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olografia

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fig. 1

In ottica, metodo di registrazione e riproduzione di immagini tridimensionali basato sull’impiego di un fascio di luce coerente: tale fascio viene indirizzato sia verso l’oggetto da riprodurre sia verso una lastra di materiale sensibile, in modo che l’interferenza tra la luce che proviene direttamente dalla sorgente di luce coerente e la luce (anch’essa coerente) rinviata dall’oggetto produca sulla lastra una figura in qualche modo assimilabile a un reticolo di diffrazione (ologramma), la quale contiene tutte le informazioni relative sia all’intensità sia alla fase delle onde luminose che l’hanno prodotta; se l’ologramma viene a sua volta illuminato da luce coerente si ha, in seguito a un processo di diffrazione, la ricostruzione completa (donde il nome) del fronte d’onda che era stato emesso dall’oggetto, la cui immagine stereoscopica appare con prospettive diverse a seconda del punto di osservazione (fig. 1).

Poiché richiede l’impiego di sorgenti coerenti intense, l’o., dopo i primi tentativi di D. Gabor nel 1948 con i raggi X, ha avuto piena attuazione solo all’inizio degli anni 1960 dopo la realizzazione del laser. Successivi sviluppi hanno reso possibile la produzione di immagini olografiche osservabili con la luce bianca ordinaria: tale risultato si ottiene, nell’o. in luce bianca od o. di volume, registrando in un’unica lastra una serie di ologrammi sovrapposti che, per interferenza, riflettono solo la componente monocromatica della luce incidente che ricostruisce l’immagine olografica, e, nell’o. stampata, imprimendo (a partire da una matrice) il reticolo di diffrazione che costituisce l’ologramma su un supporto di plastica trasparente avente per sfondo uno strato argentato riflettente. Con il termine o. non ottica si fa riferimento anche a tecniche analoghe di riproduzione di immagini tridimensionali che utilizzano però forme di propagazione ondulatoria diverse dalla luce, per es., onde elastiche in un mezzo nell’o. acustica, o. ultracustica, onde radio ad alta frequenza nell’o. a microonde.

fig. 2

Il principio del metodo olografico consiste nella simultanea registrazione dell’ampiezza e della fase dell’onda rinviata dall’oggetto. Poiché la lastra fotografica, come qualunque altro rivelatore ottico, è capace di registrare solo le intensità, si tratta di trovare un modo per registrare anche la fase. Ciò si realizza aggiungendo all’onda rinviata dall’oggetto un fondo coerente che trasforma l’informazione di fase in una di intensità. Il principio è mostrato in fig. 2 per il caso semplice in cui vi sia solo un punto oggetto (P). L’interferenza dell’onda oggetto b, proveniente da P (fig. 2A) e del fondo coerente (od ‘onda di riferimento’) a, proveniente da S, produce sulla lastra f frange d’interferenza, con massimi m dove le fasi delle due onde sono identiche. Si faccia ora una copia positiva f′ molto contrastata della lastra fotografica, cosicché essa trasmetta solo in corrispondenza ai massimi, e la si illumini con la sola sorgente usata per l’onda di riferimento (fig. 2B). Ora le fasi sono ‘giuste’ per la sorgente di riferimento S, ma poiché in corrispondenza ai tratti trasparenti della lastra (che coincidono con i massimi) le fasi sono identiche, esse sono giuste anche per P’: quindi deve apparire anche l’onda b′ ricostruita. Si può vedere che il ragionamento vale anche per un oggetto più complicato.

La possibilità offerta dall’o. di registrare una porzione di campo d’onda in ampiezza e fase ha importanti applicazioni nello studio interferometrico di deformazioni e vibrazioni. Così, nello studio di deformazioni si registrano sullo stesso ologramma in due tempi successivi i campi diffusi dall’oggetto prima e dopo che la deformazione si sia verificata; illuminando l’ologramma, i due campi rivivono simultaneamente e interferiscono fra loro: sull’oggetto appaiono allora disegnate delle frange di interferenza dalle quali si può risalire all’entità della deformazione punto per punto dell’oggetto. È così possibile estendere le tecniche interferometriche allo studio di oggetti di forma e natura qualsiasi.

