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Sapegno, Natalino

di Achille Tartaro - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Sapegno, Natalino

Achille Tartaro

, Critico e storico letterario, nato ad Aosta nel 1901; ordinario di letteratura italiana (dal 1936) nelle università di Palermo e poi (1937) di Roma; socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Fondamentale negli anni della sua formazione a Torino il rapporto di amicizia e di collaborazione con P. Gobetti; risalgono a quegli anni i contributi storici e gl'interventi militanti fra politica e cultura pubblicati sulle riviste gobettiane.

Il volume iacoponico (Frate Jacopone, Torino 1926; Napoli 1969), apparso nelle edizioni del " Baretti ", è la prima già matura espressione del suo interesse per i secoli alti della nostra letteratura; un interesse che, confermatosi nei saggi sullo Stil nuovo, sull'Angiolieri e sul Pucci, rifluisce nel prezioso Trecento ‛ vallardiano ' (Milano 1933; più volte ristampato con successivi aggiornamenti). Qui la lezione teorica del Croce si compone con una spiccata attenzione ai dati storico-culturali e alla tradizione tecnica.

Questa stessa attenzione informa i lavori danteschi di poco precedenti: gli studi sulle Rime e sul testo della Vita Nuova (1930-32), l'edizione commentata del ‛ libello ', seguita da una scelta delle altre opere minori (Firenze 1931). In polemica con le interpretazioni correnti in età positivistica, quella realistico-biografica e quella allegorizzante, nella sua introduzione il S. riporta la Vita Nuova ai modi di una letterarietà precipuamente stilnovistica, tesa a risolvere l'esperienza empirica dell'uomo D. nel paradigma di una psicologia amorosa aristocratica e sottile, sulla via che porta al Petrarca attraverso i due Guidi e Cino da Pistoia.

L'impegno dello storico, peraltro attento lettore dei contemporanei (il S. è recensore sul " Leonardo " e su " La Nuova Italia " di alcune delle opere più significative pubblicate intorno al '30), si esercita appieno nell'ormai classico Compendio di storia della letteratura italiana (voll. 3, Firenze 1936, 1941, 1947). Il crocianesimo e la sua crisi, le ragioni di uno storicismo che si vuole più concreto e integrale, operano in profondità nel manuale del S., scandendo i tempi della sua composizione e collegandolo al processo generale della nostra cultura letteraria: sulla linea che dal neoidealismo si spinge alle ipotesi gramsciane attraverso la riscoperta del De Sanctis; in una trama di valori intellettuali e morali che, sempre sottesi al rigore dell'informazione e del giudizio, al distacco del critico, allo stesso nitore della scrittura, tornano come ravvivati nel III volume dell'opera, esaltati fra le attese di rinnovamento etico-politico che animano in Italia il secondo dopoguerra.

A un periodo d'intenso fervore critico e metodologico appartengono gli studi sette-ottocenteschi - su Giannone, Alfieri, Porta, Manzoni, Verga, ecc. - successivamente riuniti nel vol. Ritratto di Manzoni ed altri saggi (Bari 1961); appartengono inoltre i contributi desanctisiani, le introduzioni al Saggio sul Petrarca (1952) e alla Storia (1958); e infine l'eccellente commento alla Commedia (Firenze 1955-57, 1968²; Milano-Napoli 1957), a conclusione del lavoro di esegesi trecentesca dedicato al Petrarca (1951), al Boccaccio (1952) e ai rimatori minori del sec. XIV (1952).

Il frequente ricorso agli antichi chiosatori e soprattutto il rifiuto di ogni lettura estetizzante, i criteri assunti nel commento dantesco, rimandano a un'idea generale del poema che il S. illustra nell'introduzione e verifica nell'ampio apparato delle sue note. Concorrono a definirla la lunga consuetudine con i problemi della critica dantesca, oggetto di recensioni e di rassegne; gli accertamenti particolari, come la densa analisi di If XXIX (1950); e in misura maggiore il recente recupero dell'insegnamento del De Sanctis. Ed è proprio sulla linea del De Sanctis (il De Sanctis delle lezioni zurighesi e della Storia) che il S. s'incontra con l'Auerbach nella decisa affermazione dell'unità della Commedia.

