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regola

Dizionario di filosofia (2009)
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regola


Termine usato in senso prescrittivo, sia in ambito teorico sia in ambito morale. Nel lessico medievale il termine viene impiegato in matematica e in logica (r. di attribuzione, di conversione dei sillogismi, ecc.), ma anche in filosofia, in ambito teorico (metafisica e teologia) e in ambito pratico. La traccia di tali usi è viva ancora nel Lexicon philosophicum di Chauvin (1713), ove la r. è definita come regula sciendi, in quanto dirige la mente «nel percepire, nel giudicare e nel ragionare», o come regula agendi seu vivendi, in quanto la dirige «nel volere». Un’articolazione fra uso pratico o teorico della r. è presente nella filosofia di Descartes che, privilegiando l’aspetto volontaristico, parla di r. per dirigere l’ingegno, relativamente alla fondazione dell’epistemologia (Regulae ad directionem ingenii) e della necessità di imparare a «ben condurre» la ragione, indicando per il suo metodo non r., ma «préceptes», ossia precetti (Discours de la méthode, II). Descartes parla di r. relativamente ai principi di chiarezza e distinzione («regola generale»; IV) o anche alle leggi del movimento, enunciate nei Principia philosophiae (II, 37-42). Kant definisce regolativo l’uso delle idee da parte della ragione, differenziandolo dall’uso costitutivo, relativo alle categorie dell’intelletto; la r. permette di ‘guidare’ la conoscenza di un oggetto seppur non di realizzarla (Critica della ragion pura, Appendice ). Nelle riflessioni del Novecento, in ambito filosofico, linguistico e analitico, si è privilegiata la concezione convenzionalistica della r. esposta da Wittgenstein (Ricerche filosofiche, I, 54) e legata alla teoria dei sistemi semiotici come ‘giochi’ in cui le regole si fondano appunto su scelte arbitrarie. Searle (Speech acts, 1969; trad. it. Atti linguistici) distingue la r. costitutiva dalla r. convenzionale, che si usa nell’applicare la prima. Nella riflessione più recente sul fondamento intrinseco (razionale) della convenzione, si tende a ripensare e a ridimensionare l’arbitrarietà, prendendo in conto riflessioni più ampie sulla normatività, anche al di fuori delle filosofie del linguaggio.

Vedi anche
Iacopo Torriti Mosaicista romano (fine sec. 13º). Il suo nome, insieme con quello di un suo compagno, appare (1291) nel mosaico absidale di S. Giovanni in Laterano, rifatto radicalmente nel sec. 19º. Inoltre (1295) compose il mosaico con l'Incoronazione della Vergine e scene della vita della Vergine nell'abside di ... Simone Martini Pittore senese (n. prob. tra il 1280 e il 1285 - m. Avignone 1344). La sua personalità appare pienamente formata fin dalla prima opera documentata, l'affresco con la Maestà nel Palazzo pubblico di Siena, datato 1315 ma ritoccato, nella parte centrale, dallo stesso Martini, Simone nel 1321 forse non solo ... Raffaèllo Sanzio Raffaèllo Sanzio (propr. R. Santi). - Pittore e architetto (Urbino 1483 - Roma 1520). Figlio di Giovanni Santi Raffaello Sanzio poté ricevere dal padre, morto nel 1494, solo un primo indirizzo alla pittura. Grande importanza ebbero invece per la sua formazione artistica le suggestioni artistico-letterarie ... Jens Johannes Jørgensen Jørgensen ‹i̯ö´rgℎënsën›, Jens Johannes. - Scrittore danese (Svendborg 1866 - ivi 1956). Fondatore del mensile Taarnet ("La Torre", 1893-94), organo del simbolismo danese,  la sua prima opera di poesia (Rejsebogen, "Libro di viaggio", 1895; trad. it. 1923), in cui diede espressione al nuovo orientamento ...
Vocabolario
règola
regola règola s. f. [dal lat. regŭla (der. di regĕre, propr. «guidare diritto»), che significò dapprima «assicella di legno, regolo» e per traslato «regola, norma»; cfr. regolo1 e, per l’analogia del passaggio semantico, canone]. – 1. Modo...
regolare²
regolare2 regolare2 v. tr. [dal lat. tardo regulare, der. del lat. class. regŭla «regola»] (io règolo, ecc.). – 1. a. Istituire, dare o imporre una regola o una norma, o un complesso di regole e norme, così che una forza, un’azione o un...
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