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FLANGINI, Ludovico

di Paolo Preto - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)
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FLANGINI, Ludovico

Paolo Preto

Nato a Venezia il 26 luglio 1733 da Marco e Cecilia Eleonora Giovanelli, ricevette un'ottima educazione letteraria, di forte impronta classica, e iniziò la tradizionale carriera politica dei patrizi veneziani. Membro della Quarantia criminal nel 1763 e avogadore di Comun nel 1766 e 1769, era aperto fautore della tendenza conservatrice filosenatoria e ostile ai "quarantiotti"; eletto tra i correttori alle leggi, nel novembre 1744 propose al Consiglio dei dieci la chiusura del ridotto di S. Moisè, "fomento e forza" del gioco. Egli sperava in una rapida e brillante carriera ai vertici del sistema politico veneziano, ma nel 1776, deluso per la mancata designazione a procuratore di S. Marco. abbracciò improvvisamente lo stato ecclesiastico, reso possibile dalla prematura morte, nel 1762, della moglie Maria Laura Donà, sposata nel 1759 (la loro unica figlia Cecilia sposerà nel 1779 Giulio Panciera, conte di Zoppola); il Senato si avvalse per la prima volta del privilegio concessogli da papa Clemente XII e lo designò auditore di Rota (16 maggio 1776).

Il F. iniziò così a Roma una carriera che culminò il 5 luglio 1789 nella nomina da parte di Pio VI a cardinale diacono dei Ss. Cosma e Damiano e poi a membro delle congregazioni del Concilio, dei Riti e dei Regolari. Solo alla vigilia del conclave del 1° dic. 1799-14 marzo 1800 venne ordinato sacerdote e nel concistorio segreto del 3 apr. 1500 scelse il titolo presbiteriale di S. Marco, tradizionale dei cardinali veneziani, ma poco dopo, "perché agli occhi dell'Austria la cosa non sapesse di nostalgie nazionalistiche e per non incontrare eventuali ostacoli nelle sue aspirazioni, lo cambiava in quello più innocuo di S. Anastasia" (Niero, p. 157).

All'attività politica e poi ecclesiastica il F. affiancò un'intensa produzione filologica e letteraria. Con il nome arcadico di Agamiro Pelopideo pubblicò (Venezia 1750) le Annotazioni alla Corona poetica in lode della Serenissima Repubblica di Venezia di Quirino Teipusiaco [R. Missori da Barbarano] e le Annotazioni sovra le rime di Bernardo Cappello (in B. Cappello, Rime, II, Bergamo 1753, pp. 59-233); inserì un sonetto nell'Apoteosi all'immortale memoria di Pietro Grimani fu doge di Venezia (Venezia 1753); un discorso in onore di Marco Foscarini è compreso nel volume Orazioni, elogi e vite scritte da letterati veneti patrizi (Venezia 1798, II, pp. 302-318) e una traduzione dell'Apologia di Socrate è inserita nel Corso ragionato di letteratura greca di Melchiorre Cesarotti (Padova 1831, I, pp. 129-216); di notevole rilievo la prima traduzione ed edizione italiana della Argonautiche di Apollonio Rodio, I-II, Roma 1791-94, condotta su quattro codici della Vaticana e con l'aiuto del carnaldolese C. Biagi e di E.Q. Visconti; rimangono invece inedite sette Conclusiones de coniugio servorum e due indulti relativi al digiuno, conservati nella Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia (Codd. Cicogna, 1028.46, 352.38, 665.34). Dei suoi interessi letterari è anche testimonianza il catalogo della ricca biblioteca privata, purtroppo alienata in blocco dagli eredi dopo la sua morte, nell'agosto 1804.

Il crollo della Repubblica di Venezia colpì duramente il F. sia nelle convinzioni politico-religiose, saldamente ancorate ai valori dell'ancien régime, sia negli interessi economici: nei "tempi infelicissimi" della Municipalità democratica, quando su Venezia si abbatté una "fierissima calamità" e "alcuni tra i più scellerati cittadini impadronendosi della repubblica avevano messo a soqquadro ogni diritto umano e divino" (sono parole sue), gli fu tolta, come "spesa inutile, superflua e antidemocratica" la pensione di 10.000 ducati.

Il suo orientamento decisamente conservatore emerge chiaramente durante la successiva, a lui ben accetta, dominazione austriaca; nel conclave del 1° dic. 1799-14 marzo 1800, tenutosi nell'isola di San Giorgio Maggiore di Venezia, dei cui lavori redasse anche un prezioso diario, si legò strettamente alla fazione imperiale guidata dal cardinale F. Herzan von Harras e appoggiò la candidatura del cardinale A. Mattei e poi di G.B. Chiaramonti, papa Pio VII. Da questo atteggiamento filoaustriaco, del resto pubblicamente dichiarato, si attendeva concreti vantaggi di carriera, ossia la segreteria dei Memoriali e poi addirittura la segreteria di Stato, ma lo stesso cardinale Herzan lo dipingeva presso l'imperatore come "meno adatto di tanti altri cardinali"; e anche il futuro papa lo riteneva "discreditatissimo a Roma ed a Venezia".