Molte altre applicazioni dell’o. si hanno infine nel trattamento ottico d’informazione (correlatori ottici, sistemi per il riconoscimento di configurazioni ecc.), nella microscopia, nelle prove non distruttive, nella ‘pulizia’ delle immagini ecc.

Vedi anche
Dennis Gabor Fisico ungherese naturalizzato britannico (Budapest 1900 - Londra 1979). Ricercatore presso la Siemens di Berlino e la BTH Co. di Rugby, professore presso l'Imperial College di Londra dal 1949 al 1967. Ha compiuto numerosi studî e ricerche nel campo della fisica applicata e in particolare dell'ottica. ... optoelettronica Il complesso delle tecniche in cui elettronica e ottica concorrono per la realizzazione di dispositivi di vario genere, e anche il complesso di alcune tecniche ottiche che operano secondo procedimenti tipici dell’elettronica. In particolare, la disciplina che studia i dispositivi e i sistemi nei quali ... sfasamento In fisica, lo stesso che differenza di fase, cioè la differenza tra i valori iniziali (e di conseguenza fra quelli relativi a un istante generico) delle fasi di due grandezze sinusoidali isocrone, per es. di due moti armonici di ugual centro e periodo. Per lo sfasamento tra intensità di corrente e tensione ... scattering Nel linguaggio scientifico, lo sparpagliamento (in it. diffusione), dovuto a riflessioni non regolari o, genericamente, a interazioni con la materia, subito da radiazioni elettromagnetiche o da fasci di particelle che si propagano in un mezzo. In particolare, in fisica delle particelle elementari, il ...
Categorie
  • OTTICA in Fisica
Tag
  • RETICOLO DI DIFFRAZIONE
  • IMMAGINE OLOGRAFICA
  • INTERFEROMETRICHE
  • INTERFERENZA
  • DIFFRAZIONE
Altri risultati per olografia
  • olografia
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    olografìa [Der. dell'ingl. holography, termine coniato nel 1948 dall'ideatore di questa tecnica ottica, D. Gabor, comp. di holo- "olo-" e -graphy "-grafia"] [OTT] Tecnica che permette di registrare e ricostruire l'informazione ottica conservando la distribuzione di campo iniziale in ampiezza e fase: ...
  • Olografia
    Enciclopedia del Novecento (1979)
    DDennis Gabor di Dennis Gabor SOMMARIO: 1. Principi dell'olografia. □ 2. Progressi dell'olografia. □ 3. Applicazioni. □ 4. Olografia con onde elettromagnetiche. □ 5. Olografia a ultrasuoni. □ Bibliografia. 1. Principi dell'olografia. I fenomeni ondulatori della luce e del suono sono governati dal principio ...
  • OLOGRAFIA
    Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)
    Deni Gabor . L'o. è un metodo di fotografia in luce coerente in cui un'onda luminosa emessa da un oggetto è, per così dire, "congelata " con le sue informazioni di fase e di ampiezza in un'emulsione fotografica per mezzo di un secondo fascio di luce coerente, e può in un secondo momento esser fatto ...
Vocabolario
olografìa
olografia olografìa s. f. [comp. di olo- e -grafia, sul modello dell’ingl. holography]. – Metodo di registrazione e di riproduzione di immagini tridimensionali basato sull’impiego di un fascio di luce coerente emesso da un laser: tale fascio...
olografare
olografare v. tr. [der. di olografia, sull’esempio di fotografare] (io ològrafo, ecc.), non com. – Ottenere immagini fotografiche tridimensionali (ologrammi) con il metodo dell’olografia.
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