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GORACCI, Luigi Pasquale Ferdinando

di Marise Del Soldato Farnetani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)
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GORACCI, Luigi Pasquale Ferdinando

Marise Del Soldato Farnetani

Nacque il 29 maggio 1808 a Foiano della Chiana da Francesco e da Anna Mencarelli.

Compiuti gli studi primari, si trasferì ad Arezzo per frequentare il seminario vescovile. Ordinato sacerdote il 24 sett. 1831 e tornato a Foiano, si dedicò per quasi trent'anni, come docente di umanità e retorica, all'educazione dei giovani formandone più generazioni e molti avviandone alle professioni liberali. Nel 1835 fu promosso canonico della collegiata di Foiano, incarico che tenne per nove anni, fino a quando, il 27 giugno 1844, concorse al priorato di S. Cecilia alla Pace presso Foiano e, ottenutolo, poté dedicarsi di nuovo allo studio e agli altri interessi che intanto aveva sviluppato per la musica, la filosofia e le lingue straniere. Sul finire del 1862, il G. fu nominato rettore del collegio Serristori a Castiglion Fiorentino, dove portò la sua passione per l'insegnamento e la formazione dei giovani: fra i molti allievi che si avvalsero della sua guida va ricordato I. Del Lungo, che più tardi avrebbe curato la pubblicazione della sua maggiore fatica di traduttore e che nell'occasione avrebbe lodato la solidità della sua didattica per quanto poco aperta al nuovo.

Poco prima di assumere il nuovo incarico, il G. era stato nominato protonotaro apostolico e nel 1860 si era vista assegnare la prepositura della parrocchia dei Ss. Ippolito e Cassiano di Laterina, una delle più importanti e ricche della diocesi aretina.

Molto attivo nella sua doppia funzione di sacerdote e di insegnante, il G. sviluppò con discrezione la vocazione di erudito e di cultore di studi classici; appartato dal mondo delle lettere, senza grandi velleità, dedicò tutto il tempo lasciatogli libero dalla scuola a composizioni in prosa e in versi. Nessuna delle sue creazioni, per la povertà dell'ispirazione e l'impersonalità d'uno stile troppo tributario della lezione dei classici, raggiunse un livello eccellente; il meglio di sé, attingendo alla sua profonda conoscenza della lingua latina, lo diede nella versione delle Metamorfosi di P. Ovidio Nasone tradotte in ottava rima, pubblicata per la prima volta nel 1894 a Firenze in due volumi (2ª ed., ibid. 1896) con un'Introduzione di I. Del Lungo e un Discorso di M. Kerbaker.

"Incominciato da giovane per esercizio, e compìto poi per passatempo", il lavoro di traduzione e di versificazione dei 15 libri delle Metamorfosi impegnò il G. dalla fine degli anni Trenta al 1856 e si completò con un'opera di ripulitura del testo che durò in pratica fino alla fine della vita. Apprezzata tra gli altri da G. Carducci per eleganza di forme, armoniosità del verso e fedeltà al testo, la versione del G. parve al Kerbaker notevole per "genio di artista e giudizio di erudito e filologo" e tale da lasciare "dietro di sé, a grande distanza, gli altri traduttori delle Metamorfosi". Il manoscritto si trova presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, alla quale fu donato dai pronipoti del G. e l'opera fu più volte ristampata (con prefazione di G. Albini, Firenze [1927], e con introduzione di B. Riposati, note e apparato critico di A. Manzo, Milano 1973), e adottata anche come libro di testo.

Altri scritti minori, brevi saggi, panegirici, versioni dal latino del G. comparvero qua e là in riviste letterarie come Il Baretti e la Rivista universale: erano in genere lavori di erudizione di non grande spicco, se si eccettua la traduzione in latino (1875) di un carme composto da C. Nigra nel 1849, La rassegna di Novara, che attestava nel G. una certa sensibilità per il problema nazionale, connotata comunque da un atteggiamento sostanzialmente moderato. Un'altra versione, condotta tra il 1865 e il 1874 e rimasta inedita, fu quella degli Inni del breviario romano, che il Del Lungo avrebbe giudicato molto inferiore a quella del poema di Ovidio.

Il G. morì a Laterina il 9 marzo 1883, fu sepolto nel locale cimitero e ricordato con una stele di marmo recante un'iscrizione di I. Del Lungo.

Il G. fu anche autore di numerosi manoscritti conservati alla Biblioteca nazionale di Firenze e, probabilmente, di scritti dati alle stampe con pseudonimi. Le sue altre opere a stampa sono: Orazione letta nella chiesa della pia casa di lavoro di Firenze (Firenze 1852); In occasione dei funebri onori resi in Rapolano il dì 16 di nov. 1854 alla memoria del sac. M. Antonio Petreni oriundo di essa terra (Siena 1855); Elogio funebre di monsignore Giuseppe Maria Mazzoni vicario generale capitolare d'Arezzo letto nella cattedrale aretina il 16 genn. 1862 (Firenze 1862); Nel sesto centenario dalla morte del beato Gregorio X celebrato in Arezzo nei giorni 8, 9 e 10 genn. 1876, terzine dedicate alla illustrissima deputazione della città di Piacenza (Arezzo 1876); l'ode Il 29 nov. 1876 nelle faustissime nozze dei signori Angiol-Lorenzo de' Giudici Albergotti et Elena Montaini Leon (ibid. 1876); Canzone pel fausto ingresso del sacerdote Antonio Brandi nella priora di S. Martino in Poggio (ibid. 1876); La pietà dei fedeli che la memoria del Crocefisso Redentore ne' giorni 27, 28, e 29 settembre 1834 in Fojano con devota pompa festeggiano quest'umile tributo di laudi al Ss. Legno della Croce (ibid. 1878); 7 agosto 1888 nella solenne inaugurazione della monumentale pieve di Arezzo restituita alla primitiva sua forma versi… (ibid. 1878).

Fonti e Bibl.: Notizie e valutazioni critiche sul G. in una nuova edizione della versione delle Metamorfosi di P. Ovidio Nasone… Ed. del centenario, a cura di M. Del Soldato Farnetani (s.l. 1996), ove sono riprodotti anche l'introduzione di I. Del Lungo e il discorso critico di M. Kerbaker. Inoltre: P. Bigazzi, Foiano della Chiana…, Arezzo 1926, pp. 45-47; P. Neri, Il proposto L. G., in Atti e mem. dell'Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze, n.s., XV-XVI (1933); C. Carena, Avventurose Metamorfosi di G., in Il Sole - 24 Ore, 13 apr. 1997; S. Ferrando, rec. alle Metamorfosi… Ed. del centenario, in Maia, n.s., LI (1999), 2, pp. 310-317; Enc. Italiana, XVII, p. 546.

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