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AQUINO, Ladislao d'

di Gaspare De Caro - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)
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AQUINO, Ladislao d'

Gaspare De Caro

Terzo figlio di Francesco, signore di Roccabascerana, del ramo di Capua dell'illustre famiglia da cui ebbe i natali san Tommaso, e di Beatrice di Guevara, nacque a Napoli nel 1546. Compì gli studi giuridici, acquistando una notevole competenza nel diritto canonico. Fu consacrato sacerdote nel 1571 ed in quello stesso anno fu chiamato a Roma da Pio V, che gli affidò l'ufficio di chierico di Camera. Fu quindi referendario delle Due Segnature ed il 20 ott. 1581 fu creato da Gregorio XIII vescovo di Venafro. Lavorò assiduamente agli affari ecclesiastici come componente e consulente giuridico di varie congregazioni. Nel 1608 Paolo V gli affidò la nunziatura di Lucerna.

L'A. prese possesso della carica il 24 giugno. La circoscrizione affidatagli comprendeva le zone cattoliche della Svizzera, il Ticino, la Valtellina ed i vescovati di Basilea e Costanza, dai quali dipendevano l'Alsazia superiore, la Brisgovia e parte della Svevia. Durante i cinque anni della nunziatura dell'A. le forze dei protestanti e dei cattolici erano in Svizzera in condizioni quasi perfette di equilibrio. Approfittando di queste condizioni abbastanza favorevoli l'A. si adoperò alacremente per rafforzare le posizioni ortodosse ed intaccare quelle degli eretici. Egli si giovò largamente dell'opera dei gesuiti (che tra l'altro poté introdurre nel Vallese nel 1600) e dei cappuccini, affidando loro la cura dei convertiti ed utilizzandoli in molte circostanze difficili. Pensiero costante dell'A. fu di curare la moralità degli ecclesiastici, sia secolari, sia regolari, moltiplicando perciò le visite pastorali. I risultati ottenuti dall'attività dell'A. per il buon costume ecclesiastico furono generalmente abbastanza positivi presso il clero parrocchiale, meno presso il clero regolare. Con particolare attenzione l'A. provvide all'assistenza ed all'istruzione dei convertiti, ne mantenne parecchi a sue spese a Lucema, ne affidò altri alle abbazie, protesse l'istituto di Thonon, presso Ginevra, sorto con lo scopo precipuo della cura dei neofiti, e si propose di moltiplicare simili fondazioni, ma la cosa non fu possibile per lo scoppio della peste.

Le relazioni dell'A. con le maggiori personalità politiche dei paese furono generalmente assai buone; parecchie difficoltà egli ebbe tuttavia per la divisione degli Svizzeri in un partito spagnolo ed in uno francese: i partigiani di quest'ultimo ritenevano, non a torto, che il nunzio, napoletano di nascita e titolare di un vescovado nel Regno, fosse assai più vicino al re Cattolico che al Cristianissimo e mantenevano di fronte all'A. un atteggiamento assai riservato, se non ostile. Gli inviati francesi, dal canto loro, contribuivano fortemente alla freddezza di questi rapporti, creavano difficoltà di ogni genere al nunzio ed ai suoi dipendenti e giungevano persino a proteggere apertamente i protestanti. Nella maggior parte dei casi, però, i cattolici svizzeri del ceto più elevato e gli esponenti politici erano guadagnati alla causa della Spagna e non avevano prevenzioni verso il rappresentante del pontefice, il quale sapeva del resto guadagnarsene il rispetto, tenendo accortamente conto del loro spiccato orgoglio personale e nazionale e mostrandosi prodigo di favori e donativi. Il continuo intervento del potere civile nella giurisdizione ecclesiastica, fondato sui larghissimi privilegi concessi in passato dalla Curia, desiderosa di garantirsi la fedeltà della nazione svizzera ed il contributo del potere politico alla lotta contro gli eretici, creava tuttavia all'A. serie preoccupazioni anche là dove i rapporti con le autorità politiche erano assai amichevoli. Il nunzio si sforzò, con qualche risultato, di limitare gli eccessi della "protezione" esercitata dai cantoni sulle chiese ed i conventi, la quale, come egli stesso rilevava, era piuttosto usurpazione e sfruttamento.

Lasciata la nunziatura il 15 sett. 1613, l'A. illustrò la sua esperienza di nunzio in una Relazione della Nunziatura de' Svizzeri del 1613 ed in una Informazione mandata dal sig. card. d'A. a mons. Feliciano vescovo di Foligno per il paese de' Svizzeri e Grisoni, che venne compilata dopo la sua elevazione alla porpora nel settembre dell'anno 1616.