Finito il conclave il F. si recò a Vienna per incassare i crediti dei suoi maneggi filoimperiali: chiese e ottenne la conferma della pensione soppressa dalla Municipalità democratica e il 23 dic. 1801 venne eletto patriarca di Venezia. Consacrato a Vienna il 14 marzo 1802, il 24 novembre prese possesso della cattedrale: da Vienna aveva indirizzato al clero e ai fedeli la sua prima lettera pastorale, i cui temi centrali sono la necessità di una migliore preparazione del clero, l'istruzione religiosa del popolo e la lotta alle "false massime dei pseudofilosofi" (Epistula ... Ludovici... Flangini, Vindobonae 1802; trad. it., Lettera pastorale al clero e popolo della città e diocesi di Venezia, Venezia-Padova 1802). Onorato dei titoli di conte del Sacro Romano Impero, intimo attuale consigliere di Stato, cavaliere di gran croce dell'Ordine reale di S. Stefano d'Ungheria, nelle sue funzioni pastorali si attenne ad un rigido conservatorismo, talvolta ancor più zelante e retrivo dello stesso imperial regio governo.

In una conferenza coi ministri plenipotenziari conti F. di Bissingen e G. Maillat, tenutasi il 14 ag. 1802, tentò vanamente di ottenere la restaurazione del tribunale del S. Uffizio (per lottare contro le "società segrete" e le "sette di frammassonismo"), l'esclusiva nei giudizi nelle cause matrimoniali e in quelle beneficiarie dei piovani e titolati e il diritto di revisione ecclesiastica dei libri e fogli volanti; inutili anche le sue insistenze per sottomettere gli ordini regolari ai loro superiori generali, anziché ai vescovi, e per il ripristino della soppressa Compagnia di Gesù. Se in queste materie essenziali non ottenne alcuna concessione contraria alla tradizionale politica giurisdizionalistica austriaca, il F. ebbe maggior successo su altri problemi attinenti la disciplina del clero e dei fedeli: così poté ora scegliere tra i sacerdoti il cancelliere della curia patriarcale, procedette alla riduzione degli obblighi di messe, ottenne provvidenze a favore della scuola dei catecumeni, del seminario patriarcale (con la soppressione di quello dipendente dal primicerio) e del clero regolare, al fine di ridurre i conventi veneti allo stato di "perfetta comunità".

L'atto più importante della sua breve esperienza pastorale fu la visita alla diocesi, iniziata il 2 maggio 1803: interrotta per la sua morte venne poi completata, tra il 1804 e il 1805, dal vicario capitolare Nicolò Bortolatti.

Il quadro di vita religiosa che ne esce (in realtà egli fece in tempo a visitare solo le parrocchie della città e del Lido) è molto negativo: miseria, malcostume e impreparazione del clero, immoralità dilagante, indifferenza, diffusione di libri e idee ostili alla religione. Nel breve periodo del suo episcopato il F. ridusse oneri di messe e alienò alcuni fondi di chiese e benefici, onde migliorare la condizione economica del clero, eresse nuove confraternite, curò l'istruzione del clero, migliorò il funzionamento del seminario, dette impulso alla devozione delle quaranta ore, emanò disposizioni sulle vesti dei sacerdoti e delle donne, punì gli abusi più gravi di alcuni ecclesiastici; non fece in tempo a istituire, come desiderava, un'accademia di eloquenza sacra.

