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CALBI, Ruggero

di Claudio Mutini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)
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CALBI, Ruggero

Claudio Mutini

Nacque a Ravenna nel 1683 da Giovan Battista, di agiata famiglia cittadina, e da Maria Donati. Nella città natale apprese grammatica e retorica; studiò poi a Ferrara medicina, che professerà in patria guadagnandosi una buona notorietà. Medico e chirurgo di notevole prestigio, preferì risiedere nella città natale, da dove sporadicamente si trasferiva per consulti a Guastalla, a Bologna e a Padova.

Come fu circoscritta a Ravenna la sua attività professionale, così limitati all'ambiente cittadino appaiono i suoi orizzonti culturali, arricchiti, seppure indirettamente, dalla tradizione sperimentale particolarmente viva nell'università di Padova. Sotto lo pseudonimo di Pandolfo Maraviglia scrisse contro un medico perugino alcune Riflessioni sopra i cinque disinganni chirurgici per la cura delle ferite… pubbl. da A. Boccaccini e stampate a Ravenna nel 1713 con l'approvazione e dietro consiglio del Lancisi e del Vallisnieri, cui fece seguito, dopo una replica della parte avversa, una Risposta (Ravenna 1714) presentata sotto lo stesso pseudonimo. Completano il quadro dell'attività scientifica del C. alcune Considerazioni di un dottore ravennate intorno all'uso dell'acqua fredda, in A. Calogerà, Raccolta di opuscoli scientifici ed eruditi, XIII, Venezia 1723, pp. 57 ss.; un Ragguaglio della quistione tra li moderni seguitatori del celebre Magati, e Pandolfo Maraviglia da Ravenna, Ravenna 1715, e una Lettera al Dottor Renzoni medico di Prato, stampata senza note tipografiche, ma a Ravenna, nel 1719.

Tali interventi di ordine pratico nel campo della contemporanea scienza medica testimoniano della notevole esperienza del C., alla cui scuola si formò Gasparo Desiderio Martinetti. Ma la sua attività non si arrestò al livello di una decorosa pubblicistica professionale: amante di poesia e al corrente della produzione arcadica, tentò più ambiziose sintesi nella Filosofia esposta in sonetti, Faenza 1715, e nella Filosofia morale in sonetti, Ravenna 1723.

Sembra che la prima, già pronta nel 1713, passasse per le mani di Pier Iacopo Martelli e del Muratori, i quali consigliarono al ravennate la stampa dell'opera, che non si discosta, quanto all'argomento, dalla moda, imperante agli inizi del sec. XVIII, di una poesia ispirata alla scienza. Il libro risulta diviso in cinque trattati che rispettivamente riguardano il corpo naturale, il corpo animato, l'anima razionale, la causa prima, le meteore. L'argomentazione si svolge in sonetti, ognuno dei quali è preceduto da una dichiarazione. Non mancano osservazioni di qualche interesse come quelle che riguardano la percezione dei colori, il meccanismo della visione, la causa delle maree e l'origine delle fonti, o quelle concernenti particolari fenomeni atmosferici, come il fulmine, l'iride, la rugiada; ma l'impianto dell'opera rimane caduco, fallaci le ambizioni enciclopediche dell'autore, sciatta, infine, o assolutamente inadeguata si rivela l'opera di versificazione.

Tali difetti si rendono ancora più palesi nella seconda opera di impegno letterario pubblicata dallo scrittore: La Filosofia morale in sonetti.Fermi restando l'impianto e il metodo espositivo del trattato precedente, si discute qui delle norme del vivere civile e dei fondamenti che devono regolare, in una ben ordinata società, l'azione degli individui. L'opera, che sembra improntata agli ideali di pia temperanza di origine muratoriana, s'indugia su una serie di dettagli e di considerazioni marginali che eludono le aspettative autorizzate dal titolo, fino a che la trattazione non si incentra nell'analisi del piacere e del dolore, poiché, diceva l'autore, "le altre passioni sono o dilettevoli o moleste, in quanto che al piacere o al dolore si riferiscono": e sotto questo aspetto l'opera può presentare qualche interesse come anticipazione di quei motivi a sfondo sensistico che saranno oggetto di più matura considerazione nella seconda metà del secolo.

Completa l'esperienza letteraria del C. qualche verso d'occasione nonché un poemetto in ottave che costituisceil secondo dei tre libri Delle vocazioni, opera collettiva apparsa in Ravenna nel 1713.

Il C. morì a Ravenna nel 1761.

Fonti e Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XXIII (1762), p. 401; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri…, III, Venezia 1836, pp. 235 ss.; G. Natali, IlSettecento, Milano 1949; ad Indicem.

Vedi anche
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