• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

RAGIONE

di Guido Calogero - Enciclopedia Italiana (1935)
  • Condividi

RAGIONE

Guido Calogero

. Il termine filosofico di "ragione" ha una storia assai complessa, tanto dal punto di vista linguistico quanto da quello concettuale. Etimologicamente, esso proviene dal latino ratio, il quale corrisponde a sua volta al greco λόγος, partecipando di varî dei suoi molteplici significati. Così entrambi significano, p. es., la disposizione intrinseca e ideale di una cosa, o la sua costituzione matematica (i numeri ἄλογοι sono, in tal modo, gli irrationales, "irrazionali", nel senso di numeri non esprimibili esattamente). Ma il significato più largamente filosofico che nell'antichità classica hanno i termini di λόγος e di ratio è quello della generale attività ragionatrice-discorsiva dell'uomo, onde esso si distingue tipicamente da tutti gli altri animali. Λόγος e ratio non designano cioè alcuna particolare funzione gnoseologica, ma l'universale opera del pensare e ragionare: così anche Platone, che concepisce il λογιστικόν, il "razionale", come una fra le tre parti dell'anima, concentra in essa ogni superiore attività pensante. E tale è il valore che, nell'uso più comune, è stato conservato dalle lingue moderne ai termini (fr. raison; ted. Vernunft; ingl. reason) in cui si è continuata la tradizione semantica degli antichi λόγος e ratio.

Una delimitazione più specifica dell'ambito del termine ratio si delinea invece nel linguaggio filosofico del Medioevo. San Tommaso distingue la ratio dall'intellectus come diversi atti di una medesima potenza: intellectus enim nomen sumitur ab intima penetratione veritatis, nomen autem rationis ab inquisitione et discurso. Il rapporto d'intelletto e ragione viene cioè a corrispondere, in questa terminologia, a quello che nella gnoseologia aristotelica legava il pensiero noetico al pensiero dianoetico: e l'intellectus corrisponde di fatto al greco νοῦς, autore della suprema conoscenza intuitiva della verità, mentre s'intende come nella ratio, per il suo carattere di attività argomentante, possa sopravvivere l'antica διάνοια, sede del pensiero discorsivo, giudicante e sillogizzante. La ragione è quindi svalutata rispetto all'intelletto così come la conoscenza mediata rispetto all'immediato suo fondamento.

Ma tale valutazione s'inverte fin dai primordî dell'età moderna. Già Nicolò da Cusa, anticipando le concezioni dell'idealismo dialettico, vede nella ragione (ratio, Vernunft) la superiore attività conoscitiva che giunge a conciliare le opposizioni poste e non vinte dall'intelletto (intellectus, Verstand); e più tardi Cristiano Wolff, sistemando il pensiero del Leibniz, vede nella ratio la facultas nexum veritatum universalium perspiciendi e nell'intellectus solo la facultas res distincte repraesentandi. Così, mentre nell'illuminismo francese il termine di raison tende piuttosto a perpetuare il significato discorsivo-raziocinante della ratio medievale, nella grande filosofia tedesca del Sette e dell'Ottocento si afferma sempre più il predominio antimedievale della ragione sull'intelletto. Per Kant, Vernunft è anzitutto, in generale, l'intero campo dell'attività conoscitiva in quanto basata su principî trascendentali o puri, e quindi suscettibili di determinazione critica: donde lo stesso titolo della Critica della ragion pura, che pur concerne non soltanto la ragione nel senso specifico del termine, ma anche l'intelletto e l'intuizione, nelle loro forme a priori. D'altra parte, in quel senso specifico onde essa si distingue dall'intelletto e dall'intuizione, la ragione si presenta come facoltà suprema dello spirito: ché, se nel campo strettamente teoretico essa permane trascendente, non piegandosi alle condizioni dell'esperienza possibile e quindi precipitando nelle illusioni e nelle antinomie della dialettica, nel campo pratico essa manifesta la natura di suprema e noumenica fonte della libertà e della moralità. L'idealismo dialettico dei postkantiani, non subordinando più la conoscenza all'appercezione di un reale esterno, e quindi eliminando il motivo della limitazione teoretica della ragione da parte dell'intelletto, rende assoluta la superiorità di quella, l'intelletto decadendo a mero principio negativo di quell'antiteticità che è sempre superata dalla dialettica della ragione.

Nella filosofia contemporanea, l'interesse di una definizione specifica del concetto di ragione è venuto diminuendo. Da un lato, l'empirismo e il positivismo hanno compreso anch'esso, al pari degli altri concetti delle superiori funzioni gnoseologiche, nei loro processi di risoluzione associazionistica all'esperienza sensibile. Dall'altro, lo stesso idealismo, tendendo ad approfondire i concetti dell'unità e dell'attualità dello spirito, ha sempre meno mirato alla definizione specifica delle sue facolta o attività, ed è quindi venuto perdendo interesse anche per il particolare concetto di ragione. Solo in qualche caso si è conservata, nonostante le mutazioni d'ambiente e di contenuto, l'ormai classica sopravalutazione della ragione all'intelletto: come p. es. in quello del Boutroux, che nella raison vede la conoscenza piena e concreta della realtà nella sua vita storica, e la oppone perciò all'abito di schematizzazione astratta propria dell'intelletto scientifico.

