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JAHVÈ

di Alberto Vaccari - Enciclopedia Italiana (1933)
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JAHVÈ

Alberto Vaccari

. Nome proprio della divinità nel monoteismo ebraico. Si legge più di 6000 volte nella Bibbia e una volta nell'iscrizione di Mesha, re di Moab (sec. IX a. C.). Nell'originale scrittura semitica, che non segna le vocali, consta di quattro lettere (yōd, hē, wāw, hē) ed è perciò chiamato "nome tetragrammo". Per venerazione, non scevra di qualche superstizione, i Giudei già da più secoli a. C. schivavano di pronunciare quell'augusto nome e vi sostituivano, anche dove stava scritto nella Bibbia, i nomi comuni di Elohim (Dio) o, più spesso, Adonai (Signore); perciò anche nelle più antiche versioni greche (LXX) e latine (Volgata) fu tradotto κύριος, Dominus. Quando più tardi i masoreti (vedi VI, 887) vocalizzarono il sacro testo, alle consonanti del nome tetragrammo apposero le vocali appunto di Adonai, o, raramente, di Elohim.

Pronunzia. - Per queste abitudini cadde nell'oblio la vera pronunzia del sacro nome ed ebbe origine la falsa ibrida forma Jehova, che già s'incontra nel Pugio fidei di Raimondo Martini (1278): e dominò sino al secolo scorso; in Italia (dove naturalmente si trasformò anche in Geova) non penetrò nell'uso come in altre nazioni, ma ora quasi dappertutto è scomparsa. La pronunzia Jahvè, accreditata dagli ebraisti del sec. XIX, si fonda su due solide basi:1. la tradizione raccolta dai Padri greci sotto varie forme (dovute alla difficoltà di ranpresentare in greco il waw ebraico) che convergono nella dicitura Jave; 2. le forme più brevi Jahu e Jah attestate dalla Bibbia stessa e confermate dalle trascrizioni in cuneiforme specialmente nei nomi teofori come Jasha ‛jahu (Isaia) = salute è J.; ‛Azariah = aiuto è J., e nell'acclamazione allelujah = lodate J. Per la presente questione è indifferente che con la comune opinione si consideri Jahvè come forma originaria e le altre come derivate da essa per apocope (conforme alla fonetica ebraica), ovvero che si tenga con pochi moderni (Driver, Burkitt, Grimme) Ja, Jau come forma primitiva; e Iahvè derivata per prolungamento. Una conferma è la variante Jao, diffusa nel mondo ellenistico (Diodoro Sic., Bibliot., I, 94, 2; scritti gnostici e magici).

Etimologia e senso. - Meno accordo regna intorno all'etimologia e quindi al significato del nome Jahvè. Delle varie opinioni la più consona alla filologia, alla storia, e alla Bibbia stessa (Esodo, III, 14) è quella che lo deriva dal verbo sostantivo hāyah, arcaico hāwāh = essere, nella forma verbale che esprime l'azione duratura, continuata. Può rimaner dubbio però se sia alla voce semplice (kal dei grammatici) o alla causativa (hiphil). L'aspetto più ovvio è quello di un hiphil. Jahvè perciò verrebbe a significare "(Colui che) fa essere", quindi il Creatore, o il Realizzatore (delle sue promesse). Ma nella classe dei verbi a cui appartiene hāyàh-hàwàh con la voce causativa coincide spesso la semplice, nel nostro caso intransitiva; e in questo caso Jahvè varrebbe quanto "Colui che è", l'Esistente per eccellenza; e questa spiegazione, già supposta dal citato luogo di Esodo, è generalmente preferita anche dai moderni filologi.

