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FACCIOLI, Raffaele

di Fabia Farneti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)
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FACCIOLI, Raffaele

Fabia Farneti

Nacque a Bologna il 25 nov. 1836 da Domenico, capomastro muratore, e da Teresa Bortolotti (Bologna, Arch. gen. arcivescovile, Registro battesimale della cattedrale, ad annum). Nel 1849 si stabilì al collegio artistico "Venturoli" e si iscrisse all'accademia di belle arti, che frequentò per otto anni seguendo i corsi di decorazione e prospettiva, poi di architettura.

L'inizio dell'attività professionale del F. coincise con la grande stagione delle riforme urbanistiche postunitarie, segnata a Bologna dall'egemonia di C. Monti, A. Cipolla, G. Mengoni. Il F. non poté così ignorare l'opera di questi maestri, dalla cui vena neorinascimentale trasse ispirazione per i progetti più importanti: gli edifici di via Farini 26 (1865-68), di via Garibaldi 1, di via Belle Arti 5 e 6, tutti a Bologna. L'attività di progettista, tuttavia, non consente di individuare in lui particolari doti ed è infatti secondaria rispetto al ruolo fondamentale svolto sull'altro importante versante del rinnovamento edilizio del secondo Ottocento, quello del restauro, più congeniale all'impronta lasciata su di lui dalla formazione accademica e da studi storico-artistici lungamente coltivati.

Aggiornato sul dibattito critico in atto allora in Europa intorno alle teorie e alla pratica del restauro, il F. cominciò ad operare in questo campo collaborando con la Deputazione di storia patria al ripristino di alcuni edifici bolognesi. In particolare, dal 1876 diresse i lavori nel complesso di S. Stefano, dove, in nome della ricostituzione della purezza medievale, si rese responsabile di abbattimenti e ricostruzioni di fantasia.

Il rifacimento delle parti mancanti, spesso condotto secondo tipologie convenzionali, in assenza di oggettivi riferimenti alla situazione primitiva, caratterizzò tutti gli interventi del F., nonché del più giovane A. Rubbiani, vero responsabile dell'integrazione stilistica subita in seguito dalla città.

Fra i più significativi interventi attribuibili direttamente al F. si ricordano quelli nella casa Isolani, nel palazzo del Comune (1885-87), dove cancellò le tracce di alcuni antichi elementi, nel palazzo Modigliani-Salaroli, quasi interamente ricostruito, nella chiesa di S. Domenico, per il cui restauro, dopo il 1909, il Rubbiani utilizzò un progetto del F. del 1894. Fu presente nelle commissioni giudicatrici dei principali concorsi cittadini di architettura, consigliere nel collegio direttivo dell'Ordine degli ingegneri architetti, membro, dal 1863, dell'accademia di belle arti, nella quale svolse anche funzioni di insegnante come all'università, dove fu professore incaricato di stili architettonici alla scuola di applicazione per gli ingegneri dal 1880 al 1892 (cfr. Storia dell'Università di Bologna, II, L. Simeoni, L'età moderna, Bologna 1940, p. 221).

Nel 1891 il F. assunse la carica più prestigiosa, la direzione dell'appena costituito Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti: in questo ruolo di sovrintendente ante litteram curò una vasta opera di catalogazione e restauri, ampiamente documentata in alcune sue pubblicazioni, tra cui due relazioni sui lavori svolti dal 1892 al 1901. A coronamento dì un costante interesse per le arti applicate, condiviso dal Rubbiani in sintonia con il clima culturale del tempo, promosse con determinazione la nascita di una scuola professionale per le arti decorative, avvenuta nel 1885. Di tale scuola, ora istituto statale d'arte, fu direttore dalla fondazione al 1907 e quindi presidente fino al 1913.

Morì a Bologna il 18 dic. 1914.

Fonti e Bibl.: E. Zironi, Nell'anniversario della morte di R. F., in Il Giornale del mattino (Bologna), 14 dic. 1915; G. Gherardini, Necrologio, Bologna 1916; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1930, pp. 4, 28, 61, 71, 87, 128, 183; G. Zucchini, Edifici di Bologna, Bologna 1931, I, pp. 111, 115; II, p. 49; Id., La verità sui restauri bolognesi, Bologna 1959, pp. 8, 9, 26-35, 41-44, 99, 104; E. Gottarelli, Urbanistica e archit. a Bologna agli esordi dell'Unità, Bologna 1978, ad Indicem; O. Mazzei, A. Rubbiani. La maschera e il volto della città, Bologna 1979, pp. 44, 166 s., 212; E. Godoli, Archit. e città, in Storia dell'Emilia Romagna, Bologna 1980, III, pp. 1177, 1179; A. Rubbiani. I veri e i falsi storici (catal.), Bologna 1981, pp. 45, 50, 57, 59, 66, 68, 222 ss., 227, 245, 258 s.; Carducci e Bologna, Bologna 1985, pp. 177, 180, r 183 s., 190, 192 s., 207 s., 217.

Vedi anche
neorinascimento Caratteristica stilistico-formale che, nell’ambito dell’eclettismo architettonico della seconda metà dell’Ottocento, segna un revival di forme rinascimentali, in contrapposizione ai movimenti che propugnavano l’imitazione di forme medievali; si diffuse in Europa e negli USA. architettura L’arte di dare forma e realizzare spazi fruibili per le necessità dell’uomo. Da un ambito professionale tradizionalmente circoscritto alla sola arte del costruire, il concetto di architettura ha progressivamente definito e ampliato la sua specifica accezione all’arte dell’ideare e progettare arrivando ... Giosue Carducci Poeta italiano (Val di Castello, nella Versilia, 1835 - Bologna 1907). Crebbe "selvatico" nella Maremma toscana, dove il padre, Michele, un liberale già carbonaro, era medico condotto. Andò poi a Firenze e a Pisa, dove si laureò nel 1856. Di questo stesso anno è la polemica antiromantica, d'impostazione ... urbanistica L’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano. Tre sono gli ambiti prevalenti di ricerca teorica e di applicazione pratica dell’urbanistica: le analisi dei fenomeni urbani; la progettazione dello spazio fisico della città; ...
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Vocabolario
facciòla
facciola facciòla (letter. facciuòla) s. f. [der. di faccia]. – Ciascuna delle due strisce di tela bianca inamidata, che scendono dal colletto sul davanti dell’abito di alcuni ordini religiosi, e sopra la toga dei magistrati nell’esercizio...
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