Il F. morì a Venezia il 29 febbr. 1804.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Segretario alle Voci, Elezioni dei Pregadi, regg. 23-24, passim; Ibid., M. Barbaro, Arbori de' patrizi veneti, II, c. 487; Ibid., Governo generale, Atti inevasi, b. 1; Venezia, Arch. della Curia patriarcale, Visite pastorali, Visitationes peractae ab Em. Card. Patr. Flangini, an. 1803, Volumi 2; Patriarchi, Acta generalia, Flangini (1801-1804); Ibid., Bibl. del Civico Museo Correr, Epistolario Moschini, lettera del F. a Daniele Francesconi, 10 giugno 1797; Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, vol. 172, 1789-90; L. Luciani, Eminentissimi ac reverendissimi S. R. E. card. Flangini... gratulatio, Venetiis 1803; A. Conti, Oratio ... ad L. F. S.R.E. card. et patr., Venetiis s.d.; R. Pastore, L. F... gratulationes et vota per elegos, Bassano 1803; Catalogo di una scelta libreria posta in vendita nella sua integrità, Venezia 1804; G. Moschini, Della letter. veneziana del sec. XVIII fino a'nostri giorni, Venezia 1806, II, pp. 263 s.; III, pp. 21 s.; B. Gamba, Galleria dei letterati ed artisti più illustri delle provincie veneziane nel sec. decimottavo, Venezia 1824, II, ad vocem; Biografia universale antica e moderna, a cura di G.B. Missiaglia, Venezia 1825, XXI, pp. 155 s.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, Venezia 1827-1853: II, pp. 245, 361; III, p. 148; IV, pp. 102, 203, 488; VI, 2, pp. 628, 950 s.; V. Lombardi, Storia della letter. ital. del sec. XVIII, Modena 1829, p. 183; A. Orsoni, Cronologia storica dei vescovi... e successivi patriarchi di Venezia, Venezia 1929, I, pp. 425-434; G.I. Fontana, F. L., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri..., II, Venezia 1840, pp. 416-424; G. Cappelletti, Storia della Chiesa di Venezia, Venezia 1849, I, pp. 563-565; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1849, pp. 263, 347, 367, 422, 575; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, pp. 119, s.; G. Rizzardo, Il patriarcato di Venezia durante il regno napoleonico (1806-1807), in Nuovo Archivio veneto, XXVII (1914), pp. 117-133; G. Natale, Il Settecento, Milano 1929, p. 517; Il conclave di San Giorgio nel diario inedito del cardinale L. F., poi patriarca diVenezia, in G. Damerini, L'isola e il cenobio dì San Giorgio Maggiore, Venezia 1956, pp. 199-236 (l'autografo in Bibl. del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 1824); T. Gallarati Scotti, Il conclave del 1800, in La civiltà veneziana nell'età romantica, Firenze 1961, pp. 8-20; L. Briguglio, Patriarcato di Venezia e governo austriaco (la conferenza di Venezia del 4 ag. 1802), in Nova Historia, XII (1961), pp. 3-10; A. Niero, I patriarchi di Venezia..., Venezia 1961, pp. 155-158, 254; G. Incisa della Rocchetta, Il conclave di Venezia nel diario del principe don A. Chigi, in Boll. dell'Ist. di storia della soc. e dello Stato veneziano, IV (1962), pp. 268-304; La visita pastorale di L. F. nella diocesi di Venezia (1803), a cura di B. Bertoli - S. Tramontin, Roma 1969; G. Benzoni, F. L., in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, XVII, Paris 1971, coll. 360 s.; C. Zaghi, Potere, Chiesa e società. Studi e ricerche sull'Italia giacobina e napoleonica, Napoli 1984, pp. 23, 105; D. Nardo, Gli studi classici, in Storia della cultura veneta. Il Settecento, Vicenza 1985, V, I, p. 253; A. Zorzi, Venezia austriaca 1798-1866, Bari 1986, pp. 17, 276, 286 s., 301, 328, 376; S. Tramontin, Sguardo d'insieme su novant'anni di storia, in La Chiesa veneziana dal tramonto della Serenissima al 1848, a cura di M. Leonardi, Venezia 1986, p. 15; A. Fiorin, Il ridotto, in Fanti e denari. Sei secoli di giochi d'azzardo, Venezia 1989, p. 93; F. Venturi, Settecento riformatore, l'Italia dei lumi, II, La Repubblica di Venezia (1761-1797), Torino 1990, pp. 177, 179, 189; G. Vian, Atteggiamento del clero a Venezia durante la Municipalità democratica, in Vita religiosa e cultura in Lombardia e nel Veneto nell'età napoleonica, a cura di G. De Rosa - F. Agostini, Bari 1990, pp. 74, 78, 84, 86; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. eccles., XXV, pp. 95 s.; Enc. cattolica, V, col. 1446; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica… VI, Patavii 1958, p. 38.

Vedi anche
Pio VII papa Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti (Cesena 1742 - Roma 1823). Eletto papa (1800), restaurò l'influenza della Chiesa in Francia con il Concordato (1801) e promosse nel suo Stato varie riforme. Incoronò (1804) imperatore Napoleone, che dopo aver decretato la fine del dominio temporale dei papi (1809) lo ... Braschi-Onèsti, Romualdo Braschi-Onèsti, Romualdo. - Cardinale (Cesena 1753 - Roma 1817); fratello minore di Luigi, fu creato cardinale il 18 dic. 1786 dallo zio Pio VI; poi segretario dei Brevi e camerlengo. Nel 1804 accompagnò Pio VII a Parigi per l'incoronazione imperiale di Napoleone, nel 1809 dovette lasciare Roma, occupata ... Archétti, Giovanni Andrea Archétti, Giovanni Andrea. - Ecclesiastico (Brescia 1731 - Ascoli 1805). Vicelegato a Bologna (1756) nel 1775 fu nominato nunzio a Varsavia dove rimase sino al 1784, unendo negli ultimi due anni anche le funzioni di nunzio straordinario presso Caterina II. Ottenuta in Prussia la pubblicazione della bolla ... Zelada, Francesco Saverio de Zelada ‹Ʒ-›, Francesco Saverio de. - Cardinale di famiglia spagnola (Roma 1717 - ivi 1801). Alto prelato in Curia, ebbe parte precipua nella soppressione della Compagnia di Gesù, decretata il 21 luglio 1773 da Clemente XIV, che pochi mesi prima (apr. 1773) l'aveva creato cardinale. Bibliotecario di Santa ...
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    Prelato e umanista (Venezia 1733 - ivi 1804). Dopo aver occupato varie cariche nella repubblica, rimasto vedovo (1762), passò al servizio della Chiesa, e fu uditore di Rota (1777) e cardinale (1798); ordinato sacerdote, divenne patriarca di Venezia (1801). Pubblicò varî scritti letterarî, e le traduzioni ...
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