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LITUANIA

di Elio MIGLIORINI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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LITUANIA (XXI, p. 288; App. I, p. 799)

Elio MIGLIORINI

La Lituania aveva occupato nel gennaio 1923 il territorio di Klaipeda (Memel), a cui la Germania aveva dovuto rinunciare nel trattato di Versailles, e l'annessione era stata riconosciuta dagli Alleati (8 maggio 1924), col patto che a questo territorio venisse concesso un regime autonomo. Ma ciò divenne oggetto di frequenti attriti con la Germania, specialmente dopo l'avvento del nazismo, e ancor più dopo l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia (15 marzo 1939). Il 19 dello stesso mese il Reich domandò al governo lituano la cessione del territorio di Memel. Dato l'atteggiamento passivo della Francia, Gran Bretagna e Italia, potenze firmatarie della Convenzione di Memel e perciò corresponsabili delle sorti del territorio, la Lituania fu costretta a cedere, e il 22 marzo 1939 il territorio (2848 kmq. e 148.000 ab.) fu annesso alla Germania.

Ai primi sintomi della seconda Guerra mondiale, i tre paesi dell'"Intesa Baltica", Lituania, Lettonia e Estonia, confermarono il loro proposito di mantenere la più stretta neutralità (29 genn. 1939). Perciò la Lituania si rifiutò di prender parte alla guerra contro la Polonia, già aggredita dal Reich e dall'Unione Sovietica, sebbene la Germania, che l'aveva incitata a prendere le armi (21 settembre 1939), l'assicurasse di non aver a temere difficoltà da parte dell'Unione Sovietica; del resto per accordi intervenuti tra questa e il Reich, il 23 agosto 1939, la Lituania doveva considerarsi sotto la sfera d'influenza tedesca, mutata poi in quella sovietica per effetto del trattato tedesco-russo del 28 settembre dello stesso anno.

L'11 ottobre dello stesso anno, sotto la minaccia armata dell'URSS, la Lituania firmò il patto di mutua assistenza con l'Unione Sovietica che comprendeva l'obbligo di accogliere guarnigioni sovietiche in località di importanza militare. A garanzia del patto, truppe sovietiche varcarono il 15 giugno 1940 la frontiera lituana e il vicecommissario degli Esteri sovietico Dekanosov formò un governo del popolo, composto di social-comunisti, mentre il presidente della repubblica A. Smetona abbandonava il territorio nazionale. Il 1° luglio fu sciolto il parlamento, il 3 fu denunziato il concordato con la S. Sede, il 7 cominciò l'epurazione di tutti gli elementi dei varî partiti oppositori del nuovo regime. Il 14 si tennero le nuove elezioni con liste uniche, che portarono alla formazione di una camera socialcomunista (79 membri), la quale il 21 luglio, riunita nel teatro di Kaunas, votò una nuova costituzione di tipo sovietico. Contemporaneamente, su invito del vicecommissario sovietico Dekanosov venne approvata la richiesta d'incorporazione della Lituania nell'Unione Sovietica (20 luglio 1940), come repubblica federale autonoma, richiesta che le assemblee riunite del soviet supremo accolsero il 3 agosto 1940. Un vantaggio potè almeno ritrarre la Lituania da questa nuova situazione, avendo ottenuto la restituzione di Vilna e del suo territorio (6656 kmq. e 458.000 ab.); a partire dal 1° maggio 1941 questa città, che la Lituania aveva sempre continuato a considerare come sua capitale, ritornò ad esserlo di fatto. In questo modo la Lituania si estendeva su 60.122 kmq. e contava (1940) 3.337.000 ab. A render meno grave il problema delle minoranze contribuì il rimpatrio in Germania dei cittadini di lingua tedesca, in numero di 50.471 (gennaio 1941). La deportazione degli elementi antisovietici provocò il 21 giugno 1941, alla vigilia della guerra tra Germania e URSS, un'insurrezione e la formazione di un governo provvisorio che proclamò la restaurazione dell'indipendenza lituana. Ma questo governo fu travolto dalla guerra; appena iniziata la loro offensiva contro i Russi, i Tedeschi entrarono in Lituania, ed eliminato il governo provvisorio, sottoposero la Lituania a un regime di occupazione. Sotto la denominazione di "Generalbezirk Litauen" (Circoscrizione generale di Lituania) il paese, insieme con l'Estonia, la Lettonia e la Russia Bianca, entrò a far parte del Commissariato generale del territorio orientale (Generalkommissariat Ostland), istituito il 17 novembre 1941. Ma anche questa sistemazione fu di breve durata. Rioccupata dai Russi la regione baltica, la Lituania ritornò (autunno 1944) ad essere una delle repubbliche sovietiche. Aggregato di nuovo il territorio di Memel, essa si estende ora su 62.550 kmq., conta poco più di 3 milioni di ab. e ha per capitale Vilna.

