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CLAUDIO, Michele

di Enrico Stumpo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 26 (1982)
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CLAUDIO, Michele

Enrico Stumpo

Nacque a Traù (Dalmazia), probabilmente intorno al 1460. Dottore in utroque iure, è presente a Roma subito dopo il 1490 presso Giovanni Borgia, che accompagnò a Napoli, durante la legazione che il cardinale tenne in quegli anni, in qualità di auditore. Sembra sicuro tuttavia che i suoi legami con il cardinale, cugino di Alessandro VI, si limitassero esclusivamente ai rapporti del suo ufficio, sicché fino alla morte del papa, avvenuta nel 1503, riuscì a non compromettersi con la famiglia del pontefice, tanto da essere considerato, nella Curia romana, più vicino al partito contrario ad Alessandro VI. Ciò gli valse, alla morte del Borgia, il favore di Giulio II, che già durante il brevissimo pontificato di Pio III, lo aveva chiamato a Roma e che il 14 giugno 1505 lo nominò governatore della città, carica che esercitò sino al novembre 1508. Lo stesso pontefice lo nominò vescovo di Polignano a Mare, con breve del 6 marzo 1506 e successivamente, su richiesta dello stesso C., lo trasferì nella vicina ma più importante sede di Monopoli. Subito dopo aver lasciato la carica di governatore di Roma, nel novembre 1508, venne inviato come vicelegato a Viterbo, e, come tale, ricevette, nello stesso anno, il pontefice, in visita ufficiale nella provincia del Patrimonio. L'anno seguente Giulio II lo volle nel suo seguito nel viaggio che intraprese nelle province orientali dello Stato pontificio e, durante la sosta a Rimini, il pontefice decise d'inviarlo come nunzio ordinario a Venezia.

È certo che la nuova direttiva politica di Giulio II dopo Cambrai e la tensione che ben presto si venne a creare fra la S. Sede e la Francia posero su nuove basi i rapporti veneto-pontifici: a Venezia nei piani del papa spettava nella "liberazione d'Italia" un ruolo di primissimo piano e in tal senso l'invio di un nunzio stabile fu il primo passo di tale politica. Sicché l'oratore veneto in Curia scriveva alla Signoria il 16 sett. 1510 attestando il carattere permanente dell'ufficio del vescovo di Monopoli (Sanuto, XI, col. 426).

Il C., partito da Rimini il 18 settembre, arrivò a S. Maria delle Grazie il 26 dello stesso mese, passando da Chioggia, e il giorno seguente si presentò alla Signoria. Manca il carteggio del nunzio con la Curia, come pure quello degli altri nunzi di tale periodo, ma ci soccorrono i numerosi riscontri nei Diarii del Sanuto. Indubbiamente la missione del nuovo nunzio si presentava piuttosto facile, per la disposizione veneziana favorevole all'alleanza con il pontefice.

L'invio del C. costituiva quindi più un atto formale, di cortesia verso la Signoria, che effettivamente politico, svolgendosi tutte le trattative dirette con gli oratori veneziani in Curia. Il vero significato della sua missione era manifestare agli altri Stati il nuovo corso della politica di Roma, con la ripresa di rapporti diplomatici diretti con Venezia, dopo l'interruzione avvenuta durante la guerra della lega di Cambrai.

Dietro sua richiesta il C. venne richiamato a Roma e sostituito dal vescovo di Isernia Massimo Bruni Corvino. Partì da Venezia il 15 maggio 1512, ma vi ritornò quasi subito, questa volta come inviato straordinario, per recare il pagamento delle milizie svizzere. Dovendo consegnare il denaro al suo successore, andò dapprima a Venezia, che il Corvino aveva appena lasciato per recarsi al campo presso Pavia. Per alcuni giorni si fermò presso la Signoria e prese parte, insieme con gli inviati cesarei Alberto Pio da Carpi e Giovanni Colla, alle discussioni in Collegio per lo stabilimento della tregua fra la Repubblica e l'Impero. Il 22 giugno infine consegnò il denaro al cardinale Schinner, che lo rimproverò aspramente per il ritardo e per la scarsezza della somma. Ritornato a Venezia il 18 luglio veniva richiamato a Roma. L'esito delle sue due missioni, anche se relativamente facili, dovette riuscire gradito al pontefice, perché nello stesso anno, nonostante il C. si lamentasse per la sua cagionevole salute e chiedesse di ritirarsi nel suo vescovado, Giulio II lo incaricò di una missione assai più delicata. Il 5 ag. 1512 era infatti morto Costanzo II Sforza signore di Pesaro, il quale governava sotto la tutela del conte Galeazzo Sforza suo zio, tutela riconosciuta dal pontefice. Il giorno seguente il Consiglio e il popolo acclamarono signore il conte Galeazzo e immediatamente mandarono quattro ambasciatori dal pontefice per chiederne l'investitura. Ma Giulio II, volendo investire di Pesaro il nipote Francesco Maria Delle Rovere, duca d'Urbino, inviò il C. a prendere possesso della città e del contado in nome della Chiesa, il 22 agosto.

Egli riuscì abilmente a far allontanare dalla città il conte Galeazzo, che si era rinchiuso nella rocca, con la promessa di un pagamento di 20.000 ducati, come indennità della perdita dei beni allodiali, convincendolo a ritirarsi a Milano. Tre giorni dopo, il nuovo govematore ricevette il giuramento di fedeltà dei cittadini Tommaso Diplomatazio e Camillo Samperalo, deputati per mandato del Consiglio di credenza, e il 29 agosto quello dei castelli del contado. Il 16 febbr. 1513 Giulio II concesse l'investitura della città e del contado di Pesaro al nipote Francesco Maria, investitura confermata poi anche dal nuovo pontefice Leone X.

Il C. fece ritorno a Roma, cedendo il suo ufficio al vicario generale del duca d'Urbino e lo stesso anno si ritirò nella sua diocesi. Qui rinnovò le deliberazioni del capitolo cattedrale, restaurò il palazzo vescovile e fondò la Congregazione del SS. Sacramento. Morì a Monopoli nel novembre del 1514.

Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Reg. Later., Giulio II, I, 57-58; VII, 188-98, 431; Fondo Concist., Acta miscell. 3, f. 95; Rat. Camerae, 758, ff. 96, 150, 161; 750, ff. 79. 83, 200; 753, 163-169; 754, ff. 153-184; Armadio 29, t. 62, ff. 123, 136, 145; t. 59, f. 79; Armadio 34, t. 15, f. 24; H. Biaudet, Les nonciatures..., Helsinki 1910, p. 96; A. Olivieri, Ivesc. di Monopoli, Putignano 1943, pp. 72-73; L. von Pastor, St. dei papi, III, Roma 1952, p. 761; N. Del Re, Mons. governatore di Roma, Roma 1973, p. 72. Per la nunziatura a Venezia vedi M. Sanuto, Diarii, Venezia 1884-86, XI, coll. 458. 507, 577, 551, 719, 810, 838; XII, coll. 261, 272, 278; XIV, coll. 429-432; G. Pieper, Nunziaturen.... Freiburg 1894, pp. 37-38; F. Gaeta, Origine e sviluppo della rappresentanza stabile pontificia in Venezia (1485-1533), in Ann. dell'Ist. stor. ital. per l'età mod. e contemp., X (1958), pp. 16 ss.; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. eccles., XXXII, p. 39; e, per il governo di Pesaro: XLVI, p. 134; LII, pp. 198-199; v. anche LIV, p. 33; LXXIX, p. 191; LXXXVI, p. 159; CII, p. 354; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, pp. 248, 277.

Vedi anche
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