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I difficili rapporti tra il Fondo monetario e i paesi emergenti

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)
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A partire dagli anni Settanta l’Imf iniziò a espandere i propri programmi di aiuto nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Anche per questo motivo, nell’ultimo quarantennio di attività il Fondo è stato oggetto di un crescente fuoco di fila di critiche. Queste si sono prevalentemente concentrate su due aspetti della vita dell’Imf: i suoi meccanismi decisionali, da una parte, e una sorta di fallacia ideologica dall’altra.

Sotto il primo aspetto, intanto, aver collegato a doppio filo il sistema di voto del Fondo alle quote di capitale versato sbilancia chiaramente il potere decisionale in favore dei più ricchi e capaci paesi occidentali. I paesi che si ritengono discriminati, e in particolar modo le economie emergenti, hanno spesso spinto per ottenere più potere in seno all’organo decisionale dell’Imf: la recente rinegoziazione del potere di voto ha tuttavia lasciato immutati gli equilibri di fondo. I paesi industrializzati hanno spesso risposto a questa critica sostenendo che sia del tutto naturale che, in un’istituzione finanziaria cui ciascuno contribuisce per quanto è nelle sue disponibilità, ma anche nelle sue volontà politiche, il potere di imprimere una certa direzione politica sia proporzionale al capitale versato.

Una seconda parte di critiche ha per oggetto la condizionalità degli aiuti. L’Imf subordina infatti l’erogazione dei prestiti alla stipula di un Programma di aggiustamento strutturale, nel quale il paese destinatario degli aiuti si impegna a riformare il proprio sistema economico nel senso concordato con il Fondo. Secondo i critici, le richieste di aggiustamento strutturale si baserebbero tuttavia su calcoli macroeconomici spesso fuorvianti rispetto alle reali condizioni del paese, e le raccomandazioni si ispirerebbero a programmi di riforma neoliberisti che non terrebbero conto della situazione politico-sociale interna, e che dunque rischierebbero nella maggior parte dei casi di aggiungere anziché togliere elementi di instabilità in contesti in gran parte già compromessi. L’ex vicepresidente della Banca mondiale, Joseph Stiglitz, in un libro del 2002 ha infatti accusato il Fondo di imporre a molti paesi una sorta di ricetta standardizzata e troppo semplicistica, che in molti casi passati si è rivelata controproducente.

Vedi anche
neoliberismo Indirizzo di pensiero economico che, in nome delle riconfermate premesse dell’economia classica, denuncia le sostanziali violazioni della concorrenza perpetrate da concentrazioni monopolistiche all’ombra del laissez faire e chiede pertanto misure atte a ripristinare la effettiva libertà di mercato e ... Joseph Eugene Stiglitz Economista statunitense (n. Gary 1943), prof. nella Yale University (1970-74), a Stanford (1974-76; 1988-2001), a Princeton (1979-88), dal 2003 alla Columbia University. È stato capo del dipartimento di ricerca economica della Banca Mondiale (1996-99), dove ha ricoperto anche la carica di vicepresidente ... Fondo monetario internazionale Istituto specializzato delle Nazioni Unite sorto, insieme con la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Banca Mondiale), dalla conferenza delle Nazioni Unite tenuta a Bretton Woods nel luglio 1944 ed entrato in funzione il 27 dicembre 1945. Fu creato con l’intento di promuovere la ... sistemi elettorali Per sistemi elettorali elettorale si intende la modalità mediante la quale viene operata la scelta dei titolari di un mandato rappresentativo dai singoli componenti di un corpo elettorale. Tali sistemi elettorali sono molto numerosi, ma si possono ricondurre essenzialmente a due tipologie: il sistemi ...
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monetàrio
monetario monetàrio agg. e s. m. [der. di moneta; come sost., dal lat. monetarius]. – 1. agg. a. Che concerne le monete, relativo alle monete: la circolazione m.; convenzione m., fra più stati; teorie m.; commettere un falso m., una falsificazione...
fondo per la ripresa
fondo per la ripresa (Fondo per la ripresa) loc. s.le m. Fondo garantito dal bilancio dell’Unione Europea da utilizzare per emettere obbligazioni da investire nella ripresa economica. ♦ I leader dei 27 Stati membri dovranno compiere l'ultimo...
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