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COMPAGNONI MAREFOSCHI, Mario

di Marina Caffiero - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)
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COMPAGNONI MAREFOSCHI, Mario

Marina Caffiero

Nacque a Macerata il 9 settembre (il 10 secondo Moroni, XLII, p. 270; e Ritzler, p. 27) 1714 da Giovanni Francesco Compagnoni e Maria Giulia Marefoschi, entrambi appartenenti a famiglie dell'antico patriziato cittadino. Avviati gli studi a Macerata, nel settembre del 1731 fu invitato a continuarli a Roma dallo zio materno, il cardinale Prospero Marefoschi, che, nonostante le pressioni dei gesuiti affinché affidasse loro l'educazione del nipote, lo collocò al collegio Nazareno, di cui lo stesso cardinale era protettore, diretto dai padri scolopi. Lo zio, che morì pochi mesi dopo, nel febbraio 1732, istituì il giovane C. erede universale del suo patrimonio imponendogli anche l'abbandono del cognome paterno e l'assunzione di quello di Marefoschi, che infatti il C. mantenne fino alla morte. Terminati gli studi teologici, che gli diedero una formazione rigorosamente antimolinista e severamente agostiniana, il C. abbracciò in data non precisabile lo stato ecclesiastico, e già nel dicembre del 1740 vestiva la mantelletta prelatizia, avendolo papa Benedetto XIV annoverato tra i referendari delle due Segnature, tra i prelati della Congregazione della Sacra Visita Apostolica, e tra i ponenti della Congregazione del Buon Governo.

Il papa Benedetto XIV, che ne lodava e apprezzava gli studi, la serietà e la riservatezza del costumi (Heeckeren, II, p. 283), nel 1751 lo nominò segretario della Congregazione dei Riti, e nel 1753 gli conferì il canonicato di S. Pietro; divenne successivamente esaminatore dei vescovi, consultore della Congregazione dell'Indice e votante nella Segnatura di grazia. Fu anche aggregato alle accademie fondate dallo stesso pontefice.

Ormai pubblicamente annoverato nel numero del seguaci della "sana dottrina" e dei più intransigenti antigesuiti, dopo la morte di Benedetto XIV (la notizia è in Annali ecclesiastici, 1781, p. 32) i suoi avversari tentarono di screditarlo presso il nuovo papa Clemente XIII, definendolo "seguace delle novelle opinioni, e infetto di Giansenismo", e di impedirne la nomina a segretario della Congregazione de Propaganda Fide, che tuttavia il papa gli conferì il 24 sett. 1759, sembra per l'influenza del cardinale G. Spinelli (Dammig, p. 234). Riuscirono invece, nel 1766, ad impedirne la nomina a cardinale, convincendo Clemente XIII a non dare "un Chef au Jansénistes, dans le Sacré Collège" (Nouvelles ecclesiastiques, 4 dic. 1766, p. 199). Il. C. fu anche segretario delle Congregazioni per la Correzione dei libri orientali e dell'Esame del vescovi.

Ricoprì l'importante carica di segretario di Propaganda per dieci anni, durante i quali, secondo le accuse successivamente rivoltegli dal partito gesuitico, raccolse dall'archivio della Congregazione tutti i documenti che potevano essere utilizzati contro i gesuiti e sottrasse quanto loro poteva invece giovare (Documenti autentici, p. 33).