Vedi anche
intelletto La facoltà, propria dello spirito, o pensiero, di intendere le idee o di formare i concetti, o il potere conoscitivo della mente (contrapposta alla sensibilità, alla volontà ecc.). L’uso filosofico del termine, nella forma greca del νοῦς, è inaugurato da Anassagora, che con esso identifica la divinità ... pensiero dianoetico Nella gnoseologia aristotelica, l’attività mentale che viene messa in atto dalla διάνοια, cioè dal pensiero discorsivo, il quale scinde nella dualità giudicante del soggetto e del predicato l’unità dell’oggetto del pensiero noetico, cioè dell’intuizione intellettuale della νόησις.  Virtù dianoetiche ... trascendenza In filosofia, in generale la proprietà o la qualità di qualcosa che si trova al di là, va oltre un determinato ambito, e in questo senso trascendenza è l’opposto di immanenza che indica invece ciò che si risolve o permane dentro un determinato ambito. In senso ontologico o metafisico il concetto di trascendenza ... Immanuel Kant Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, Kant, Immanuel ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, dove compì gli studî medî, e s'iscrisse quindi all'università. Seguace dapprima del ...
Tag
  • CRITICA DELLA RAGION PURA
  • ANTICHITÀ CLASSICA
  • ETIMOLOGICAMENTE
  • APPERCEZIONE
  • TRASCENDENTE
Altri risultati per RAGIONE
  • ragione
    Enciclopedia machiavelliana (2014)
    Rinaldo Rinaldi Nelle pagine di M. l’esame degli eventi politici e militari, antichi e moderni, non si affida mai a categorie morali o a griglie teoriche precostituite, com’era usuale nella letteratura umanistica, ma si fa guidare da un rigoroso criterio utilitaristico. Come l’autore dichiara in una ...
  • razionalità
    Enciclopedia on line
    razionalità Facoltà propria degli esseri dotati di ragione. Economia La r. è una caratteristica dell’homo oeconomicus. Nella teoria economica tradizionale e moderna si distinguono due approcci alla r.: il primo definisce la scelta razionale in base alla coerenza interna che rispetta le condizioni di ...
  • ragione
    Dizionario di filosofia (2009)
    Dal lat. ratio («calcolo», «rapporto»). Termine con cui Cicerone tradusse il greco λόγος e che conserva di quest’ultimo diversi significati, indicando la disposizione intrinseca e ideale di una cosa, o la sua costituzione matematica (i numeri ἄλογοι sono gli irrationales, «irrazionali», nel senso di ...
  • Ragionamento, psicologia del
    Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)
    Paolo Legrenzi Fin da Aristotele la logica formale - le procedure che permettono di operare delle inferenze, cioè trarre conclusioni da premesse - è stata considerata alla base sia del ragionamento quotidiano, sia delle costruzioni scientifiche. La tecnologia contemporanea è fatta di strutture logiche ...
  • ragione
    Enciclopedia dei ragazzi (2006)
    Anna Lisa Schino Guida della conoscenza e della condotta dell’uomo La ragione è la facoltà di ragionare, ossia di mettere in rapporto i concetti. È quindi la facoltà di giudicare, cioè di trarre le corrette conclusioni dalle premesse poste, e di distinguere il vero dal falso o il bene dal male. Per ...
  • ragione
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    ragióne [Der. del lat. ratio -onis propr. "conto, conteggio", e questo da ratus part. pass. di reri "fissare, stabilire"] [FAF] R. cosmica: v. caso: I 513 b. ◆ [ANM] R. di una progressione aritmetica: la differenza costante tra ciascun termine e il precedente. ◆ [ANM] R. di una progressione geometrica: ...
  • Ragione
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Nicolò Mineo . Personaggio allegorico del Fiore, corrispondente a " Raison " del Roman de la Rose. Personifica, lei che è opera di Dio (XXXV 9-10), il momento della riflessione e del controllo razionale sull'impulso dei sensi e si configura come portavoce di una saggezza fondata sostanzialmente su ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
ragióne
ragione ragióne s. f. [lat. ratio -onis (der. di ratus, part. pass. di reri «fissare, stabilire»), col sign. originario di «conto, conteggio»]. – 1. a. La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme...
non-ragione
non-ragione (non ragione), s. f. Motivo inesistente, privo di ragionevolezza. ◆ Il vivere umano ha talvolta riferimenti confusi, permeati da vene di illuminismo che portano al trionfo della ragione e talvolta della «non ragione», cioè dell’irrazionale...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali