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CALANDRELLI, Ludovico

di Giuseppe Monsagrati - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)
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CALANDRELLI, Ludovico

Giuseppe Monsagrati

Fratello di Alessandro, nacque a Roma il 21 agosto del 1807 da Giovanni, incisore di pietre preziose, e da Maria Borelli. Nella fanciullezza egli si dedicò allo studio della pittura, sotto la guida del belga Alartin Verstappen; contemporaneamente, attratto dalla vita militare, nel 1816 entrò come cadetto nell'esercito pontificio, prima nel corpo del genio e successivamente in quello dell'artiglieria. Inquadrato nella milizia effettiva con il grado di cadetto sergente, ricevette un formale battesimo del fuoco quando, nel marzo del 1831, la sua divisione era inviata nei pressi di Rieti per controllare la zona da un possibile attacco dei rivoltosi, in marcia dalle province settentrionali. Nel successivo mese di agosto fu promosso tenente in seconda, iniziando quindi la vita di guarnigione. Nell'aprile 1848, dopo che nel marzo aveva ottenuto la promozione al grado di capitano di terza classe, gli venne affidato il comando di una batteria da campo nel corpo di spedizione pontificio del generale Durando, inviato ai confini settentrionali dello Stato pontificio e quindi passato nel Veneto. Fino al giugno il C. si segnalava in numerosi fatti d'arme.

Tra l'aprile e il maggio era incaricato di difendere sul Piave il ponte di Spresiano assalito dalle truppe del Nugent; quindi il 20 maggio, portatosi da Marghera a Vicenza con una marcia a tappe forzate, attaccava con mezza batteria la colonna del Thurm, contrastandola vivacemente nel suo tentativo di operare una congiunzione con l'armata di Radetzky, per rientrare finalmente in Vicenza dopo quattro ore di sanguinosi combattimenti; successivamente si batteva sulle mura di Vicenza, difendendo per dodici ore di seguito, tra il 23 e il 24 maggio, la città dall'attacco austriaco; e infine il 10 giugno, nella giornata decisiva, dava prova del suo valore resistendo alla, testa della sua postazione ai ripetuti assalti nemici e poi gettandosi nella furiosa mischia accesasi presso porta Padova.

Per queste azioni il C. fu nominato, nel luglio 1848, capitano di prima classe e, nell'agosto, maggiore; quindi, sulla via del ritorno venne chiamato a far parte del Comitato di difesa delle Legazioni pontificie minacciate dall'invasione del Welden, e il 14 ottobre decorato dell'Ordine piano di seconda classe Virtuti et merito.Interessante testimonianza di queste vicende sono la fitta corrispondenza con il fratello Alessandro (31 lettere) e le Memorie storiche sulla campagna veneta fatta dall'armata romana nel 1848, inedite, compilate nel 1853 a Berlino, durante l'esilio.

Ritornato a Roma, il C. aderì al governo provvisorio, dal quale era nominato maggiore effettivo nel dicembre e tenente colonnello nel gennaio 1849, quindi alla Repubblica. Il 30 aprile, di presidio a porta Cavalleggeri, offrì un valido contributo alle forze che respingevano il primo assalto dei Francesi. Promosso al grado di colonnello, comandò poi l'artiglieria nella colonna che, guidata da Garibaldi, inseguì i Napoletani sconfiggendoli a Velletri. Per ultimo ricevette l'incarico di dirigere l'artiglieria della città nel momento in cui i Francesi sferravano gli attacchi risolutori: dal 3 al 20 giugno il C. divenne popolarissimo tra gli assediati, e animò cm il suo ardore le operazioni difensive, rimanendo ferito il 20 giugno sui bastioni di porta S. Pancrazio. Rimasto a Roma dopo il 3 luglio, nel dicembre del 1849 scelse la via del volontario esilio e, dopo aver soggiornato a Marsiglia fino al maggio del 1850, si stabilì a Berlino donde il padre era riuscito a fargli pervenire un passaporto.

Negli anni da lui trascorsi a Berlino, su cui si hanno scarse notizie, egli cercò di mettere a frutto la sua conoscenza di cose militari: del 1852 è, per esempio, una relazione manoscritta sull'organizzazione dell'esercito pontificio, e a questa stessa datava quasi certamente assegnata la compilazione di un lungo studio informativo sul sistema militare prussiano. Dopo la morte del padre (31 genn. 1854), pensò di trovare in Turchia, una volta esploso il conflitto con la Russia, una occupazione che gli fosse veramente congeniale. Ai primi di luglio del 1854 il C. si recò a Parigi ove ottenne, per interessamento del principe di Canino e tronite il gen. Vaillant, un passaporto e un imbarco gratuito per Costantinopoli, nonché alcune lettere di raccomandazione per alcuni comandi alleati. Giunto in Turchia, entrò al soldo della Porta con il nome di Mouglis bey, ma soltanto all'inizio dell'anno successivo poté spingersi verso l'interno e giungere a febbraio inoltrato ad Erzerum, punto chiave dello scacchiere ottomano. Qui Feyzy bey, capo di Stato Maggiore dell'armata turca, gli affidò, d'intesa con i rappresentanti delle altre potenze, il compito di approntare le postazioni di artiglieria della città in vista di una probabile avanzata delle truppe russe. Ma la fatica sopportata nella direzione delle opere e l'insalubrità del clima indebolirono il fisico del C. che si ammalò di colera; sopraggiunto un attacco di tifo, egli morì il 2 sett. 1855. La sua salma ricevette sepoltura nella cinta della chiesa armena cattolica di Erzerum.

Fonti e Bibl.: La fonte principale è costituita dal copioso materiale - lettere (tira cui di notevole interesse quelle al fratello Alessandro del luglio 1854), relazioni, studi, disegni - per gran parte medito, conservato nelle buste 116-120 del Museo centrale del Risorgimento di Roma, ove si trova anche (b. 603, f. 70) un taccuino che registra i principali casi occorsi al C. tra il luglio 1854 e l'agosto 1855 (cfr. E. Morelli, I fondi archivistici del Museo Centrale del Risorg., XXX: Le carte di Alessandro e di L. C., in Rass. stor. del Risorg., LV(19681, pp. 74 s.). Oltre alla voce compilata da E. Ovidi per il Diz. del Ris. naz., II, Milano 1930, p. 481, si v.: la scheda pubbl. da E. Coltellacci-F. Gerardi, sulla Rass. stor. del Ris., I (1914), pp. 946 s.; G. Gabussi, Mem. per servire alla storia della rivol. degli Stati Romani, III, Genova 1852, pp. 398, 432, 445; F. Torre, Memorie stor. sull'intervento francese in Roma nel 1849, I, Torino 1851, p. 292, II, ibid. 1852, pp. 128, 180, 225; E. Ovidi, Roma e i Romani nelle campagne del 1848-49…, Torino 1903, pp. 111, 201, 214; P. Moderni, I Romani nelle campagne del 1848-49, Roma 1911, ad Indicem;J. Ph. Koelman, Memorie romane, a cura di M. L. Trebiliani, Roma 1963, ad Indicem.

Vedi anche
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