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inanimato

di Federigo Tollemache - Enciclopedia Dantesca (1970)
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inanimato

Federigo Tollemache

Si trova sempre in D. come attributo di ‛ cosa ', e vale " non animato " o " non più animato ". In Vn XI 3 lo mio corpo... molte volte si movea come cosa grave inanimata, si ha piuttosto il secondo significato. Negli altri passi, invece, il vocabolo ricorre a proposito della figura retorica della prosopopea, e pertanto significa " non animato ": Cv III IX 2 E però mi volgo a la canzone, e sotto colore d'insegnare a lei come scusare la conviene, scuso quella: ed è una figura questa, quando a le cose inanimate si parla, che si chiama da li rettorici prosopopeia; Vn XXV 8 e 9. Pare che D., nel formulare la definizione di questa figura, abbia avuto presente un passo del Catholicon di Giovanni da Genova (v. Busnelli-Vandelli, nel commento al passo del Convivio sopra citato).

Vocabolario
inanimato
inanimato agg. [dal lat. tardo inanimatus, comp. di in-2 e animatus «animato, vivente»]. – 1. Senza anima, senza vita; detto più propr. dei corpi che per loro natura sono privi di vita animale, quindi in genere di tutto ciò che appartiene...
inànime
inanime inànime agg. [dal lat. tardo inanĭmis, comp. di in-2 e anĭma «anima, vita»], poet. – Inanimato, esanime: quando mi fia ogni beltate o di natura o d’arte, Fatta inanime e muta (Leopardi).
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