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USPENSKIJ, Gleb Ivanovič

Enciclopedia Italiana (1937)
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USPENSKIJ, Gleb Ivanovič


Scrittore russo, nato a Tula probabilmente il 26 novembre 1840, morto a Strelna presso Pietroburgo il 6 aprile 1902. Fece gli studî ginnasiali a Tula e a Černigov, in seguito frequentò la facoltà di legge di Pietroburgo e poi quella di Mosca. Sono gli anni in cui, sotto la pressione dell'opinione pubblica, l'imperatore Alessandro II svolge le sue grandi riforme: viene abolita la servitù della gleba, nelle università viene su una nuova generazione di giovani che si preparano a diventare medici, scienziati, avvocati; delusi dalla lentezza delle riforme, costretti a compiere i loro studî tra difficoltà materiali di ogni genere, questi giovani si entusiasmano per le più spinte idee dell'Occidente che cercano di adattare all'ambiente russo e spesso non riescono a terminare i loro studî, per mancanza di mezzi o a causa delle repressioni politiche. Anche l'U. dovette, per le tristi condizioni finanziarie della famiglia, interrompere gli studî nel 1863.

Si può dire che la fama letteraria dell'U. cominci con il 1866, anno in cui la rivista Sovremennik pubblicò i suoi bozzetti intitolati Nravy Rasterjaevoj ulicy (I costumi della Via Rasterjaeva), descrizioni della vita di una piccola città. In seguito scrisse per alcune delle più note riviste russe, come Otečestvennye Zapiski, Severnyj Vesnik e Russkaja Mysl′.

Fino verso il 1880 l'U. descrive la vita della "piccola gente" di città, un piccolo mondo di miserie, affanni e speranze; qua e là si afferma una nota marcatamente sociale, caratteristica del resto per gran parte dell'intelligencija russa dell'epoca. In seguito l'U. divenne un tipico rappresentante del movimento dei narodniki (populisti): tendenze socialistiche si mescolano a un'idealizzazione della campagna russa, dell'organizzazione agraria primitivamente collettivista, a un'avversione contro il diffondersi di un "capitalismo all'europea". I suoi racconti non s'ispirano più alla vita della città, sibbene al mondo contadino. Dopo avere viaggiato all'estero, fu per un certo tempo impiegato della cassa di risparmio nel governatorato di Samara ed ebbe così molte occasioni per conoscere da vicino i bisogni e le miserie dei contadini. Tuttavia nei suoi racconti non vi è traccia di quell'ingenua idealizzazione dei contadini, così caratteristica per gran parte della letteratura populistica a sfondo sentimentale; U. nota la grettezza, l'avidità, la grossolanità del mondo contadino e nella vivace descrizione di ambienti che conosce da vicino raggiunge un livello artistico assai notevole, specie dove lascia libero corso al suo sentimento. Ogni accentuazione dell'elemento individualistico nella campagna, ogni trasformazione dei contadini in proprietarî non ottiene, secondo l'U., altro risultato che di aumentare l'innato egoismo dei mužiki, la loro avidità, la loro crudeltà meschina. Quindi si tratta secondo lui di rafforzare l'antico mir, accentuandovi gli elementi socialistici. Nonostante la sua confusione ideologica, caratteristica per gran parte della intelligencija russa di quell'epoca, nei racconti dell'U. furono efficacemente messe in rilievo alcune delle più gravi piaghe della Russia. Più propagandista e "combattente" che "letterato" nel senso occidentale della parola, l'U. ha infatti generalmente curato assai poco lo stile dei suoi racconti: la "forma artistica", secondo ingenue concezioni allora in voga, era per lui "cosa secondaria"; ma nonostante queste semplicistiche concezioni sull'arte, in alcuni dei suoi migliori racconti di vita contadina è un artista riuscito; e sincero e appassionato è altresì come apostolo di una rinnovazione sociale.

Ammalatosi nel 1893 di una malattia mentale, non poté più continuare a svolgere la sua attività letteraria.

Tra i suoi numerosi scritti meritano di essere particolarmente citati i seguenti: Razorenie; Nabljudenija odnogo lentjaja; Gluš: Provincilnye i stoličnye očerki; Iz pamjatonoj knižki: Očerki i razskazy G. Ivanova; Iz derevenskago dnevnika; Krestjanin i krestjanskij trud; Vlast′ zemli. Numerosi scritti dell'U. furono tradotti nelle principali lingue europee e in varie lingue slave.

Bibl.: I. Kubikov, G. U., Mosca 1925; V. Buš, Literaturnaja dejatel'nost' G. Uspenskogo, Leningrado 1927; A. Kamegulov, Stil G. Uspenskogo, ivi 1930.

Vedi anche
Nikolaj Konstantinovič Michajlovskij Michajlovskij, Nikolaj Konstantinovič. - Sociologo e critico letterario (Mescovok 1842 - Pietroburgo 1904), il più notevole rappresentante del populismo nel campo della critica. Nei suoi saggi su Tolstoj e Dostoevskij (Žestokij talant "Un ingegno crudele", 1882) Michajlovskij, Nikolaj Konstantinovic ... San Pietroburgo (russo Sankt Peterburg) Città della Russia (dal 1914 al 1924, Pietrogrado; dal 1924 al 1991, Leningrado; 4.568.047 ab. nel 2008), con status di città autonoma, che si estende dai confini con l’Estonia e con la Finlandia fino alle rive del Lago Onega. Seconda città, dopo Mosca, per numero di abitanti, ... Mosca (russo Moskva) Città capitale della Russia (10.470.318 ab. nel 2008), e dell’oblast´ omonima, all’incrocio dei fiumi Moscova e Oka. Forma un’unità amministrativa autonoma, il cui limite è segnalato dall’autostrada anulare e oltre il quale è previsto il mantenimento di un’ampia cintura verde. La sua vasta ... Russia Il più vasto Stato del mondo, esteso dall’Europa orientale all’Estremo Oriente. ● Il nome Russia designa lo Stato consolidatosi a partire dal 16° sec. attorno al Principato di Moscovia ed esteso al momento della massima espansione, a metà del 19° sec., in Europa, Asia e Nord America, dal Mar Baltico ...
Vocabolario
glèba
gleba glèba s. f. [dal lat. gleba o glaeba]. – 1. a. poet. Zolla di terra: giovenchi invitti A franger glebe (Carducci); la sua polve Lascia alle ortiche di deserta g. (Foscolo). b. Per estens. (già in lat.), la terra stessa, il campo,...
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