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ragione

di Anna Lisa Schino - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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ragione

Anna Lisa Schino

Guida della conoscenza e della condotta dell’uomo

La ragione è la facoltà di ragionare, ossia di mettere in rapporto i concetti. È quindi la facoltà di giudicare, cioè di trarre le corrette conclusioni dalle premesse poste, e di distinguere il vero dal falso o il bene dal male. Per questo è alla ragione che si affida il compito di controllare istinti e passioni e di liberarci dai pregiudizi e dalle opinioni radicati ma falsi, dai miti e dalle superstizioni

L’animale razionale

Platone e Aristotele contrappongono la ragione sia alla sensibilità, fonte di opinioni diffuse ma spesso false, sia agli impulsi animali. In particolare, nella tripartizione dell’anima proposta da Aristotele la parte intellettiva o razionale è superiore alle parti vegetativa e sensitiva. Funzione della ragione è dunque opporsi alle credenze infondate e al puro istinto e dirigere invece il comportamento umano in modo uniforme e costante.

Furono, però, soprattutto gli stoici (stoicismo) a dare importanza alla ragione: l’uomo differisce da tutti gli altri esseri viventi proprio perché, essendo partecipe di un principio razionale universale (Lògos), trova nella ragione una guida molto più flessibile e sapiente dell’istinto animale. La ragione è dunque la forza che consente all’uomo di liberarsi dai desideri e dalle pulsioni che ha in comune con gli animali, tenendoli sotto controllo e conservando una giusta misura. Come l’istinto dirige gli animali, così la ragione guida gli uomini; di conseguenza per questi ultimi vivere secondo natura significa vivere secondo ragione.

In epoca medievale si cominciarono a operare alcune distinzioni: per Tommaso la ragione si differenzia dall’intelletto ed è di valore inferiore. La ragione è infatti l’attività di argomentare: è cioè la sede del pensiero discorsivo che procede per sillogismi secondo la logica aristotelica; l’intelletto corrisponde alla conoscenza intuitiva, rappresenta cioè la facoltà di intuire immediatamente la verità.

Il tribunale della ragione

In Età moderna la valutazione data da Tommaso d’Aquino si inverte e la ragione guadagna il primo posto come attività conoscitiva superiore. Cartesio definisce la ragione come «capacità di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso» e la identifica con il «buon senso» comune a tutti gli uomini; sua funzione è di operare come strumento di liberazione dal peso dell’autorità e della tradizione.

Con tale compito la ragione diventa la protagonista della cultura illuministica. L’Illuminismo sottolinea il valore della ragione come facoltà critica per sottoporre a esame fatti e opinioni – il tribunale della ragione – e per smascherare errori e pregiudizi, tradizioni e credenze popolari, miti e superstizioni. La ragione quindi apre la strada del progresso in quanto permette all’umanità di emanciparsi da paure e superstizioni e favorisce lo sviluppo della scienza.

Questo ruolo da protagonista viene esaltato dalla cultura illuminista, tanto che durante la Rivoluzione francese la ragione viene perfino deificata (diventa la dea Ragione) ed è fatta oggetto di un culto sostitutivo delle vecchie superstizioni.

È alla ragione illuministica intesa come libertà di critica che Kant fa riferimento. La ragione è la più alta facoltà regolatrice che detta leggi capaci di dare ordine e fini alla vita morale e sociale dell’uomo. Nella teoria kantiana della conoscenza è alla ragione che viene affidato il compito di giudice ultimo delle proprie capacità e dei propri limiti. Il verdetto è che nella sua attività la ragione genera idee che non hanno alcuna base nell’esperienza – Dio, l’anima, il mondo – e dà luogo a conclusioni illusorie. Il procedimento conoscitivo valido è soltanto quello dell’intelletto, i cui concetti sono derivati dall’esperienza, mentre il procedimento razionale con le sue pretese di assolutezza produce unicamente una conoscenza fittizia.

Ragione e realtà

Hegel ribalta nuovamente il rapporto tra intelletto e ragione e afferma la superiorità assoluta della ragione che unifica, rispetto all’intelletto che opera distinzioni e quindi produce una conoscenza soltanto astratta. Il compito della ragione non è però quello di fornire modelli del mondo come dovrebbe essere, ma consiste nello spiegare il mondo com’è: la ragione non dirige la realtà, ma giunge, dopo che gli eventi sono accaduti, a capire e giustificare. C’è quindi identificazione fra ragione e realtà: «tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che è razionale è reale».

Nella filosofia contemporanea l’interesse per una discussione del concetto di ragione è venuto diminuendo, mentre si è rafforzata l’aspettativa per una ricerca scientifica che ‘razionalizza’ compiutamente la realtà attraverso corrette modalità di indagine.

Vedi anche
intelletto La facoltà, propria dello spirito, o pensiero, di intendere le idee o di formare i concetti, o il potere conoscitivo della mente (contrapposta alla sensibilità, alla volontà ecc.). L’uso filosofico del termine, nella forma greca del νοῦς, è inaugurato da Anassagora, che con esso identifica la divinità ... idea Nel significato più ampio e generico, ogni singolo contenuto del pensiero, ogni entità mentale, e più in particolare, la rappresentazione di un oggetto alla mente, la nozione che la mente si forma o riceve di una cosa reale o immaginaria. filosofia Il termine greco ἰδέα entrò nel linguaggio filosofico ... pensiero dianoetico Nella gnoseologia aristotelica, l’attività mentale che viene messa in atto dalla διάνοια, cioè dal pensiero discorsivo, il quale scinde nella dualità giudicante del soggetto e del predicato l’unità dell’oggetto del pensiero noetico, cioè dell’intuizione intellettuale della νόησις.  Virtù dianoetiche ... Immanuel Kant Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, Kant, Immanuel ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, dove compì gli studî medî, e s'iscrisse quindi all'università. Seguace dapprima del ...
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    ragióne [Der. del lat. ratio -onis propr. "conto, conteggio", e questo da ratus part. pass. di reri "fissare, stabilire"] [FAF] R. cosmica: v. caso: I 513 b. ◆ [ANM] R. di una progressione aritmetica: la differenza costante tra ciascun termine e il precedente. ◆ [ANM] R. di una progressione geometrica: ...
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Vocabolario
ragióne
ragione ragióne s. f. [lat. ratio -onis (der. di ratus, part. pass. di reri «fissare, stabilire»), col sign. originario di «conto, conteggio»]. – 1. a. La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme...
non-ragione
non-ragione (non ragione), s. f. Motivo inesistente, privo di ragionevolezza. ◆ Il vivere umano ha talvolta riferimenti confusi, permeati da vene di illuminismo che portano al trionfo della ragione e talvolta della «non ragione», cioè dell’irrazionale...
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