Genova 1899; N. Vaccaluzzo, G. B. e il suo corso di lett. dantesca nell'università di Palermo (1835-36), in Arch.storico per la Sicilia orientale, I (1904), I, pp. 286-312; F. Guardione, Il dominio dei Barboni in Sicilia dal 1830 al 1861, Torino 1907, I, pp. 190 s., 199; B. Croce, St. d. storiogr. ital. nel sec. XIX, I, Bari 1920, pp. 95 s.; U. Bernardini, C. Lucchesini,A. Mezzanotte e G. B. traduttori di Pindaro al principio del sec. XIX, Ravenna 1924;V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, Firenze 1928-31, IV, p. 5;VI, pp. 13, 46, 86, 169, 251;N. Tommaseo, Colloqui colManzoni, a cura di T. Lodi, Firenze 1929, pp. 29 s., 243 s.; L. F. Benedetto, Il canonico B. e il Lamartine, in Il Marzocco, XXXVI (1931), 9, pp. 2 s.; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1949, pp. 351, 415, 1259, 1266;E. Sestan, Lo stato maggiore del primo "Archivio storico italiano" (1841-1847), in Arch. stor. ital., CIII-CIV(1945-46), pp. 3, 6-8;G. Barbera, Memorie di un editore (1818-1880), Firenze 1954, pp. 52 s., 377.

Vedi anche
Bórghi, Giovanni Bórghi, Giovanni. - Industriale italiano (Milano 1910 - Comerio 1975). Cominciò a lavorare da ragazzo nell'azienda fondata dal padre Guido, costituitasi, nel 1943, in una società per azioni con sede a Comerio. Nel dopoguerra Borghi, Giovanni assunse la direzione della società che, trasformatasi in SIRI ... Bibbiena Comune della prov. di Arezzo (86,4 km2 con 12.220 ab. nel 2007). ● Forse di origine etrusca, appartenne già nell’alto Medioevo ai vescovi di Arezzo; i guelfi fiorentini la devastarono dopo la battaglia di Campaldino (1289), la tennero quindi i Tarlati di Pietramala e più tardi i Fiorentini ai quali rimase ... Leopardi, Giacomo Poeta (Recanati 29 giugno 1798 - Napoli 14 giugno 1837). Tra i massimi scrittori della letteratura italiana di tutti i tempi, nella sua opera risulta centrale il tema dell’infelicità costitutiva dell’essere umano, intesa come legge di natura alla quale nessun uomo può sottrarsi. Lo Zibaldone di pensieri  ... Dante Alighièri Dante Alighièri. - Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva a una famiglia di piccola nobiltà ...
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    Nicola Carducci Letterato ed erudito (Bibbiena 1790 - Roma 1847), fu bibliotecario della Riccardiana e Accademico della Crusca. Autore di numerosi Inni Sacri, stampati, in più edizioni, insieme con quelli del Manzoni, del quale fu ammiratore, amico e stimato consigliere per la revisione linguistica ...
  • BORGHI, Giuseppe
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    Letterato, nato a Bibbiena il 4 maggio 1790, morto a Roma il 30 maggio 1847. Studiò nel seminario di Castiglion Fiorentino, dove, a 18 anni, fu maestro di rettorica; poi, divenuto sacerdote, sottobibliotecario alla Riccardiana di Firenze; in seguito, soggiornò a Roma, a Napoli, a Palermo - dove tenne ...
Vocabolario
bórgo
borgo bórgo s. m. [lat. bŭrgus «castello fortificato», poi «centro abitato», dal germ. *burgs s. f. (cfr. ted. mod. Burg «castello» s. f.) raccostato, nel genere grammaticale e nel sign., al gr. πύργος «torre»] (pl. -ghi, ant. anche le...
borgata
borgata s. f. [der. di borgo]. – 1. Centro abitato di piccole dimensioni (di norma allungato ai lati d’una strada o riunito a un incontro di strade), connesso con zone a base economica essenzialmente rurale, di cui costituisce il centro...
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