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notazione

Enciclopedia della Matematica (2013)
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notazione


notazione insieme di simboli e convenzioni usati per indicare enti e operazioni matematiche ed, eventualmente, l’ordine di esecuzione del loro calcolo. Oltre che per l’ovvio scopo simbolico-formale, l’uso di buone notazioni ha un ruolo decisivo nel rendere chiare e facilmente leggibili le formule matematiche, permettendo una maggiore rapidità e facilitando una maggiore precisione nell’esecuzione delle operazioni di calcolo. Questo è per esempio il caso della notazione posizionale usata nella scrittura dei numeri (→ sistema posizionale) e, nell’ambito del sistema posizionale decimale, della cosiddetta → notazione scientifica.

Per quanto riguarda le notazioni relative all’esecuzione delle operazioni e al calcolo formale, solitamente si usa la notazione infissa, secondo la quale il simbolo di operatore è posto tra i due operandi e le operazioni da eseguire seguono una gerarchia, data dall’ordine (non vincolante) da sinistra verso destra solo se le due operazioni sono di pari gerarchia. Limitandosi alle operazioni algebriche, la gerarchia è la seguente:

• operazioni tra parentesi;

• elevazioni a potenza (e radici, loro inverse);

• moltiplicazioni (e divisioni, loro inverse);

• addizioni (e sottrazioni, loro inverse).

Se compare un simbolo funzionale, esso, in assenza di parentesi, ha comunque la precedenza.

Per esempio, l’espressione (3 + 2) ⋅ (5 + 1) significa che occorre addizionare 3 e 2, poi addizionare 5 e 1 (ma l’ordine non è vincolante) e infine moltiplicare i due risultati tra loro: il risultato è 30. L’espressione 3 + 2 ⋅ 5 + 1 indica invece che va prioritariamente calcolato il prodotto 2 ⋅ 5 e quindi calcolata la somma: il risultato è 14. La notazione infissa è comunemente utilizzata anche per i predicati binari: per esempio, nella scrittura x > 0, il simbolo del predicato (>) è posto tra i due argomenti a cui si riferisce. Un secondo tipo di notazione, detta notazione prefissa, prevede che si scriva prima l’operatore e poi gli operandi; per esempio (*a b) indica l’operazione * tra gli elementi a e b; l’espressione x 2 + y si scrive in notazione prefissa (+ (⋅xx)y)). La notazione prefissa è generalmente utilizzata nel linguaggio dei predicati: il simbolo del predicato è posto prima degli argomenti a cui si riferisce. È inoltre usata nel linguaggio di programmazione lisp. Un particolare tipo di notazione prefissa è la notazione polacca, introdotta dal logico polacco J. Łukasiewicz intorno al 1920 e utilizzata in ambito logico e informatico; ha il vantaggio di evitare l’uso delle parentesi: la gerarchia delle operazioni coincide con l’ordine di scrittura da destra verso sinistra; ogni operatore agisce prioritariamente sui primi due argomenti disponibili alla sua destra. Per esempio, l’espressione (3 + 2) × (5 + 1) in notazione polacca diventa × + 3 2 + 5 1: il primo + ha come argomenti 3 e 2, il secondo + ha come argomenti 5 e 1, mentre × ha come argomenti i due che lo seguono.

Un terzo tipo di notazione, per certi versi simile alla precedente, è la notazione postfissa secondo cui si scrivono prima gli operandi e successivamente gli operatori. Se a e b sono gli elementi di un insieme in cui è definita un’operazione *, l’operazione tra a e b si scrive (ab*). La più conosciuta notazione di questo tipo è la notazione polacca inversa (talvolta indicata con l’acronimo rpn), utilizzata da numerosi computer e in generale in ambito informatico, che non fa uso di parentesi: ogni operatore è posto subito dopo i suoi operandi e la gerarchia delle operazioni è stabilita dall’ordine che va da sinistra verso destra. Per esempio, l’espressione (3 + 2) × (5 + 1) diventa in notazione polacca inversa 3 2 + 5 1 + ×: il primo + ha come argomenti 3 e 2, il secondo + ha come argomenti 5 e 1, mentre × ha come argomenti i due che lo precedono, vale a dire 3 2 + e 5 1 +.

Nell’ambito dei gruppi, si parla di notazione additiva se l’operazione definita nel gruppo è formalmente trattata come un’addizione, mentre si parla di notazione moltiplicativa se l’operazione è formalmente trattata come una moltiplicazione. Se per esempio h e g sono elementi di un gruppo G, allora la scrittura gn (in notazione moltiplicativa) equivale a ng (in notazione additiva). Per coerenza con l’aritmetica, l’elemento neutro di un gruppo in notazione additiva è indicato anche con il simbolo 0 mentre in notazione moltiplicativa è indicato anche con il simbolo 1.

Vedi anche
esponente Nella matematica elementare, e. di una potenza è il numero di fattori uguali tra loro, il cui prodotto esprime il valore della potenza. È scritto accanto alla base della potenza in alto a destra: 53; (0,12)8, dove 3 e 8 sono gli e., 5 e 0,12 le basi. Quando si estende il concetto di potenza, l’e. può ... addizione Matematica Operazione aritmetica mediante la quale si trova la somma di due o più numeri (detti addendi o termini). Nell’accezione più comune il termine a. si riferisce al caso dei numeri interi positivi. Nell’ambito dei numeri cardinali l’a. si definisce in questo modo: date due collezioni di oggetti, ... calcolatóri paralleli Locuzione riferita a calcolatori costituiti da un insieme di processori le cui unità di calcolo sono in grado di elaborare contemporaneamente uno stesso calcolo, consentendo la risoluzione di interrogazioni particolarmente impegnative. Abstract di approfondimento da Computer. Calcolo parallelo di Nicola ... informatica Scienza che studia l’elaborazione delle informazioni e le sue applicazioni; più precisamente l’i. si occupa della rappresentazione, dell’organizzazione e del trattamento automatico della informazione. Il termine i. deriva dal fr. informatique (composto di INFORMATion e automatIQUE, «informazione automatica») ...
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notazióne
notazione notazióne s. f. [dal lat. notatio -onis, der. di notare «notare2»]. – 1. a. L’atto, il fatto e il modo di notare, cioè di segnare o contrassegnare: la n. delle pagine di un libro, fatta con l’apposizione di numeri progressivi...
prolazióne
prolazione prolazióne s. f. [dal lat. prolatio -onis, der. di prolatus, part. pass. di proferre (v. proferire)]. – 1. ant. L’atto e il modo di proferire le parole: eloquentissimo fu e facondo, e con ottima e pronta p. (Boccaccio, di Dante)....
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