Nel campo economico una trasformazione profonda si è avuta in seguito ad una riforma agraria radicale, che ha portato alla collettivizzazione delle terre, annullando la riforma agraria degli anni precedenti. È stata imposta pure la nazionalizzazione delle industrie e delle banche. La guerra, le requisizioni, le malattie hanno causato gravi danni al paese. L'Unione Sovietica ha poi operato vasti scambî di popolazione, trasferendo 120.000 Lituani negli Urali settentrionali e nelle zone del Caucaso danneggiate dalla guerra e spopolate per i trasferimenti coatti di popolazione; molti Lituani poi hanno seguìto i Tedeschi nella ritirata, mentre in cambio sono affluiti numerosi Russi.

Letteratura. - La letteratura lituana del decennio che precede la guerra mondiale è caratterizzata dal predominio della poesia lirica che staccandosi via via dai canti popolari sempre più si adegua allo spirito e alle forme della poesia occidentale.

Al simbolismo si riallaccia l'arte, spesso ermetica, di Faustas Kirša (nato nel 1891) con le raccolte di poesie Giesmės (Canti) e Maldos ant akmens (Preghiera sulla roccia, 1936), mentre il suo poema Pelenai (Ceneri) ha forti accenti satirici. Neosimbolista potrebbe essere efinito anche Stasys Santvaras (n. 1902); il poeta d'ispirazione religiosa Bernardas Braždžionis (n. 1907) appare invece, coi suoi arditi esperimenti formali, vicino all'espressionismo (Krintančios Zvaigždės, Stelle cadenti, 1934). Piuttosto fuori delle scuole poetiche restano Henrikas Radauskas, nato nel 1910 e la poetessa Salomėja Nėris (morta nel 1947) i cui versi (Anksti ryṭa, Di buon mattino; Per lūžtantị ledạ, Attraverso il ghiaccio che si rompe) si distinguono per armoniosità e semplicità. Nel dramma, accanto a Vincas Krèvé-Mickevicius e Vydunas (v. XXXV, p. 627), emergono: Balys Sruoga specie col dramma storico in versi Milžino paunksmėj (All'ombra del gigante), che tratta di Vytautas il Grande, Petras Vaičiūnas (n. 1890), e Antanas Gustaitis (n. 1907), autore della commedia Slogučiai (Incubi), ove è rappresentata la vita degli impiegati statali. Piu feconda e più varia è l'attività nel campo della narrativa. Mentre nei romanzi Siegfried Immerselbe atsijaunina (S. I. ringiovanisce), diretto contro il razzismo tedesco, di Ignas Šeinius (n. 1887) e Karjeristai (I carrieristi) di Juozas Grušas (n. 1901) prevale l'elemento satirico, il grande romanzo Altoriu šešėliy (All'ombra degli altari, 1935) di Vincas Mykolaitis Pūtinas (n. 1896) è tutto incentrato in un problema di carattere psicologico. Di tipo realistico sono invece le novelle di Antanas Vaičiulaitis (v. in questa App.) e i romanzi (Broliȧi Domeikos, Fratelli D., 1936) di Liūdas Dovydénas (n. 1906), e delle scrittrici Sofia Čiūrlionienė (Šventmarė, Maria la bigotta, 1937) e Jeva Simonaitytė (Aukšuju Šimoniu likimas, Il destino della famiglia A. Š., 1935).

Le varie vicende della guerra e del dopoguerra in parte hanno stroncato l'attività degli scrittori lituani, in parte ne hanno modificato lo spirito e la tendenza. Agli atteggiamenti elegiaci dell'anteguerra il poeta Jonas Kossu Aleksandriškis fa ora seguire temi prevalentemente patriottici. Gli stessi temi predominano, oltreché nell'opera più recente del già nominato Faustas Kirša, anche nelle poesie del giovanissimo (n. nel 1917) Kazys Bradūnas (Svetimoji duona, Pane straniero, 1945; Vilniaus varpai, Le campane di Vilna, 1947; Maras, Peste, poema, 1947) e di Stasys Santvaras (Laivai palaužtom burėm, Navi con le vele rotte, 1946). Tra i poeti anziani merita rilievo la feconda attività in lingua lituana di Jurgis Baltrušaitis (v. VI, p. 9) del quale, dopo le raccolte Ašaru vainikai (Corone di lacrime, 1942) e Aukuro dūmai (Fumo dell'ara, 1944) è stato recentemente (1948) pubblicato negli stati Uniti un volume di poesie che lo rappresenta come poeta filosofo, maestro di forme classiche. Nel dramma, oltre ai già citati Krėvė, Sruoga e Grušas, rileviamo Antanas Skéma (n. nel 1911). Al romanzo che pur continua ad avere dei cultori (Kryžiai, Croci, 1947, di Vincas Ramonas) i narratori prediligono la novella (Savame krašte, Nel paese nativo, 1946, di Stepas Zobarskas; Kur bakužė samanota, Laddove c'è la casetta ricoperta di muschio, 1947, di Antanas Vaičiulaitis) e palesano una spiccata predilezione per le descrizioni della vita di campagna (Anoj pusėj ežero, Dall'altra parte del lago, 1947, di Andriušis Pulgis). La maggior parte degli scrittori citati ha continuato o iniziato la propria attività all'emigrazione; sulla vita letteraria attuale in Lituania mancano notizie.

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