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rimirare

di Domenico Consoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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rimirare

Domenico Consoli

Prevale nel verbo il senso di " guardar fissamente, attentamente ", senso non molto dissimile da quello del semplice ‛ mirare ', anche se in r. è talvolta percepibile una connotazione intensiva.

In costrutto assoluto r. contiene l'idea di una gioiosa contemplazione (Pd XXXI 142) oppure di meraviglia, stupore, curiosità dinanzi a cosa inattesa: la qual [gente] mi fece a rimirar sospeso (Pg XXVI 30); Non altrimenti stupido si turba / lo montanaro, e rimirando ammuta, / quando rozzo e salvatico s'inurba (XXVI 68). Da ricordare anche la variante rimirano in luogo di s'ammirano, in Pd XXVIII 127 (cfr. Petrocchi, ad l.).

Meraviglia e stupore esprime anche in unione con avverbi di luogo: rimirando intorno / come colui che nove cose assaggia (Pg II 53); non pur io, ma questa gente / tutta rimira là dove 'l sol veli (XXIII 114); altrove, con espressione avverbiale locativa, indica intenta applicazione: prima che tu più t'inlei, / rimira in giù, e vedi quanto mondo / sotto li piedi già esser ti fei (Pd XXII 128).

Un particolare uso intransitivo con ‛ in ' e sostantivo si riscontra in Pd VIII 90, dove D., riferendosi al piacere infusogli dalle parole di Carlo Martello, dice allo spirito beato: e anco quest'ho caro / perché 'l discerni rimirando in Dio: contemplando nello specchio di ogni verità, Carlo troverà confermato l'affetto dell'amico (interpretazione suggerita dal Vellutello e generalmente accolta dai commentatori moderni).

Più comune come transitivo: un disio... mi conduce / con sua dolce favella / in rimirar ciascuna cosa bella / con più diletto quanto è più piacente (Rime XC 22: " to gaze and gaze again ", Foster-Boyde); Quando fuor giunti, assai con l'occhio bieco / mi rimiraron sanza far parola (If XXIII 86: " è... lo sguardo dell'ipocrita, ed ha una evidenza da ritratto ", Momigliano); sanza udire e dir pensoso andai / lunga fïata rimirando lui (Pg XXVI 101: combattuto da pensieri ed emozioni diverse D. guarda a lungo G. Guinizzelli, il ‛ padre ' suo e dei più alti rimatori d'amore, nomatosi tra i lussuriosi, e si ‛ pasce ' [cfr. v. 103] di quella vista); così in Detto 225 il su' nobile stato / sì mette in buono stato / chiunque la rimira.

In altri casi il verbo si accompagna con sfumature di orrore (If I 26), di ammirazione (Pd X 6), di beatitudine (XVIII 14), di amorosa riconoscenza (XIX 93).

È riflessivo in Fiore CXLVI 9 Or sì mi doglio, quand'i' mi rimiro / dentro a lo specchio, ed i' veggo invecchiarmi.

Al figurato, come intransitivo seguito da ‛ in ' come transitivo, come reggente di una subordinata, significa " considerare con attenzione ", " por mente ": O dolce padre, volgiti, e rimira / com'io rimango sol, se non restai (Pg IV 44); se la sua natura ben rimiri (Pd III 78: si noti la funzione rafforzativa dell'avverbio); io prego la mente in che s'inizia / tuo moto e tua virtute, che rimiri / ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia (XVIII 120).

Ancora costruito con ‛ in ', e nella forma impersonale, in Pd IX 106 Qui si rimira ne l'arte ch'addorna / cotanto affetto (cfr. per analogia il v. 103 Non però qui si pente, ma si ride).

Vocabolario
rimirare
rimirare v. tr. e intr. [comp. di ri- e mirare]. – 1. tr., letter. Mirare, guardare di nuovo: l’animo mio, ch’ancor fuggiva, Si volse a retro a rimirar lo passo (Dante). Più spesso come equivalente di mirare, talvolta con valore intens.,...
semivivo
semivivo agg. [dal lat. semivivus, comp. di semi- e vivus «vivo»]. – Mezzo morto, più morto che vivo, tramortito: semiviva fece dubitare Di morte a chi la potea rimirare (Boccaccio); anche fig.: spenta è la carità, s. la fede, languida...
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