Legato al cardinale D. Passionei ("degno imitatore di Passionei", lo definirà più tardi B. Solari: Savio, p. 763), a G. G. Bottari, a P. F. Foggini e a tutto il cenacolo romano dell'"Archetto", il C., dopo la morte di Passionei, divenne il principale punto di riferimento del gruppo filogiansenista romano e anche del giansenismo olandese. Fin dal 1762, infatti, abbiamo notizie dei rapporti epistolari da lui intrattenuti con la Chiesa giansenista di Utrecht e con i suoi più autorevoli esponenti, A.J. C. Clément, forse conosciuto personalmente a Roma nel 1758, e G. Dupac de Bellegarde: essi chiedevano al C. consiglio relativamente alla decisione di aumentare il numero dei vescovi scismatici olandesi; e gli facevano pervenire un esemplare degli Atti e Decreti del sinodo di Utrecht (Settembre 1763), perché li appoggiasse e tentasse di impedirne la condanna (Caffiero, pp. 42 ss.). Nel 1764 egli fece raccogliere dall'archivio della Congregazione una serie di documenti riguardanti la Chiesa di Utrecht e redigere una Relazione della Chiesa di Utrecht cavata dagli originali esistenti nell'archivio della S.C. de Prop. dall'ab. Vincenzo Constanzo sottoarchivista nel 1764 per ordine di Mgr. Secretario (inedita, in Arch. Segr. Vaticano. Bolognetti 316, cc. 6-48).

Di primissimo piano fu il ruolo avuto dal C. nella soppressione della Compagnia di Gesù. Intimo di Clemente XIV, fin dalla fine del 1769 fu incaricato dal papa di raccogliere i documenti occorrenti per la soppressione e successivamente di redigere un motu proprio di approvazione delle iniziative antigesuitiche intraprese dagli Stati borbonici. Appoggiato da Francia e Spagna - era molto apprezzato dai rappresentanti dei due paesi a Roma, con cui era incessantemente in contatto, e il Tanucci, da Napoli, lo diceva "conoscitore della cabala gesuitica" (Pastor, XVI, 2, p. 135), - fu nominato cardinale riservato in pectore il 29 genn. 1770 e pubblicato il 10 settembre successivo, ottenendo il 12 dicembre il titolo della chiesa di S. Agostino. La sua nomina fu interpretata come la prova fornita alla Spagna della positiva e reale intenzione del papa di giungere alla soppressione. Per la sua promozione redasse un'iscrizione G. C. Amaduzzi (Novelle letterarie di Firenze, n. s., I [1770], coll. 681-82).

Aggregato dal papa a importanti congregazioni cardinalizie (del Concilio, dei Riti, di Propaganda, del Buon Governo), fu nominato protettore dell'Irlanda, del Collegio Germanico-Ungarico e dell'Accademia teologica della Sapienza, e, dopo la morte del cardinale Neri Corsini (1770), divenne arciprete della basilica di S. Giovanni in Laterano, e, nel 1771, prefetto della Sacra Congregazione dei Riti.

Il 6 marzo 1771 il papa, col quale il C. era entrato in sempre maggiore confidenza ("Este, bribon de cardenal es el verdadero favorito del Papa" scriveva il rappresentante spagnolo Azara: El espíritu, II, 2, p. 156), lo incaricò della visita del Collegio Ibernese, retto dai gesuiti.

In seguito alla durissima relazione prodotta dal C., che accusava i gesuiti di essersi appropriati di una parte delle rendite del collegio e di aver trascurato e fatto degenerare rispetto alle costituzioni originarie gli studi e il trattamento degli alunni, la direzione dell'istituto fu tolta ai gesuiti e sottoposta alla giurisdizione dello stesso C., nella sua qualità di protettore dell'Irlanda, che lo affidò a sacerdoti secolari (breve del 18 sett. 1772): il rapporto finale che il C. aveva presentato al papa sulla visita fu, contro ogni consuetudine, dato alle stampe (Relazione della visita apostolica del Collegio Ibernese fatta dall'em.mo e rev.mo cardinale Mario Marefoschi presentata alla Santità di Nostro Signore papa Clemente XIV, Roma 1772) e suscitò diverse repliche in difesa del gesuiti e di denuncia delle "falsità" contenute nella Relazione (sivedano in Biblioteca Corsiniana di Roma, cod. 1533, cc. 200 ss.; cod. 1550, cc. 224 ss.; e Documenti autentici, cc. 33 ss.).

Quasi contemporaneamente, l'8 maggio 1771, un altro breve pontificio affidava nuovamente al C. e ai cardinali di York e Marcantonio Colonna la visita del Seminario romano, uno dei più importanti e noti istituti d'istruzione del gesuiti. Il provvedimento, che fece molto scalpore e che fu subito inteso, insieme al precedente, come il preludio della soppressione, portò alla chiusura dell'istituto e del convitto dei nobili ad esso connesso, la cui amministrazione venne affidata ai visitatori (decreto del 17 sett. 1772). Sempre nel 1771 il C. ottenne il permesso di stampa per il libro dell'avvocato Camillo Blasi diretto contro gli abusi della devozione, cara ai gesuiti, al Sacro Cuore di Gesù (De festo Cordis Iesu dissertatio commonitoria, Romae 1771) e, in qualità di prefetto della Congregazione dei Riti, cercò di accelerare il corso del processo di beatificazione, osteggiato da parte della Compagnia, del vescovo Juan Palafox.

Ancora una volta al C. venne affidata la visita, ordinata dal papa il 13 genn. 1771, del collegio Fuccioli, di Roma, altro istituto educativo amministrato e diretto dai gesuiti: anche qui essi vennero allontanati e il collegio sottoposto al C., che lo affidò come gli altri collegi a secolari. E infatti, nel 1774, il C. chiamò P. Tamburini a ricoprire la carica di prefetto degli studi del Collegio Ibernese (rettore del quale era stato nominato L. Cuccagni, altro protetto del C.), e conferì a G. Zola la prefettura nel collegio Fuccioli. Lo Zola gli dedicò il primo volume delle sue Theologicae Praelectiones (Brixiae 1775).

Dopo la sottoscrizione del papa del breve di soppressione della Compagnia di Gesù (21 luglio 1773), fin dall'agosto successivo il C. era chiamato a far parte della Congregazione De rebus extinctae Societatis Iesu costituita di soli cinque cardinali fra i più legati al papa e presieduta da Andrea Corsini (non dal C., come sostiene il Pastor, XIV, 2, p. 218), che, sottoposta al più rigoroso segreto, e con le più ampie facoltà, doveva provvedere all'esecuzione del breve.

Proprio al C. fu affidato il delicato compito di sorvegliare le mosse dell'ex generale dei Gesuiti L. Ricci (Codignola, Carteggi, I, p. XIII). Ma verso la fine dell'anno, forse in concomitanza di un certo declino della sua influenza, cessò di partecipare alle sedute della congregazione: secondo il Pastor, in segno di dissenso verso le misure da essa adottate contro gli ex gesuiti, che egli giudicava eccessivamente rigorose; secondo il Codignola, per essergli stata tolta ogni ingerenza nella direzione del Collegio Romano. Nell'estate 1774 apparve una falsa lettera dell'arcivescovo di Parigi, C. de Beaumont, indirizzata al papa, contro la soppressione e piena di violente invettive contro il C., che vi veniva indicato quale "un giansenista notorio e pubblico" (Theiner, III, p. 354; Caffiero, pp. 92 ss.).

Il C. partecipò al conclave del 1774-1775, nel quale fu tra i candidati appoggiati dalle corti; nel 1775 conobbe a Roma, presso il Foggini, Scipione de' Ricci, con cui entrò in corrispondenza (le sue lettere si trovano nell'Archivio di Stato di Firenze, Carte Ricci. reg. 38). Amico e protettore di L. Cuccagni, di M. Natali, e soprattutto di P. Tamburini e G. Zola, aprì loro la sua vasta e fornita biblioteca, ricca dei classici del giansenismo e di tutta la controversistica antigesuitica ma anche di testi politici, scientifici e filosofici (Catalogo, Roma 1787). Frequentava anche il circolo degli oratoriani di s. Filippo Neri presso la Chiesa Nuova e, nel 1776, al tempo della visita apostolica ordinata dal papa Pio VI, si interessò a favore del filippini accusati di giansenismo.

Probabilmente messo in disparte durante il pontificato di Pio VI, che procedette ad una energica repressione antigiansenistica, il C. non vi ebbe una parte di rilievo; tuttavia nel 1780 riuscì a ottenere dal papa il protettorato dei collegi e patronati eretti da Sisto V a Roma e Bologna, disputatigli dai cardinali Albani e Conti.

