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Guglielmo III Principe d’Orange, conte di Nassau, statolder delle Province unite dei Paesi Bassi, re d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda

Dizionario di Storia (2010)
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Guglielmo III Principe d'Orange, conte di Nassau, statolder delle Province unite dei Paesi Bassi, re d'Inghilterra, di Scozia e d'Irlanda


Guglielmo III

Principe d’Orange, conte di Nassau, statolder delle Province unite dei Paesi Bassi, re d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda (l’Aia 1650-Hampton Court 1702). Figlio di Guglielmo II d’Orange e di Maria Stuart, primogenita di Carlo I d’Inghilterra. Nato pochi giorni dopo la morte del padre, ebbe la tutela politica della nonna, Amalia di Solms-Braunsfeld, impegnata a difendere contro il partito antiorangista le pretese ereditarie di Guglielmo. Nel 1667 gli Stati d’Olanda, che l’anno prima avevano rifiutato a G. il comando generale delle truppe, abolivano con l’Editto perpetuo la carica di statolder. La pressione diplomatica e militare della Francia di Luigi XIV restituì però prestigio al partito orangista contro i De Witt; anzi fu il sospetto di rapporti segreti di costoro con il re francese a sollevare nel Paese un’ondata di entusiasmo a favore di Guglielmo. Nel 1672 era abolito l’editto, e G., già comandante supremo, era nominato statolder. In stato di evidente inferiorità militare, egli iniziò allora un’abile e fortunata azione diplomatica intesa a isolare la Francia, proprio mentre s’investiva del prestigio di ideale antagonista di Luigi XIV e della sua monarchia universale. Conclusa nel 1674 la pace separata con l’Inghilterra, nel 1678 la Pace di Nimega concludeva onorevolmente per le Province unite la lunga guerra: G. soprattutto ne usciva vincitore all’interno, dove la concessione dello statolderato ereditario nella sua famiglia lo poneva al sicuro da ogni opposizione. Nel 1686 egli coronava con la Lega di Augusta la sua ventennale azione antifrancese. Era fallito però, sempre nel 1674, un progetto di diventare sovrano delle Province unite, e da allora l’attenzione di G. s’era rivolta all’Inghilterra: nel 1677 egli aveva sposato Maria Stuart, primogenita del futuro Giacomo II, e negli ultimi anni del regno di Carlo non aveva esitato a tramare (1681) per ottenere l’esclusione del suocero dalla successione. Ma il contrasto esplose sul terreno religioso: la politica filocattolica di Giacomo ebbe, anche per ragioni politiche (avvicinamento dell’Inghilterra alla Francia), tutta l’avversione di G., il quale, d’altra parte, offrendo nei Paesi Bassi largo asilo agli esuli protestanti dopo la revoca dell’Editto di Nantes (1685) s’era creato una straordinaria popolarità. A lui, figlio e marito di una Stuart, si rivolsero i whig chiedendogli di «salvare l’infranta libertà del Paese». Il 1° nov. 1688 G. sbarcava a Brixham, presso Torbay, e marciava su Londra. Dopo la fuga di Giacomo, la Convenzione del 7 genn. 1689 ne dichiarava decaduta l’autorità; G. e Maria furono dichiarati sovrani il 12 febbr. 1689 e incoronati l’11 aprile: la Convenzione di Edimburgo li proclamava sovrani poche settimane dopo, mentre in Irlanda solo dopo il Trattato di Limerick (1691) era infranta la resistenza dei cattolici. Costretto dal rigore del clima inglese e dalle necessità militari della guerra contro la Francia a trascorrere nei Paesi Bassi la maggior parte dell’anno, G. affidò l’amministrazione dello Stato alla moglie e, dopo la morte di lei (1695), a dei lords justices di nomina regia: ciò ebbe molta parte, insieme con l’esigente politica militare, nel diminuire la popolarità di G., che del resto non mostrò in quegli anni di rendersi ben conto della situazione «rivoluzionaria» del Paese. La Pace di Rijswijck (1697) fu un grande successo della diplomazia di G.: ma ebbe come conseguenza, in Inghilterra e nei Paesi Bassi, questi economicamente ancor più stremati, la richiesta di pronta smobilitazione. Le elezioni del 1698, risultate favorevoli ai tory, indebolirono ancor più la posizione di G., e lo costrinsero persino a rinunciare ai frutti di laboriosi trattati segreti con Luigi XIV per la successione al trono spagnolo. Egli scelse allora la via dell’abilità politico-diplomatica anche all’interno: non resistette all’Act of settlement (giugno 1701) che, pur riconoscendo la successione hannoveriana, limitava con certe clausole i poteri reali, e cercò di riguadagnare tutta la sua popolarità quando Luigi XIV, violando gli impegni di Rijswijck, riconobbe alla morte di Giacomo II (sett. 1701) i diritti del figlio; le elezioni del novembre portarono in Parlamento uomini pronti a sostenere il re in una politica vigorosa, e nei primi mesi del 1702 G. otteneva uomini e fondi necessari per ricominciare la lotta. Non poté però vedere il frutto della sua migliore politica: già molto malato, morì per una caduta da cavallo.

Vedi anche
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