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QUESNEL, Pasquier

di Mario Niccoli - Enciclopedia Italiana (1935)
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QUESNEL, Pasquier (Paschasius)

Mario Niccoli

Giansenista francese nato a Parigi il 14 luglio 1634, morto ad Amsterdam il 2 dicembre 1719. Laureatosi in filosofia e teologia alla Sorbona, nel 1657 entrò nella congregazione dell'Oratorio dove ricevette l'incarico d'istruire i giovani della Institution di Parigi (1662). Una sua edizione delle opere di San Leone Magno (voll. 2, Parigi 1675; 2ª ed., Lione 1700) fu posta all'Indice per alcune note e dissertazioni ritenute contrarie al primato della sede apostolica. Il Q. si rivelava fin da allora giansenista convinto e questo fatto contribuì certo, con altri motivi, prima al suo trasferimento dalla diocesi di Parigi a quella di Orléans (1681), quindi al suo allontanamento dall'Oratorio (1684). Timoroso di più gravi provvedimenti, il Q., nel 1685, decise di raggiungere A. Arnauld a Bruxelles e, qui giunto, si dedicò con ogni sua energia alla polemica contro gli avversarî del giansenismo tanto che, morto l'Arnauld (1694), egli fu il capo riconosciuto del movimento. Fatto arrestare da Filippo V di Spagna (maggio 1703), nel settembre successivo riuscì a fuggire in Olanda dove lo raggiunse la scomunica dell'arcivescovo di Malines (10 settembre 1704). Poco prima di morire sottoscrisse una formula di fede cattolica.

Fin dal 1671 il Q. aveva pubblicato un Abrégé de la morale de l'Évangile ou pensées chrétiennes sur les textes des IV Èvangiles pour en rendre la lecture plus facile: opera questa che ha un'importanza capitale nella storia delle polemiche religiose del sec. XVIII e che fu, si può dire, il centro intorno al quale si svolse, in Francia, la seconda fase del movimento giansenista. Lo scritto era stato oggetto, all'atto della pubblicazione, di una lettera del vescovo di Châlons-sur-Marne, Félix Vialart, che lo approvava e ne raccomandava la lettura. Certo è che l'Abrégé ottenne straordinario successo e fu dal Q. continuamente ampliato nelle successive edizioni (circa quaranta fino al 1713) comprendendo in esso anche il testo e il commento degli altri scritti neotestamentarî. Patrocinato da questo crescente favore e soprattutto dalla tutela del successore di F. Vialart, Louis-Antoine de Noailles, il libro non fu oggetto di attacchi sino a quando, divenuto il de Noailles arcivescovo di Parigi, ne fu da questo pubblicata (1693) un'edizione (voll. 4) col titolo di Réflexions morales sur le Nouveau Testament. Per quanto lievemente modificato, il libro di Q., nonostante le difese del de Noailles, fu condannato come giansenista da Clemente XI (15 luglio 1708). La polemica pro e contro le Réflexions si fece più aspra. Ma in seguito a una denuncia di alcuni vescovi, l'8 settembre 1713, Clemente XI, con la bolla Unigenitus condannava 101 proposizioni estratte dall'opera, relative alla grazia e alla predestinazione, alla morale, alle regole della penitenza, alla lettura dei libri santi. L'arcivescovo di Parigi, nonostante, fra l'altro, l'ostilità di Luigi XIV, cercò di organizzare un'ultima resistenza che diede vita alla fase più acuta e deplorevole delle lotte giansenistiche, ma si decise alfine a sottoscrivere la condanna.

