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GUACCI, Luigi

di Luciana Cataldo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GUACCI, Luigi

Luciana Cataldo

Nacque a Lecce l'8 genn. 1871 da Gaetano, muratore, e da Vincenza Perulli. Frequentò la scuola comunale di disegno, ove studiò con Vincenzo Conte e Raffaele Maccagnani e apprese l'arte dell'intaglio con Giuseppe De Cupertinis. Nel 1888 vinse una borsa di studio bandita dall'amministrazione provinciale di Lecce e si recò a Roma dove frequentò l'Accademia di belle arti. Agli anni romani del G. scultore risalgono il gruppo di Saffo e Faone, esposto presso la Galleria dell'Accademia di S. Luca a Roma, e un Adone morente in marmo (Franco). Nonostante il successo ottenuto, intorno al 1898-99 il G. tornò a Lecce (Sorrenti, p. 247), ove diede vita a un grande laboratorio della cartapesta, riuscendo a unificare molte botteghe artigiane locali in una organizzazione cooperativa con la stessa direzione artistica.

Nel grande stabilimento, battezzato Istituto di arti plastiche, lavoravano ottanta cartapestai, discepoli delle migliori botteghe del tempo (L'Ordine cattolico). L'innovazione in senso industriale della cartapesta suscitò opinioni discordi, dalla perplessità del poeta Vittorio Bodini, che parlò di "deplorevole primato" dell'artigianato industriale, alla soddisfazione e ammirazione degli artigiani suoi collaboratori (Contenti, p. 347).

Il lavoro era articolato in settori di alta specializzazione: vi erano i decoratori, dediti esclusivamente alla coloritura, i modellatori di calchi, gli artigiani specialisti nel panneggio o nei soli volti delle statue. Le forme più importanti erano ricavate da modelli del G., che provvedeva anche al controllo delle rifiniture finali. Lo stabilimento riceveva numerosissime commesse da enti ecclesiastici pugliesi, da altre regioni italiane e dall'estero. A Milano si trovano un Ecce Homo, una Madonna Addolorata, un S. Antonio; a Lione, un S. Espedito; a Salerno, un'Apparizione del Cuore di Gesù alla beata Margherita Alacoque (cfr. Corriere meridionale [Lecce], 1902, n. 38), tutte opere eseguite nel 1902, ma non meglio identificabili, diversamente dalle opere rimaste in terra salentina. La produzione mantenne sempre un alto livello qualitativo caratterizzandosi per intensità di espressione e armonia compositiva. Alla morte del G. l'azienda fu ereditata dal figlio Gaetano e poco dopo chiusa definitivamente.

Il G. introdusse una novità nell'artigianato leccese: le bambole di cartapesta. Di ottima fattura, infrangibili, con occhi di cristallo, furono premiate in diverse esposizioni: a Venezia nel 1917 (Foscarini, p. 132), a Tripoli nel 1927 con medaglia d'oro e a Milano nel 1929 con il primo premio al Concorso del giocattolo italiano (Contenti, p. 354). Tale dato è ancora più rilevante tenendo presente che le bambole in cartapesta in precedenza venivano importate dall'estero, mentre in seguito quelle del G. vennero richieste e diffuse in diversi paesi europei. L'artista fu insignito dell'onorificenza di cavaliere al merito del lavoro (Foscarini, p. 132).

Il G. continuò parallelamente la sua attività di scultore. Fra i monumenti di rilievo si citano il grande busto in marmo di S. Carlo Borromeo (1896) nell'atrio del palazzo vescovile di Oria; la statua in argento di S. Eraclio a Providence, Rhode Island; il busto in bronzo di Giosuè Carducci a Gallarate e quello in marmo, inaugurato il 19 giugno 1908 a Lecce nella piazzetta degli Studi; la Venere di Milo (1891) donata all'amministrazione provinciale di Lecce; il busto del Senatore Achille Tamborino (1896); il Crocifisso in legno della collegiata di Campi Salentina (1913); il busto in marmo di Francesco Rubichi, inaugurato il 16 maggio 1920 nel tribunale di Lecce; i monumenti ai caduti di Mesagne (1921) e di Latiano, inaugurato nel 1928; la monumentale lapide marmorea con figura in altorilievo di Monsignor Luigi M. Zola vescovo di Lecce, nella cattedrale della città; i busti in gesso di Camillo Cavour e di Sigismondo Castromediano e il medaglione a Giacomo Leopardi, nel Museo provinciale di Lecce; la Madonna di Montevergine (in travertino, alta circa 4 metri) nel santuario di Montevergine presso Otranto. In Uruguay, a Villa Colón fu inaugurato nel novembre 1915 nella piazza principale il monumento in marmo a Monsignor L. Lasagna.

Partecipò anche a diverse esposizioni e mostre d'arte: nel 1893, all'Esposizione nazionale di Roma; nel 1895-96, alla LXVI Esposizione nazionale di belle arti della Società amatori e cultori di belle arti di Roma; nel 1923, alla Fiera di Milano (in cui fu presente con un'opera in cartapesta); nel 1925, alla III Biennale d'arte moderna in Gallipoli; nel 1926, alla I Mostra d'artisti pugliesi a Roma (palazzo Salviati), alla Mostra regionale d'arte di Lecce e alla II Biennale leccese; nel 1930, alla Mostra regionale di pittura e scultura del Sindacato pugliese delle belle arti di Bari (Foscarini, p. 133).

Il G. morì a Lecce il 12 giugno 1934.

Fonti e Bibl.: Necr. in L'Ordine cattolico, giugno 1934, p. 3; A. Franco, I nostri artisti. L. G., in Numero unico per le feste inaugurali nel giugno 1898, Lecce s.d., p. 129; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1916, pp. 601 s.; A. Contenti, Nel regno della cartapesta del barocco, in B. Tragni, Artigiani di Puglia, Bari 1986, pp. 344-354; P. Sorrenti, Pittori, scultori, architetti pugliesi, Bari 1990, pp. 247 s.; A. Foscarini, Arte ed artisti di Terra d'Otranto, a cura di P.A. Vetrugno, Lecce 2000, pp. 132 s.; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento, I, Torino 1994, sub voce.

Vedi anche
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