Propagazione. - Fuori del popolo ebreo e della sfera di sua influenza non si banno prove d'un culto prestato a J. Nei documenti cuneiformi di varie epoche s'incontra, sia separato, sia in composizione, un elemento Jau, Jaum, Jamu, Jama, riferito alla divinità ed equivalente fonetico di Jahvè o Jāh. Ma fu riconosciuto ch'esso è piuttosto un elemento pronominale, possessivo (mio) o dimostrativo. Nulla di serio si può obiettare al celebre testo Esodo, VI, 3 (similmente III, 14) che ci presenta J. come nome divino riservato agli Ebrei dal tempo di Mosè in poi. L'uso di esso in concorrenza con Elohim fra gli stessi Ebrei e anche negli scrittori biblici, variò assai. Nei profeti prepondera di gran lunga J. e nelle Lamentazioni di Geremia non si trova mai Elohim;. l'Ecclesiaste invece mai non usa J., ma solo Elohim. Dei cinque libri dei Salmi il I, IV e V usano quasi esclusivamente J., il II e III quasi esclusivamente Elohim; ma si può provare che ivi Elohim per lo più non è primitivo, ma sostituito ovvero aggiunto all'originario J., ciò che sporadicamente si osserva anche altrove, ad es., in Gen., II e III Samuele. È noto che dal vario uso di questi due nomi divini si cominciarono a distinguere le varie fonti nel Pentateuco (v.) e quindi si parlò di "Jahvista" e di "Elohista". Ma quanto sia fallace arguire dallo stato attuale del testo alle origini si è visto or ora nei Salmi.

Bibl.: Didymi Taurinensis [Tomm. Valperga di Caluso], De pronunciatione divini nominis quattuor litterarum, Parma 1790; G. H. Dalman, Der Gottesname Adonai und seine Geschichte, Berlino 1889; S. R. Driver, Recent theories on the origin and nature of the Tetragrammaton, in Studia biblica, Oxford 1885, pp. 1-20; G. R. Driver, The original form of the name ‛Yahweh', in Zeitschrift für die alttest. Wissenschaft, XLVI [1928], pp. 7-25; J. Hen, Die biblische u. die babylon. Gottesidee, Lipsia 1913, pp. 213-250; W. W. Baudissin, Kyrios als Gottesname im Judentum, voll. 4, Giessen 1929; Dict. de la Bible, art. Jéhovah, III, coll. 1221-1234 e Suppl. I, col. 837; Realencykl. f. prot. Theol. u. Kirche, 3ª ed., VIII, art. Jahve; i commentarî biblici ad Esodo, III e VI.

Vedi anche
Ĕlōhīm Ĕlōhīm Nell’Antico Testamento, titolo del dio d’Israele. La sua alternanza con il nome proprio Yahweh ha dato modo ai critici di individuare due delle fonti del Pentateuco, l’ elohista e la yahwista, che si sarebbero combinate nella redazione definitiva. Mosè Mosè (ebr. Mōsheh) Nella Bibbia, liberatore del popolo d’Israele dall’Egitto e suo legislatore nel deserto. Secondo il racconto dell’Esodo, nacque dalla stirpe di Levi, mentre gli Ebrei in Egitto erano perseguitati. Sua madre, invece di farlo gettare nel fiume secondo i decreti della persecuzione, lo ... ebraismo Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli Ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo e il cui nucleo originario risale alla credenza in un Dio nazionale, Yahweh, che stringe con il suo popolo un patto speciale. Probabilmente ... profeta Genericamente, persona che, parlando per ispirazione divina, predice il futuro o rivela cose ignote alla mente umana; che ha cioè il dono della profezia. Questo appartenne anche alle donne (profetesse), come le Sibille. 1. Diffusione del profetismo Originariamente profeta è colui che parla in nome ...
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    Nome ebraico di Dio. La forma del nome, che dagli Ebrei non è pronunciato, è nota da adattamenti greci (’Ιαουαί presso Clemente Alessandrino, ’Ιαβέ presso Teodoreto). La scrittura consonantica Yhw, Yh, e Yw che compare sui papiri aramaici dei Giudei di Elefantina, fa supporre una pronuncia Yahō, Yā, ...
Vocabolario
profezìa
profezia profezìa s. f. [dal lat. tardo prophetïa, gr. προϕητεία, der. di προϕήτης «profeta»]. – 1. Predizione di eventi futuri, derivante da ispirazione divina, come tale presente in tutta la storia delle religioni; nell’ambito della tradizione...
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