Il C. morì a Roma il 23 dic. 1780 e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino.

Lasciò un testamento oggetto di molte critiche (pubblicato dagli Annali ecclesiastici, 1781, pp. 20-24 e dalle Nouvelles ecclésiastiques, 17 apr. 1781, p. 61), col quale, oltre a disporre che non si celebrassero messe nel luogo ove sarebbe stato esposto il suo cadavere, donava la sua ricca biblioteca alla città di Macerata e istituiva la fondazione nella città di una Accademia di scienze e belle arti da cui fossero esclusi i regolari e nella quale, relativamente alle questioni teologiche, si sostenessero solamente le opinioni di s. Agostino e fossero escluse "le profane novità del Molina" e le lassezze del probabilismo. La sera stessa della sua morte, secondo il Cuccagni (Codignola, Carteggi, I, p. XIV), il papa mandò a prelevare tutte le carte del C., premendogli specialmente d'impossessarsi dei documenti relativi alle trattative di riunione con gli scismatici olandesi e dei processi originali fatti in Spagna contro i gesuiti, carte che, affidategli in deposito da Clemente XIV, egli aveva sempre ricusato di consegnare a Pio VI. Subito dopo la sua morte i suoi avversari fecero circolare dicerie e libelli diffamatori sul suo conto.

Né giansenista in senso stretto, né cattolico illuminato del "tiers parti" - come lo vuole l'Appolis -, il C. fu un agostiniano rigido che ricoprì un ruolo primario nella lotta svoltasi all'interno della gerarchia cattolica, nella seconda metà del secolo, tra fautori e avversari di una riforma ecclesiastica in senso rigorista. Il suo nome è rimasto anche nella storia della liturgia: fu lui infatti a suggerire a Clemente XIII la misura, tutt'ora rimasta, per cui nelle domeniche dell'anno mancanti di Praefatio propria si reciti quella della Trinità.

Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca nazionale, Fondo Gesuitico, ms.106: Documenti autentici per servire ad una vera Istoria de' Gesuiti imprigionati in Roma dopo la loro abolizione e particolarmente del r. loro Generale Lorenzo Ricci dedicato agli Eminentiss. e Reverendiss. Sig.ri Cardinali della Sacra Congregazione Antigesuitica, cc. 33-38, 55, 56; Novelle letter. di Firenze, XI (1750), col. 323; n.s., I (1770), coll. 681-682, 701; Nouvelles ecclesiastiques, 4 dic. 1766, p. 199; 17 apr. 1781, p. 65; C. Ansaldi, Orazione in lode dell'em.mo e rev.mo M. M. C., Osimo1770; P. Aurispa, Orazione a lode dell'em.mo e rev.mo sig. cardinale M. M. C. recitata nell'Accademia de' Catenati di Macerata... il dì 30 dicembre 1771, Osimo 1772; Relazione della visita apostolica del Collegio Ibernese fatta dall'eminentissimo e reverendissimo signor cardinale M. M. presentata alla Santità di Nostro Signore papa Clemente XIV, Roma 1772; L.A. Caraccioli, Vita del sommo pontefice Clemente XIV Ganganelli tradotta dall'originale francese…, Firenze 1776, pp. 114, 128, 143; Annali ecclesiastici, II (1781), pp. 20-24, 30-32, 34-38; Catal. della maggior parte della biblioteca della chiara memoria dell'eminentissimo Cardinale M. C. M., Roma 1787; El espíritu de don José Nicolás de Azara, descubierto en su correspondencia epistolar con don Manuel de Roda, Madrid 1846, II, pp. 36, 62, 77, 101 s., 126, 156, 177, 203, 340, 377, 465 ss.; III, pp. 47-49, 152, 330, 383, 391 ss.; A. Theiner, Storia del Pontificato di Clemente XIV scritta sopra docum. ined. degli Archivi secreti del Vaticano, Firenze 1854, II, pp. 62, 232, 235 s., 374 s., 378, 401; III, pp. 88, 184 ss., 354 s.; Memorie di S. de' Ricci, vescovo di Prato e Pistoia, scritte da lui medesimo, a cura di A. Gelli, Firenze 1865, I, p. 47 (dove il C. è erroneamente chiamato Mausoschi); Correspond. de Benoît XIV, a cura di E. de Heeckeren, Paris 1912, I, p. 346; II, pp. 136, 180, 283; G. Albertotti, Nove lettere di G.C. Cordara all'abate F. Carafa, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXII (1922-23), 2, p. 1096; G. C. Cordara, De suppressione Societatis Iesu commentarii. Opera inedita, a cura di G. Albertotti, Padova 1923-25, pp. 95, 97, 99, 138 s., 569; Le lettere di Benedetto XIV al card. de Tencin, a cura di E. Morelli, I, Roma 1955, p. 445; II, ibid. 1965, pp. 406 s., 468; A. C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della Rivoluz., Bari 1928, pp. 105 e n., 116, 220 e n., 277, 333, 335, 402 e n.; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1-2, Roma 1934, ad Indicem;P. Savio, Devozione di Mgr. A. Turchi alla Santa Sede..., Roma 1938, p. 763; G. Gasperoni, Settecento italiano, I, L'abate G.C. Amaduzzi, Padova 1941, pp. 58, 163, 184, 306; E. Codignola, Il giansenismo toscano nel carteggio di Fabio De Vecchi, Firenze 1944, I, pp. 29, 30, 39 e n.. 43, 46, 49 e ad Indicem;E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma nella seconda metà del sec. XVIII, Città del Vaticano 1945, pp. 234-236 e ad Indicem;E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, I, Firenze 1941, pp. XIII-XV e passim;Id., Illuministi, giansenisti e giacobini nell'Italia del Settecento, Firenze 1947, pp. 201, 209 s., 212, 220 s. e ad Ind.; P.Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento ital., Firenze 1960, pp. 14, 54, 60; E. Appolis, Entre jansénistes et zelanti. Le "tiers parti" catholique au XVIIIe siècle, Paris 1960, pp. 422-424 e ad Indicem;A. Silvagni, Catal. Dei carteggi di G.G. Bottari e P. F. Foggini..., Roma 1963, p. 27; M. Caffiero, Lettere da Roma alla Chiesa di Utrecht, Roma 1971, pp. 89-95 e ad Indicem;G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. eccl. XLII, pp. 270 s.; R. Ritzler P. Sefrin, Hierarchia cattolica…, VI, Patavii 1958, pp. 26, 42, 56.

Vedi anche
Corsini, Andrea, duca di Casigliano poi principe di Sismano Uomo politico (Firenze 1804 - Roma 1868). Figlio di Tommaso, fu nominato nel 1848 senatore dal granduca di Toscana, che seguì anche nell'esilio di Gaeta (1849). Dal 1849 al 1856 fu ministro degli Esteri di Toscana e in tale qualità accompagnò il granduca nel viaggio a Vienna (1850).   Clemènte XIV papa Clemènte XIV papa. - Giovanni Vincenzo Ganganelli (Sant'Arcangelo di Romagna 1705- Roma 22 sett. 1774); francescano conventuale (con il nome di Lorenzo), fervido predicatore e valente insegnante di teologia e filosofia, fu chiamato a Roma da papa Benedetto XIV che lo pose a capo del convento di S. Bonaventura ... Clemènte XII papa Clemènte XII papa. - Lorenzo Corsini (Firenze 1652 - Roma 6 febbr. 1740); cardinale dal 17 maggio 1706, fu eletto papa il 12 luglio 1730 succedendo a Benedetto XIII. Sua prima cura fu quella di allontanare il card. Coscia favorito del suo predecessore. Condannò per primo la massoneria con bolla del 23 ... Pio VI papa Giannangelo Braschi (Cesena 1717 - Valence 1799). Sotto il suo pontificato la Chiesa subì gravi colpi con la diffusione del giurisdizionalismo, lo scoppio della Rivoluzione francese e infine le campagne napoleoniche: dopo la perdita (Pace di Tolentino, 1796) delle legazioni pontificie e la proclamazione ...
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