Qui di seguito si dànno in sunto le principali proposizioni condannate dalla bolla: a un'anima che ha perduto Dio e la sua grazia non resta che il peccato (1); la grazia di Gesù Cristo, principio efficace di bene, è necessaria per ogni buona azione (2); tutto è possibile a chi ha ricevuto la grazia (3); la grazia è un'operazione della mano onnipotente di Dio, la quale niente può impedire o ritardare (10); quando Dio vuole salvare l'anima, in ogni tempo, in ogni luogo, un indubitabile effetto segue il volere di Dio (11) e nessuna volontà umana gli resiste (12) giacché "nihil resistit omnipotenti" (16); non vi è grazia se non attraverso la fede, e la fede è la prima grazia e sorgente di tutte le altre (26-27); tutti quelli che Dio vuol salvare per mezzo di Cristo sono infallibilmente salvi (30); la grazia di Adamo non produceva che meriti umani ed era dovuta alla natura sana e integra, mentre la grazia cristiana che ci santifica in Gesù Cristo è onnipotente e degna del figlio di Dio (34-37); senza la grazia del Liberatore il peccatore non è libero che per il male (38); senza la grazia niente possiamo amare che non sia per la nostra condanna (40); il primo effetto della grazia battesimale è di farci morire al peccato (43); l'uso dei sensi è reso buono o cattivo a seconda che è ispirato da carità o da cupidigia (46), e così l'obbedienza alla legge non è ipocrisia o falsa giustizia solo se è ispirata da amor di Dio e della sua gloria (47); la fede giustifica quando opera, ma opera solo attraverso l'amore (51); "nec Deus est nec religio, ubi non est caritas" (58); un pentimento ispirato dal timore della pena conduce alla disperazione (60), giacché il timore può trattenere dall'agire, ma il cuore resta pur sempre dominio del peccato (61-62), la fede "est donum purae liberalitatis Dei" (69); la Chiesa, che è Cristo, è l'assemblea dei figli di Dio da lui adottati per il tramite di Cristo, che vivono nello spirito di Lui, agiscono attraverso la Sua grazia e attendono la pace del secolo veniente (73-77); lo studio della Sacra Scrittura, la conoscenza del suo spirito, della sua pietà e dei suoi misteri, è utile e necessaria a tutti in ogni tempo e luogo, e la sua santa oscurità non è una ragione per dispensare i laici dal leggerla, sicché interdire questa lettura ai cristiani significa interdire l'uso della luce ai figli della luce (79-85); il timore di una scomunica ingiusta non deve trattenerci dal fare il nostro dovere (91); nulla è più contrario allo spirito di Dio e alla dottrina di Cristo che rendere frequenti i giuramenti nella Chiesa (101).

Bibl.: Il testo completo delle proposizioni condannate, in H. Denzinger e C. Banwart, Enchiridion Symbolorum, 15ª ed., Friburgo in B. 1923, pp. 371-379. Della bolla Unigenitus esiste una ed. giansenista, in francese, "avec les 101 propositions du P. Quesnel mises en parallèle avec l'écriture et la Tradition". Vedila riprodotta (dall'ed. di Parigi 1741), in A. Gazier, Histoire générale du mouvement janséniste, II, Parigi 1922, pp. 302-334. Sulla vicenda in generale, v.: Un janséniste en exil: correspondance de P. Q., voll. 2, a cura di A. Le Roy, Parigi 1900; P. Gagnol, Le Jansénisme convulsionnaire, ivi 1911; L. Cahen, Les querelles religieuses et parlementaires sous Louis XV, Parigi 1913; A. Gazier, op. cit.; J. Carreyre, Le Jansénisme durant la régence, I (1715-17), Lovanio 1929. Un elenco completo dei numerosi scritti di Q., in L. Moréri, Grand dictionnaire historique, 2ª ed., Parigi 1759, s. v. Cfr. inoltre L. Pastor, Storia dei Papi, trad. ital., XV, Roma 1933, pp. 138-256.

Vedi anche
Antoine Arnauld (III). - Filosofo e teologo francese (Parigi 1612 - Bruxelles 1694). Tentò di conciliare il cartesianesimo col giansenismo, del cui movimento divenne il capo riconosciuto. Nel trattato Traité de la fréquente Communion  sostenne che la pratica della comunione frequente è contraria alla disciplina della ... Cornelio Giansènio Giansènio, Cornelio (lat. Cornelius Iansenius; nederl. Cornelis Jansen). - Teologo (Ackow 1585 - Lovanio 1638), da cui prende nome il giansenismo. Studiò a Utrecht e Lovanio, dove erano ancora vivaci le controversie suscitate da M. Baio, e subì l'influsso di Giacomo Janson (Iansonius), direttore del ... Clemènte XI papa Clemènte XI papa. - Gianfrancesco Albani (Urbino 1649 - Roma 19 marzo 1721); dopo aver retto successivamente il governo di Rieti, della Sabina e di Orvieto, fu segretario dei brevi (1687) e cardinale diacono (1690); venne ordinato prete solo nel sett. 1700. Fu eletto papa il 23 nov. 1700, succedendo ... Innocènzo XIII papa Innocènzo XIII papa. - Michelangiolo Conti dei duchi di Poli (Poli 1655 - Roma 1724), governatore di Ascoli, di Frosinone, di Viterbo, nunzio in Svizzera (1695-98) e a Lisbona (1698-1708), cardinale (1706) e vescovo di Osimo (1709-12) e di Viterbo (1712-19), fu elevato al pontificato nel 1721, succedendo ...
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