In questa prospettiva, di definitiva liquidazione delle posizioni crociane in nome di una problematica più concreta e comprensiva (già intravista dalla maggiore critica romantica, da Hegel e Schelling al De Sanctis), particolare importanza rivestono per il S. gli apporti della nuova filologia italiana (Parodi, Barbi) e le ricerche degli storici della cultura medievale (Gilson, Nardi); tanto più urgenti, queste e quelli, nel momento in cui il nuovo concetto di ‛ struttura ', le analisi in chiave ‛ figurale ', la stessa essenziale esemplarità del poema si riconducono - come farà il S. nel capitolo dantesco della Storia letteraria del Trecento (Milano-Napoli 1963) e in quello successivo della Storia edita dal Garzanti (Milano 1965) - al processo genetico del poema di D.: alla storia di un'esperienza intellettuale e letteraria individuata nelle sue relazioni con le opere minori, e sorpresa nel vivo di un conflitto che oppone alla crisi etico-culturale del presente l'esigenza di un ordine ritrovato, la rassicurante stabilità ed eternità di quei valori che si traducono nelle strutture simboliche (attive, e perciò sfuggenti alle spiegazioni frigidamente allegorizzanti) della narrazione poetica.

Altri scritti danteschi: recens. a L. Valli, Il linguaggio segreto di D. e dei fedeli d'Amore, in " Leonardo " IV (1928) 155-156; recens. a H. Hauvette, La France et la Provence dans l'oeuvre de D., in " Pègaso " II (1930) 511-512; Dolce stil novo. Le Rime di D., in " La Cultura ", n.s. IX (1930) 801-817; Per il testo critico della Vita Nuova di D., in " La Nuova Italia " III (1932) 369-374; recens. a Busnelli-Vandelli, Convivio, in " Giorn. stor. " CVI (1935) 94-98; Per la cultura dei tempi di D., in " Studi d. " XIX (1935) 204-206; recens. a M. Barbi, Problemi I, in " Pan " III (1935) 447-449; Rassegna dantesca, in " Giorn. stor. " CVII (1936) 250-270; Il canto XXIX dell'Inferno di D., in " La Nuova Italia " X (1939) 109-115 (rist. con modifiche, Roma 1950); Lettura di If III (1960, in Lect. Scaligera I 51-71); Gli studi danteschi del De Sanctis, in Atti I Congresso naz. di Studi dant., Firenze 1961, 99-105; Genesis and structure: Two approaches to the poetry of the Comedy, in The Mind of D., a c. di U. Limentani, Cambridge 1965, 1-16; La poesia di D., in " La Stampa " 4 aprile 1965; La poesia di D., in " Rassegna di Cultura e Vita Scolastica " XIX (1965) 5-6; La critica dantesca dal 1921 ad oggi, in " Atti Congresso internaz. di Studi dant. " II, Firenze 1966, 263-274; How the Comedia was born, in From Time to Eternity, a c. di T.G. Bergin, New Haven-Londra 1967, 1-18; Pensiero e sentimento politico di D., in Innsbrucker Vorträge zu D., Innsbruck 1967, 52-54.

Bibl. - C. Salinari, N.S., in I critici, V, Milano 1969, 3585-3605.

Vedi anche
La Nuova Italia Società editrice fondata a Venezia nel 1926 da G. Maranini e dalla moglie E. Bossi; stabilitasi nella sede di Firenze (1930) sotto la direzione di E. Codignola, sin dagli esordi pubblicò opere di pedagogia, filosofia, storia e cultura classica. Negli anni 1940, le posizioni liberalsocialiste e l’adesione ... Emilio Cécchi Cécchi, Emilio. - Scrittore italiano (Firenze 1884 - Roma 1966). Collaboratore della Voce, critico letterario della Tribuna (1910-23), dove firmò anche con lo pseud. Il Tarlo, fu tra i fondatori della Ronda e collaborò poi (dal 1927) soprattutto al Corriere della Sera. Già accademico d'Italia (1940), ... Carlo Dionisòtti Dionisòtti ‹-ʃ-› (propr. Dionisòtti-Casalóne), Carlo. - Critico letterario italiano (Torino 1908 - Londra 1998). Italianista tra i più autorevoli, filologo, si è dedicato in prevalenza al Quattrocento e al Cinquecento. Vita. Professore nelle scuole secondarie dal 1932, dal 1937 al 1941 è stato segretario ... Carlo Salinari Critico letterario (Montescaglioso 1919 - Roma 1977). Partecipò alla lotta partigiana a Roma; allievo di N. Sapegno, dal 1963 fu prof. di letteratura italiana nelle univ. di Cagliari, Salerno, Milano e Roma; responsabile della politica culturale del PCI (1951-55), fondò (1954) e diresse con altri la ...
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