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ripentire

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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ripentire [si ripentesse, III singol. imperf. cong.; partic. pass. ripentuto: cfr. Parodi, Lingua 260]

Alessandro Niccoli

Rispetto al semplice ‛ pentirsi ', nell'unica accezione del D. canonico indica che il rimorso è provato con particolare vivezza e intensità: Pg XXXI 66 Quali fanciulli, vergognando, muti / con li occhi a terra stannosi, ascoltando / e sé riconoscendo e ripentuti, / tal mi stav'io, nell'atteggiamento di chi si riconosce colpevole dei falli rinfacciatigli e ne è profondamente pentito.

Per l'analogia del concetto cfr.. Cv IV XXV 4 a questa etade [all'adolescenza] è necessario d'essere penitente del fallo, dove però, più che a pentimento per una singola colpa, si allude a un acquisito abito morale a ravvedersi.

Nelle tre occorrenze del Fiore compare come intransitivo pronominale con il significato attenuato di " rammaricarsi ", " provare rincrescimento " per il fatto di aver agito in modo da procurarsi un danno: la donna che ha rifiutato un dono offertole, enterrà in sì gran malinconia / che no lle dimorrà sopr'osso carne; / sì si ripentirà in sua follia, LV 14; e così CXXXVI 1, e CLXXVII 4 di sua follia si ripentesse.

Vocabolario
ripentiménto
ripentimento ripentiménto s. m. [der. di ripentirsi]. – Il fatto di ripentirsi, per lo più nel sign. di ritornare su una propria opinione o decisione: dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e di ripentimenti (Manzoni).
ripentirsi
ripentirsi v. intr. pron. [comp. di ri- e pentirsi: v. pentire] (io mi ripènto, ecc.). – Pentirsi di nuovo: si pente e si ripente dei suoi peccati, ma torna sempre a commetterne dei nuovi. Come equivalente del semplice pentirsi: non ben...
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