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La sicurezza di Israele e il sistema di difesa 'Iron Dome'

di Andrea Dessì - Atlante Geopolitico 2013 (2013)
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Andrea Dessì

La dottrina militare israeliana si basa per tradizione su due principi fondamentali: deterrenza e offensiva. Entrambi sono considerati strategicamente necessari per compensare la vulnerabilità di Israele dovuta alla sua collocazione geografica – Israele è circondato da paesi arabi ostili o comunque non amici – nonché il suo netto svantaggio demografico rispetto alle popolazioni arabe dei Territori palestinesi occupati e degli altri stati vicini. Con l’emergere di nuove minacce, in particolare provenienti da attori non-statali, meno contrastabili attraverso la deterrenza convenzionale, Israele ha deciso di sviluppare una fitta rete difensiva – composta oggi da tre ‘anelli’ – capace, almeno sulla carta, di intercettare razzi, colpi di mortaio e missili balistici da oltre confine. Il sistema antimissilistico Iron Dome (‘Cupola di ferro’) rappresenta l’ultimo ‘anello’ di questa rete e mira a contrastare il lancio di razzi a corta e media gittata in dotazione ai gruppi armati palestinesi di Gaza – in particolare, ma non solo, Hamas – o a Hezbollah, nel Libano meridionale.

L’evento che ha innescato l’avvio dello sviluppo del sistema Iron Dome è stata la guerra in Libano dell’estate 2006. In 34 giorni di conflitto i miliziani del ‘Partito di Dio’ (questo il significato di ‘Hezbollah’) hanno lanciato all’incirca 4000 razzi a corta e media gittata contro Israele. L’impatto – psicologico più che militare – sulla popolazione israeliana ha persuaso il governo della necessità di costruire un dispositivo di protezione dal lancio di razzi, per quanto allora si trattasse ancora di ordigni poco sofisticati.

Iron Dome si aggiunge agli altri ‘anelli’ di difesa antimissilistica in dotazione all’esercito israeliano: i missili Patriot, capaci di abbattere aerei e razzi a media e lunga gittata, progettato dalla compagnia americana Raytheon, di cui Israele è in possesso dai tempi della prima guerra del Golfo; e il sistema più avanzato, Arrow, progettato congiuntamente dagli Usa e Israele e attivo sul campo dal 2000 (il modello Arrow III è atteso per il 2014-15). Arrow, che rappresenta la prima linea di difesa antimissilistica di Israele, ha un raggio di azione molto più lungo e protegge il paese dal potenziale lancio di missili balistici dalla Siria o dall’Iran. Entro il 2015-16, inoltre, si attende un quarto sistema antimissilistico, David’s Sling (‘Fionda di Davide’), con caratteristiche a metà tra i sistemi Iron Dome e Arrow, perché progettato per contrastare razzi a media e lunga gittata, missili balistici, missili cruise e aerei, e con costi inferiori del sistema Patriot.

Sviluppata da un consorzio di tre compagnie israeliane, capeggiate dalla società Rafael Advanced Defense Systems, la prima batteria Iron Dome è entrata in funzione nel marzo 2011. In seguito sono state collocate altre quattro batterie, ognuna composta da tre elementi: un radar capace di rilevare e monitorare il lancio di razzi, un elaboratore o sala di controllo che calcola la traiettoria e il punto di impatto, e tre unità di lancia-missili, ognuna armata con venti missili intercettori Tamir. Una batteria garantisce la difesa di 150 km2 di superficie terrestre e l’obiettivo è di costruirne fino a tredici unità, in modo da assicurare la completa copertura del paese.

Il costo di una batteria si aggira attorno ai 50 milioni di dollari, mentre per ogni missile Tamir il costo è stimato tra i 40-55.000 dollari (è importante precisare che per via delle distanze ravvicinate, e per prevenire possibili errori, Israele impiega due missili Tamir per ogni razzo da intercettare). Una sostanziale percentuale del finanziamento per Iron Dome proviene dagli Stati Uniti, che hanno stanziato quasi un miliardo di dollari per il periodo 2010-15. Una cifra simile sarà investita anche da Israele, che ha già finanziato la costruzione delle prime due batterie.

Con un raggio d’azione che va dai 4 ai 74 kilometri, una capacità di operare in tutte le condizioni climatiche e un sistema di controllo in grado di tracciare la traiettoria di un razzo, calcolare se diretto verso una zona urbana, e solo dopo decidere se intercettarlo o meno, Iron Dome rappresenta un gioiello dell’antimissilistica mobile. Secondo dati forniti dall’esercito israeliano, nell’autunno 2012 Iron Dome ha intercettato con successo l’84% dei razzi sparati da Hamas verso obiettivi sensibili israeliani (attraendo per questo l’interesse di potenziali acquirenti come l’India e la Corea del Sud). In otto giorni di conflitto tra esercito israeliano e Hamas, dal 14 al 21 novembre 2012, sono stati intercettati 421 razzi diretti verso zone popolate, mentre il sistema non è entrato in funzione per intercettare gli 875 razzi esplosi in aree aperte (58 razzi hanno invece penetrato le zone ‘protette’ dall’Iron Dome). Mantenere operative le cinque batterie di Iron Dome ora a disposizione dell’esercito israeliano per la durata del conflitto è costato intorno ai 20-30 milioni di dollari, una spesa accettabile se si calcola che il costo di una operazione di terra a Gaza si aggira attorno ai 380 milioni di dollari al giorno.

Il tempo di reazione del sistema è stimato tra i 15 e i 40 secondi. Qui si rileva un primo difetto di Iron Dome, perché il sistema non è in grado di proteggere le zone urbane più vicine alla Striscia di Gaza, dove gli ordigni impiegano in media dai 7 ai 15 secondi per colpire il bersaglio. Un secondo punto interrogativo sull’efficacia di Iron Dome riguarda i tempi di ricarica delle diverse unità lancia-missili, e quindi quanto il sistema sia efficacie contro una moltitudine di razzi lanciati in contemporanea verso un singolo bersaglio. Mentre non è possibile avere chiare informazioni a questo riguardo, nel caso di un nuovo conflitto contro Hezbollah in Libano il numero di razzi lanciati contro Israele sarebbe notevolmente superiore a quelli lanciati da Hamas nel novembre 2012 e questo potrebbe creare problemi operativi al sistema Iron Dome tali da ridurre considerevolmente la sua percentuale di successo. È anche per questa ragione che i vertici militari israeliani sperano di accelerare i tempi di consegna del nuovo sistema David’s Sling, il quale ha già superato il primo test, intercettando un missile a media gittata nel novembre 2012.

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