In esse l'A. compie un'acuta e minuziosa analisi della situazione della Svizzera al principio del sec. XVII, fornendo importanti ragguagli sui progressi della riforma cattolica nel paese, sui rapporti di forza con i protestanti, sull'attività del clero secolare e regolare, sulle relazioni delle autorità ecclesiastiche con quelle politiche, facendo anche numerose, interessanti osservazioni sui costumi degli Svizzeri, di cui loda la grande devozione, lo zelo religioso ed il rispetto verso il clero cattolico, ma dei quali rileva anche le caratteristiche, non tutte positive, di cui un nunzio deve tener conto per il miglior successo della sua missione.

Dopo la nunziatura in Svizzera l'A. fu destinato a quella di Torino, in sostituzione di P. F. Costa (20 sett. 1613), ma per il rifiuto ad accoglierlo del duca di Savoia Carlo Emamiele I, che lo giudicava troppo legato agli Spagnoli, nel novembre successivo il Costa fu confermato nella carica. Nel 1614 l'A. fu destinato alla nunziatura di Portogallo, ma la sua salute malandata gli impedì di affrontare il lungo viaggio per mare ed egli rinunziò alla designazione. Paolo V lo nominò allora governatore di Perugia e nella creazione cardinalizia del 19 sett. 1616 lo elevò alla porpora col titolo di cardinale prete di Santa Maria sopra Minerva. L'A. fu assai attivo nelle varie congregazioni romane di cui fu chiamato a far parte. Partecipò al conclave del 1621 per l'elezione del successore di Paolo V, e pare che fosse anche considerato papabile, ma morì nel corso delle votazioni l'8, o secondo altri, il 12 febbr. 1621.

Fonti e Bibl.: Lettere da Roma ai Nunzi pontifici in Svizzera negli anni 1609-1615, in Bollett. stor. d. Svizzera Ital., XXIII(1901), pp. 28-32, 61-64, 119-125, 149-154; XXX (1902), pp. 35-38, 101-104,154-158, 191-193; L. Cardella, Memorie storiche de' Cardinali della Santa Romana Chiesa, VI. Roma 1793, pp. 39 s.; J. G. Mayer. Das Konzil von Trient und die Gegenreformation in der Schweiz, I, Stans 1901, p. 346; 11, ibid. 1903, pp. 104, 170. 213, 238, 240, 301 e s.; H. Biaudet, Les nonciatures apostoliques permanentes jusqu'en 1648. Helsinki 1910, pp. 55, 184, 189, 199; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 328; L. V. Pastor, Storia dei Papi, XI, Roma 1929, pp. 299; XII, ibid. 1930, pp. 245, 308-319, 577; L. V. Ranke, Storia dei Papi, Firenze 1959, pp. 689-692, 792.

Vedi anche
Bentivòglio, Guido Bentivòglio, Guido. - Cardinale e storiografo (Ferrara 1577 - Roma 1644). Nunzio della S. Sede in Fiandra dal 1607 al 1615, poi a Parigi dal 1616 al 1621, fu qui creato cardinale nel 1621 e protettore della Francia presso la S. Sede; appose il suo nome, come capo dell'Inquisizione, alla condanna di Galileo; ... Aldobrandini, Pietro Cardinale (Roma 1571 -ivi 1621), nipote di Clemente VIII; dopo l'elezione dello zio al pontificato, fu nominato avvocato concistoriale e quindi (settembre 1592) affiancato al cugino Cinzio nella segreteria di Stato, dove ben presto accentrò nelle sue mani tutto il potere; in questa carica, tra l'altro, ... Pàolo V papa Pàolo V papa. - Camillo Borghese (Roma 1552 - ivi 1621). Fu eletto pontefice nel 1605. All'inizio del pontificato entrò in conflitto con Venezia, che aveva promulgato leggi restrittive in materia di proprietà ecclesiastica, cui Paolo V papa rispose lanciando l'interdetto contro la città (poi revocato ... Urbano VIII papa Maffeo Barberini (Firenze 1568 - Roma 1644). Eletto papa nel 1623, sostenitore convinto della suprema autorità della Chiesa, si mostrò anche geloso della propria autorità personale. Attuò numerose riforme all'interno della gerarchia ecclesiastica e operò per il potenziamento dell'Inquisizione. Riuscì ...
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aquinate
aquinate agg. e s. m. e f. [dal lat. Aquinas -atis]. – Di Aquino, centro in provincia di Frosinone; abitante o nativo di Aquino. Per antonomasia, l’A., san Tommaso (più noto, infatti, come san Tommaso d’Aquino).
d, D
d, D D (di, ant. o region. de 〈dé〉) s. f. o m. – Quarta lettera dell’alfabeto latino, la cui forma maiuscola deriva, attraverso il delta greco (Δ), dal dalet fenicio; dall’originaria capitale si sono svolte poi, tanto nell’alfabeto latino...
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